Da stabilizzati (o quasi) a licenziati

Gli avevano promesso l’assunzione a vita, magari con promozioni sul campo. Invece i 750 precari che operano nella Protezione civile, nell’ex Agenzia deiie acque e dei rifiuti e negli uffici dell’assessorato regionale al Territorio e Ambiente, a partire dal prossimo 1 aprile, si ritroveranno disoccupati.
Il perché è presto detto. Com’è noto, la legge che avrebbe dovuto stabilizzarli negli uffici della Regione è stata impugnata dal Commissario dello Stato alla fine dello scorso dicembre. Il governo Lombardo si era impegnato a riproporre la norma alla prima seduta utile di Sala d’Ercole. Cioè ieri. Ma ieri, invece, è arrivato un altro stop: il ‘semaforo rosso’, infatti, si è acceso ancora una volta per questo tormentato provvedimento. Il disegno di legge non è stato portato in aula per un motivo semplice: perché, in fase di esercizio provvisorio, come previsto dal regolamento, non si possono varare norme di spesa. A sottolinearlo è una nota degli uffici “recitata” dal presidente di turno, Santi Formica.
L’esercizio provvisorio, approvato a dicembre scorso, durerà sino al 31 marzo. Morale: non ci sono più i tempi tecnici per consentire all’aula di approvare una nuova legge per la stabilizzazione di questi 750 precari. Ci troviamo davanti, insomma, all’ennesima promessa non mantenuta dal governo regionale nei confronti di questi lavoratori che hanno ottenuto una proroga solo per tre mesi e che, quindi, dal primo di aprile, come già accennato, si troverebbero disoccupati. Possibile che il governo e i sindacati confederali che sponsorizzano la stabilizzazione siano a ‘digiuno’ di regolamenti d’aula?
Se non ci fosse di mezzo la tragedia di 750 famiglie si potrebbe parlare di “pesce d’aprile” per i precari regionali, dovuto non si sa quanto all’incapacità politica, alla malafede, all’ingenuità o al pressapochismo di un governo che non riesce proprio a fare a meno della demagogia e dell’improvvisazione. Si potrebbe anche identificare il percorso portato avanti dai sindacati confederali come una vera e propria strategia suicida, considerato che in ogni caso il disegno di legge sarà di nuovo impugnato dagli uffici di piazza Principe di Camporeale (anche se, a dir la verità, il segretario generale della Cisl, Maurizio Bernava, ha cercato, senza riuscirci, si fare ‘ragionare’ i vertici della Funzione pubblica della sua organizzazione sindacale che, fino a sabato scorso, pur di acciuffare la stabilizzazione dei precari, sollecitava ‘accordi’ impropri tra politica e commissario dello Stato).
L’aula è stata rinviata a martedì 17 gennaio, alle 16,00. All’ordine del giorno ci sono interrogazioni e interpellanze della rubrica Autonomie locali. Prima dell’aula, alle 15, si terrà la conferenza dei capigruppo: e ancor prima di martedì bisognerà anche individuare un percorso per i precari.
L’unica strada percorribile, a questo punto, sembra quella individuata dal Cobas/Codir, il sindacato più rappresentativo dei dipendenti regionali, che rivendica l’assunzione a tempo indeterminato nelle società miste dove è già applicato il contratto di lavoro del pubblico impiego. La soluzione garantirebbe l’immediata trasformazione dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato. Inoltre, si eviterebbe di appesantire ancora gli organici regionali con maxi concorsi che porterebbero anche all’assunzione di altre 750 persone necessarie per dare “copertura” all’assunzione dei precari attraverso i meccanismi della riserva.
Per procedere all’assunzione di questo personale, le società partecipate dalla Regione avrebbero bisogno di un’apposita delibera di giunta e della volontà del governo Lombardo. Volontà che al momento sembra non esserci.
Le società miste, che inizialmente avevano dato giustamente una risposta ai lavoratori espulsi dalle aziende siciliane in crisi, a causa dei problemi del mercato del lavoro privato sembrano, oggi, più utili per fare long list e assunzioni di amici & parenti dei politici e degli alti burocrati: come recita il “bando” di qualche long list, le assunzioni avvengono a “insindacabile giudizio della società”. Sembra non esserci più posto per i “precari normali” senza santi in paradiso e nella maggior parte dei casi vincitori di selezioni a evidenza pubblica.

 

Redazione

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