Da Tarsu a Tares, come ti aumento la tassa Caos e salassi per un’imposta sconosciuta

Da una tassa gravosa e odiata, la Tarsu, ad un’altra più elevata e – al momento – applicabile solo virtualmente, la Tares, incubo di contribuenti e addetti comunali. Il Tributo comunale sui rifiuti e sui servizi, contenuto nel decreto Salva Italia varato alla fine del 2011 dal governo di Mario Monti, è entrato in vigore dal primo gennaio del 2013. Ma da quel momento la confusione ha regnato sovrana negli uffici comunali addetti alla riscossione. La causa? Al momento non è possibile avere contezza delle tariffe da applicare, quindi conoscere l’importo delle bollette da inviare ai contribuenti. Ma si tratta di un’imposta che dovrà coprire interamente tutte le spese comunali che riguardano la gestione dei rifiuti, oltre ad alcuni servizi – definiti «indivisibili» – come pulizia delle aree verdi, polizia locale, illuminazione. La soluzione a forfait è sembrata l’unica possibile per non ridurre le strade dei Comuni di tutta Italia in discariche al buio.

«Non abbiamo ancora contezza delle tariffe – spiega Salvatore Vespo, responsabile dell’area Tributi del Comune di Caltagirone – quindi abbiamo mandato degli acconti con scadenze maggio e ottobre». Altre amministrazioni, come Paternò, hanno optato per una divisione in quattro rate. Una cifra aleatoria che verrà saldata con un conguaglio finale solo quando la burocrazia riuscirà a mettere a punto un piano tariffario. Aleatoria o no, il bollettino per evitare guai va pagato. «Il conto è basato sull’ammontare dell’ultima Tarsu ricevuta». Ma le maggiorazioni sono dietro l’angolo. La nuova imposta, infatti, verrà calcolata anche sulla base dei componenti del nucleo familiare, quindi le famiglie più numerose potrebbero pagare una cifra più alta della ben più pubblicizzata Imu anche a parità di estensione della casa. Inoltre è già stato anticipato che la Tares costerà 30 centesimi in più a metro quadro dell’immobile occupato per sostenere i costi indivisibili.

Cartelle alla mano, sono numerosi i cittadini che hanno affollato gli uffici comunali per chiedere spiegazioni di aumenti difficili da comprendere e – troppo spesso – da sostenere economicamente in tempi in cui è più facile perdere il lavoro che parlare con l’addetto competente. A livello nazionale è nato un portale su «analisi, proposte, discussioni sul nuovo prelievo dei rifiuti». Da Acireale a Paternò, in tutta la provincia è difficile capire cosa stia accadendo e cosa attenderà i cittadini nei prossimi mesi. Come racconta anche una nostra lettrice di Giarre, Giuseppina, che denuncia: «Hanno mandato tre anni di spazzatura in un solo colpo, 1300 euro da pagare immediatamente, senza che possa essere rateizzata». Il Comune jonico, come se non bastasse, soffre problemi ricorrenti nella raccolta dei rifiuti. Danno e proverbiale beffa che si sommano, assieme agli interessi imposti per legge e alla difficoltà di essere ricevuta dal responsabile dell’ufficio tributi. «Mi chiedo come possa fare un pensionato o una come me, laureata e che ha perso il lavoro, pagare simili cifre di disservizio. Io non ho solo doveri», è lo sfogo accorato di Giuseppina.

E in città? Sul sito del Comune di Catania non c’è traccia della nuova temutissima tassa. E anche guardando le informazioni riguardanti la precedente Tarsu non c’è da stare tranquilli. Negli ultimi anni, dal 2004 al 2011, l’imposta è cresciuta a vista d’occhio. Nel caso di un’abitazione per nucleo familiare si è passati da 1,53 euro a metro quadro a 3,44. Per quanti volessero avere maggiori informazioni, è disponibile un numero verde che dovrebbe mettere in contatto gli utenti con l’ufficio competente. Il condizionale è d’obbligo, visto che – come abbiamo avuto modo di sperimentare direttamente – è più facile sperare in una cartella esattoriale clemente che sentire la voce di un operatore del Comune di Catania.

Carmen Valisano

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