«I daini sono arrivati anche a Siracusa». L’allarme che riguarda gli avvistamenti di esemplari di questi mammiferi anche nella Sicilia sud orientale (in particolare nei territori di Cassibile, Canicattini Bagni e in diverse contrade di cittadine del Siracusano) sono stati gli attivisti dell’associazione Natura Sicula. Un fenomeno emerso da più di un anno che riguarderebbe il pericolo provocato dagli animali che riescono a sfuggire dai recinti di alcuni allevamenti privati della zona. «Si tratta di un animale che in Sicilia non c’era mai stato. Qualche decennio fa – spiega il presidente di Natura Sicula Fabio Morreale – venne introdotto per iniziativa privata, quindi fuori da qualsiasi progetto di ricerca scientifica, compiendo un danno ecologico incalcolabile».
Secondo quanto ricostruito nell’analisi fatta dai volontari della onlus, i daini «a causa dell’elevato livello di socialità e di adattamento alle risorse alimentari, vivono in gruppi numerosi e, pascolando, distruggono la flora spontanea». Un danno ambientale che dall’associazione temono possa avere un impatto ambientale sull’ecosistema del territorio della provincia di Siracusa. Questo perché «il daino non si è evoluto con le specie animali e vegetali presenti in Sicilia, per cui l’ecosistema non è in grado di regolarne la crescita demografica. In Sicilia, infatti – continua Morreale – mancano i suoi predatori naturali: il lupo, la lince, l’orso. Il principale impatto ecologico è la totale scomparsa del sottobosco, dovuta
all’eccessivo pascolamento».
Al momento, stando a quanto emerge dalla denuncia di Natura Sicula, «i danni maggiori si registrano al parco delle Madonie, esattamente al monte Quacella: il pascolo dei daini ha già provocato la scomparsa di numerose popolazioni di orchidee selvatiche, che paradossalmente sono specie protette. Il pascolo – spiega il presidente – ha gravi ripercussioni, oltre che sulle specie vegetali e sulla rigenerazione forestale, anche sulle specie animali, che vedono scomparire il proprio habitat». Per questi motivi, dall’associazione suggeriscono «la rimozione di tale specie alloctona per restaurare l’ambiente originario. La lotta alle specie aliene – conclude il presidente Morreale – risulta essere un’azione necessaria, una scelta corretta e obbligata per preservare la biodiversità locale».
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