Tra palloncini colorati e bandiere di Libera, migliaia di ragazzi al grido di «Giovanni e Paolo» e sulle note della canzone del film I cento passi, sono partiti da via d’Amelio diretti all’Albero Falcone, in via Notarbartolo. Tra loro anche il fondatore di Libera, don Luigi Ciotti: «Non prendiamo in giro i ragazzi. Questa società si preoccupa dei giovani ma non se ne occupa come dovrebbe. Il miglior modo di camminare insieme è di costruire sempre di più una memoria viva, non la retorica della memoria. Non servono celebrazioni ma memoria viva che si deve tradurre tutti i giorni in impegno e responsabilità».
Tra le decine gli striscioni e le foto dei giudici che ricordano i due magistrati divenuti ormai il simbolo della lotta alla mafia – «Giovanni e Paolo i nostri eroi», «potranno recidere tutti i fiori ma non potranno fermare la primavera», «noi non stiamo in silenzio» – spiccano anche i taccuini stretti dalle Agende rosse, il movimento fondato da Salvatore Borsellino. E come ogni anno, questo il primo senza Rita, in testa al corteo c’è la Bibliolapa, la biblioteca di strada del Centro studi Paolo e Rita Borsellino. Decine di lenzuoli bianchi, bandiere dell’Italia e applausi dai balconi accompagnano a Palermo il passaggio del corteo di studenti che da via d’Amelio sta attraversando la città diretto all’Albero Falcone, in via Notarbartolo.
Sulle facciate dei palazzi, però, campeggiano anche numerosi striscioni con messaggi di legalità ma anche contro il razzismo: «La mafia uccide, il silenzio pure» si legge in uno, mentre in un altro «Il grande inganno è far credere che il problema dell’Italia siano i migranti», e perfino «Salvini non sei il benvenuto». Lungo il percorso al grido di «fuori la mafia dallo Stato», il serpentone ha fatto sosta per alcuni istanti prima in via Di Blasi, dove una targa ricorda Boris Giuliano, il capo della Squadra mobile assassinato da Cosa nostra il 21 luglio del 1979, tributandogli un lungo applauso. E poco dopo in via Alfieri, davanti a quella che ricorda Libero Grassi, il commerciante ucciso dalla mafia per aver denunciato il pizzo il 29 agosto 1991.
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