È un romanzo che ha mille volti quello di Angela Sorace, nuova penna di Bonfirraro editore. Il segreto di don Ciccio è il titolo del libro pubblicato nei giorni scorsi dalla casa editrice siciliana, in cui ogni pagina offre uno spunto per parlare di arte, tradizioni, architettura catanesi, ma anche di rapporto tra le generazioni. Il libro verrà presentato il 15 novembre, alle 17, al Palazzo della Cultura.
«Se mi volessi esprimere in percentuale lo definirei autobiografico al 40 per .cento, mentre per il resto è fantasia», spiega l’autrice, che lavora nell’unità di Terapia intensiva coronarica dell’ospedale Gravina di Caltagirone, dedicandosi oltre che alla scrittura anche alla Terapia del sorriso. «Autobiografico perché mi ispiro a un diario ritrovato di una prozia, l’ultima dei tredici fratelli di mio nonno, figli del Don Ciccio che dà il nome al romanzo». E che abitò dal 1910 al 1945 a Palazzo Zappalà, in via Crociferi, dove viveva anche l’ultimo discendente di una famiglia di nobili che aveva dato in affitto alcuni dei locali all’interno del palazzo nobiliare.
«Autobiografico, quindi, perché ripercorro il passato dei miei antenati, che si intreccia con altre storie di personaggi inventati. Tutto insieme dà vita alla narrazione, per la quale mi hanno aiutato molto le storie raccontate da zia Matilde nel diario». Che è una delle fonti di ispirazione de Il segreto di Don Ciccio, inizialmente nato come scrittura terapeutica, visto che il romanzo trae ispirazione da una riflessione sull’esistenza dell’uomo, dall’elaborazione di una sofferenza e dalla voglia di comprenderla.
«Nella mia vita ho subìto un brusco cambiamento dovuto a una separazione e a una serie di vicende spiacevoli che si sono susseguite e che mi hanno fatto ritrovare a un bivio. A cui ho scelto di reagire nel modo giusto, elaborando la sofferenza anche attraverso questo diario, ritrovato proprio in questo momento delicato, che mi ha spinta a indagare la storia dei miei antenati e capire se e come il loro vissuto abbia potuto influenzare il futuro dei loro discendenti. E le ricerche confermano che è così».
È questo il fil rouge del romanzo, a cui si aggiunge la storia dei personaggi e la celebrazione dei luoghi di Catania, di cui l’autrice ha approfondito la conoscenza attraverso delle ricerche fatte nella biblioteca dei Benedettini. «Il mio amore per Catania mi ha portata a descriverne certi luoghi e raccontarne le origini, inserendo anche storie e leggende legate alla città. C’è il porticello saraceno, precursore dell’attuale porto di Catania, dove gli innamorati si incontravano, la villa Pacini, la prima guerra mondiale, le malattie che mietono altre vittime e come Catania reagisce a queste gravi epidemie. Insieme alla leggenda del Liotru, di Aci e Galatea e di Colapesce e ai profumi dei piatti della cuoca Ninetta, a servizio della famiglia Zappalà».
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