Compagni nella vita e nel lavoro, Biagio Licata e Silvia Di Stefano, sono stati capaci di ripartire da zero e oggi la loro piccola azienda Expocom, a Chiaramonte Gulfi, vanta un artigianato unico al mondo. «Da un giorno all’altro abbiamo perso tutto, ma siamo riusciti a riscattarci con intuito e creatività», spiega la coppia che ha creato un nuovo materiale partendo dal marmo e dalla pietra lavica, oggi apprezzato in tutto il mondo.
«Le difficoltà e gli ostacoli della vita mi hanno permesso di sperimentare e creare da zero un nuovo lavoro», racconta a Meridionews Biagio, artigiano comisano attratto fin da bambino dalle tecniche di stampaggio. «Con i miei risparmi – ricorda – acquistavo i piombini che fondevo e colavo negli stampini della marmellata». Praticità e ingegno sono le doti che lo contraddistinguono da sempre. Dopo il diploma all’istituto d’arte, lavora assiduamente nel negozio di arredamenti di famiglia che, in breve tempo, diventa una fiorente attività. Negli anni successivi accetta di investire i propri beni in una nuova impresa. «Mi venne proposto – rivela – di entrare a far parte di una ditta per la segagione del marmo».
Ben presto, l’entusiasmo lascia il posto allo sconforto. «A causa dei debiti contratti da un membro dell’azienda – spiega Licata – fummo costretti a dichiarare il fallimento. Durante il pignoramento, ci portarono via ogni cosa tranne alcuni scarti inutilizzati del marmo. Io e mia moglie avevamo perso tutto. Senza denaro né fiducia da parte della banche, dovevamo ripartire da zero». Per nulla disposto ad arrendersi, un giorno quasi per caso, scopre quello che rivoluzionerà la sua vita. «Inconsapevolmente – spiega – ho realizzato un nuovo materiale, più leggero, ma con le medesime caratteristiche della pietra naturale. Ho iniziato a ridurre il marmo in polvere miscelandola e versandola in appositi stampi con l’intenzione di creare vari oggetti impreziositi dalle singolari patinature create da mia moglie».
Silvia Di Stefano, maestra di sfumature, ha ereditato l’arte dal padre Gioacchino, noto pittore comisano. «La vera sfida – ammette – è quella di realizzare suggestioni continue. Le mie patinature, così come i miei gioielli, nascono da sensazioni uniche e irripetibili. L’accostamento di colori mira alla ricerca di un particolare gusto estetico per la bellezza». I sistemi di stampaggio collaudati da Biagio e Silvia rendono possibile la riproduzione di ricami originali in stoffa che, data la loro delicatezza, non possono essere stampati con i sistemi tradizionali senza venire danneggiati irrimediabilmente. «Con questo metodo – dichiarano – abbiamo ricreato gioielli e abiti pregiati del museo del costume di Gibellina».
L’unicità della loro tecnica trova conferma anche nello studioso Nino Di Vita, ex direttore della scuola archeologica italiana di Atene. «Quando il professore – confidano i due artisti – si assicurò che non avevamo rovinato gli originali, divenne il nostro mecenate e ci mise in contatto con la direttrice del museo di Caltagirone». Da quel momento, i loro gioielli e manufatti varcano i confini nazionali: Londra, Parigi, Tokyo, Bruxelles. «Se si iniziasse a ragionare diversamente – conclude Licata – le generazioni attuali si ritroverebbero tra la mani un formidabile strumento di crescita».
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