Il marcio emerso in questi giorni dallinchiesta della Procura della Repubblica di Palermo sui cosiddetti Grandi eventi e sul Ciapi di Palermo non ci stupisce. Siamo, invece, sorpresi dal numero, a nostro avviso estremamente esiguo, di politici coinvolti in una storia che va avanti da anni.
In un articolo pubblicato nei primi mesi dellinverno del 2011 ci chiedevamo, in totale solitudine, sulla base di quale criterio, in Sicilia, i fondi europei destinati alle infrastrutture per il turismo venivano utilizzati per feste & festini nel cosiddetto Circuito del Mito. Ricordiamo che, in quelloccasione, abbiamo intervistato lallora dirigente generale del dipartimento regionale del Turismo. Il quale ci disse, sostanzialmente, che eravamo noi a non capire nulla di amministrazione pubblica e che, anzi, lUnione Europea era ben felice di sapere che, finalmente, i fondi europei si spendevano e si utilizzavano bene.
A noi la cosa non convinceva perché, qualche settimana prima, in Tv, un servizio di non ricordiamo bene quale Tg raccontava di una condanna comminata dalla Corte dei Conti agli amministratori della Regione Campania che avevano speso i fondi europei destinati alle infrastrutture per feste & festini.
Perché stiamo ricordando questo particolare? Semplice: perché sono anni che, in Sicilia, assistiamo a questi spettacoli. Nel caso del Circuito del Mito, ricordiamo tanti spettacoli, nel 2011 e nel 2012. Alcuni erano anche interessanti. Altri un po meno.
A nostro modesto avviso, cerano due problemi. In primo luogo, la Regione stava utilizzando soldi che sarebbero dovuti servire per le infrastrutture turistiche e non per gli eventi. In secondo luogo – scorrendo lelenco delle centinaia e centinaia di manifestazioni del Circuito del Mito del 2011 e del 2012 – avevamo la sensazione che ogni spettacolo avesse una sponsorizzazione politica Insomma, una spartizione in piena regola che coinvolgeva tutta lAssemblea regionale siciliana e, forse, anche i parlamentari nazionali eletti in Sicilia.
Fino ad ora la magistratura – stando almeno a quello che conosciamo noi di tale inchiesta penale – ha puntato i riflettori sul Ciapi di Palermo e sullassessorato regionale al Turismo. Da qui una curiosità, anzi alcune curiosità che sintetizziamo in un paio di domande: da quanti anni il signor Fausto Giacchetto calca le scene degli uffici della Regione siciliana? Il suo metodo – che a nostro modesto avviso era ed è il metodo della politica siciliana della quale Giacchetto era ed è stato fino a poco tempo fa solo lesecutore, anche se ben remunerato – è stato applicato solo alloperazione Ciapi di Palermo e a qualche manifestazione dellassessorato regionale al Turismo? Oppure era ed è stato fino a qualche settimana fa il metodo di tutta la Regione siciliana?
Ci chiediamo questo perché chi, come noi, ogni tanto, calca le scene degli spettacoli di Sala dErcole sa che Giacchetto era il riferimento di tutta la politica siciliana, non da qualche anno, ma da tempo.
Il dipartimento Turismo della Regione è, per antonomasia, il luogo della promozione. Ma ci sono altri luoghi della Regione dove si promuove la Sicilia. Se Giacchetto, dal Turismo, si è spostato al Ciapi, non potrebbe essere arrivato anche in altri uffici della Regione? Non sarebbe opportuno, da parte dellattuale Governo regionale, fare chiarezza?
Anche latteggiamento dellUnione Europea, in questa storia, non ci sembra molto convincente. Bruxelles, più che in attacco, sembra giocare in difesa. Oggi questa strana Europa Unita contesta circa 60 milioni di euro spesi dalla Regione per finalità errate. Come mai se ne accorgono solo adesso? Sono solo questi i fondi comunitari mal utilizzati in Sicilia?
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