Ormai da circa un mese il calcio è ripartito, da quel terribile giorno in cui l’ispettore capo della polizia Filippo Raciti rimase ucciso durante alcuni violenti scontri con i tifosi, al di fuori dello stadio Angelo Massimino di Catania. Alcune strutture hanno già riaperto i battenti, mentre in altre si è giocato a porte chiuse. Ma si sa, ‘the show must go on’ anche di fronte ad un brutale assassinio. Questa volta però sembra che nuove prospettive possano dare al nostro ‘calcio malato’ una svolta importante.
Luca Pancalli, commissario della Figc, in questi giorni ha lanciato questo slogan: ‘Si ricomincia con umiltà’, un motto che dovrà diventare un segnale forte per tutti coloro che ruotano attorno al mondo del pallone, un esempio sia per chi gioca le partite nel rettangolo verde ma anche per tutti i dirigenti, i giornalisti sportivi e soprattutto per i tifosi. Si tratta di una questione che va al di fuori delle emergenze degli abbonamenti dei sostenitori, delle strutture, del calendario del campionato e delle ragioni di tutti coloro che non hanno nulla a che fare con la violenza dentro e fuori gli stadi di calcio. Si tratta di un impegno alla responsabilità ed alla compostezza, un dovere senza il quale non sarebbe mai più possibile disputare una partita di calcio.
Tutto ciò non significa che gli stadi rimarranno muti e vuoti, altrimenti il risultato rappresenterebbe la resa alla violenza ed a tutti i suoi orchestratori, bensì una ritrovata dimensione di partecipazione collettiva, in cui le istituzioni, i dirigenti sportivi ed i club risultino uniti nell’intento di isolare tutte le forme di degenerazione. Affinché tutto questo possa realizzarsi si aspetta un segnale forte soprattutto da parte della politica, dei dirigenti e l’impegno e la partecipazione di tutti gli atleti e delle squadre.
L’idea nasce da un modello che in questi anni ha avuto un grande successo. Si tratta dell’esempio inglese, studiato dalla collaborazione di tutte le autorità britanniche dopo tutta una serie di incidenti e disagi provocati dai famosi ‘Hooligans’. All’interno di questi stadi si rimane favorevolmente colpiti da un tifo ‘vecchio stampo’, fatto soltanto con la voce e con i cori e privo del frastuono dei tamburi e degli striscioni più o meno volgari. Inoltre è importante segnalare come i tifosi collocati sugli spalti, siano praticamente a ridosso del rettangolo di gioco, senza alcune protezioni fra il campo e le stesse gradinate. In Inghilterra infatti una legge tutela efficacemente l’incolumità di tutte le forze dell’ordine, dato che anche se solo un tifoso sfiori un agente, o manchi di rispetto nei suoi confronti utilizzando delle frasi ingiuriose contro di lui, può essere sottoposto a regolare giudizio da parte dell’autorità giudiziaria del suo paese. In questa ottica un sostenitore ha molto da pensare prima di compiere un gesto azzardato, o di pronunciare espressioni offensive ed oltraggiose. Così col tempo tutto l’ambiente calcistico inglese si è adeguato a queste giuste regole e questo esempio è stato ripreso efficacemente anche da altre autorità di altri paesi comunitari e non.
Certo è che qualcuno storcerà la bocca, sostenendo che in questo modo si limita un diritto, quello di tifare nel modo che ognuno ritiene più creativo e che così gli stadi si svuoteranno ancora di più. Tuttavia è possibile che potrebbe succedere l’esatto contrario, cioè che più gente sarà incentivata ad andare a vedere la partita, senza rischiare di ritrovarsi coinvolti in una rissa o in litigi alquanto insensati. Per godersi un incontro di calcio non c’è bisogno di tutto questo contorno, pertanto collaboriamo tutti affinché il gioco più bello del mondo possa essere non solo uno spettacolo ma anche un momento di aggregazione fra la gente.
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