Da Piazza Armerina a Londra a Beppe Grillo tra affetti e veleni: parla Antonio Venturino

La discussione è amabile e piacevole. Si parla di Piazza Armerina, del dialetto gallo-italico che si ritrova anche a Nicosia e a San Fratello. Anche se questa particolare ‘parlata’ si riscontra in altri centri della Sicilia: per esempio a Sperlinga e ad Aidone, per restare in provincia di Enna. O nel Messinese, tra Novara di Sicilia, Tripi e Montalbano Elicona. Fino a Mirabella Imbaccari, in provincia di Catania.

La chiacchierata con Antonio Venturino, vice presidente dell’Ars, eletto nel Movimento 5 Stelle, ma oggi non più esponente di questa forza politica dopo le polemiche dei giorni scorsi, scivola sugli anni della sua gioventù, sulla passione per il teatro, per la Commedia dell’arte in particolare: passione che lo ha portato, a diciannove anni, lontano dalla Sicilia, lontano dalla sua bellissima cittadina, Piazza Armerina. A Novara, a Torino e, poi, Londra. Dove ha vissuto per tanti anni, occupandosi sempre di teatro.

Lì sarebbe rimasto se non avesse deciso di prendersi un anno sabbatico. “Ma la politica – ci dice Venturino – non c’era messa proprio. E invece eccomi qui…”.

Siamo andati a trovarlo nella sua stanza di vice presidente del Parlamento dell’Isola, a Palazzo Reale. Per farci raccontare la sua particolare avventura politica: la sua elezione a Sala d’Ercole, la sua designazione a vice presidente dell’Ars e poi i dissapori con i suoi compagni di strada e le polemiche dei giorni scorsi.

“Lo ripeto – ci dice – la politica, l’elezione non c’erano messe proprio. Certo, da Londra ho seguito, sulla rete, la nascita del Movimento di Beppe Grillo. Ma tutto immaginavo, tornando nella mia città, dopo tanti anni, tranne che di cominciare a fare politica. E’ cominciato tutto per caso. Ho conosciuto i ragazzi della mia città, simpatizzanti e militanti del Movimento di Grillo. Attivissimi e bravissimi. Mi hanno coinvolto. Con loro abbiamo cominciato a girare per i centri della Sicilia, nella mia provincia. E’ stata una bellissima esperienza. Sul campo. Ma in questa fase della mia candidatura nemmeno si parlava”.

“Quando ho deciso di candidarmi? – racconta -. Beh, non l’ho deciso io. Quello che avrebbe dovuto essere il candidato nella nostra provincia, a un certo punto, ha fatto macchina indietro. Allora hanno deciso, è stato deciso che il candidato sarei stato io. Tenete conto che tutto questo succedeva quando attorno al Movimento di Grillo c’era sì grande passione, ma l’idea di conquistare seggi a Sala d’Ercole non faceva parte del nostro progetto. Poi, però…”.

Poi sono arrivare le dimissioni dell’allora presidente della Regione, Raffaele Lombardo. Qualcosa stava crollando, nel sistema politico siciliano? “Questo non lo so – confessa oggi Venturino – però qualche cosa, con quelle dimissioni, è avvenuta”.

Poi sono arrivate le liste. “Ma, soprattutto – ricorda oggi il vice presidente dell’Ars – è arrivata l’ormai celebre attraversata a nuoto dello Stretto di Beppe Grillo”.

Già, la nuotata del comico genovese. Per dimostrare l’inutilità del Ponte sullo Stretto di Messina. E i quindici giorni di campagna elettorale di Grillo in Sicilia che hanno cambiato i connotati della vicenda elettorale e, perché no?, anche della politica siciliana.

Lo sa che siamo stati tra i primi a scrivere sulla nostra rubrica che tenevamo in quei giorni – Il barometro elettorale – che l’effetto di Grillo, sulla politica siciliana, sarebbe stato devastante? All’inizio ci prendevano per matti. Ci dicevano: sì, nella Sicilia che fu della Dc e di Berlusconi arrivano i grillini e si prendono i voti: buona notte…

Invece i voti sono arrivati per davvero. “Di quei giorni – ricorda ancora il vice presidente dell’Ars – ricordo le piazze delle città siciliane che si riempivano all’arrivo di Grillo. Ho ancora negli occhi una campagna elettorale entusiasmante. E poi il successo elettorale. La mia elezione, inaspettata”.

Siamo arrivati all’Ars. “Quando abbiamo messo piede in questo ‘Palazzo’ – dice ancora Venturino – hanno cominciato a dire che non avevamo esperienza, che avremmo fatto buchi nell’acqua. Invece siamo partiti con l’idea, precisa, di renderci utili per la Sicilia. Di lavorare per i siciliani. Siamo riusciti ad entrare nel Consiglio di presidenza dell’Ars con la mia designazione. Mentre il bravo Giampiero Trizzino è diventato il presidente della Commissione Ambiente. Ma la verità è che siamo stati tutt’e quindici a iniziare a lavorare sodo. In tutte le Commissioni ci diamo un gran da fare”.

Confermiamo: i quindici parlamentari grillini, per essendo alla prima esperienza parlaentare, stanno dando una grande prova. Le poche novità contenute nella Finanziaria – novità serie e non le oscenità impugnate dal Commissario dello Stato – sono farina del sacco dei quindici parlamentari del Movimento 5 Stelle.

Poi, però, succede qualche cosa… Allora, dove si consuma il punto di rottura tra il vice presidente dell’Ars e i suoi compagni di strada? Venturino scuote la testa. Spiega: “Il punto di rottura, come lo chiama lei, si consuma sulla cosiddetta rendicontazione. Ho sempre detto ai miei amici: ragazzi, non ci perdiamo in queste cose. Dare un messaggio ai nostri elettori, fare capire che si può fare politica da persone normali è giustissimo. Così come giustissimo è il fondo per il microcredito. Ma c’è modo e modo per raggiungere certi risultati che, lo dico a scanso di equivoci, condivido in pieno”.

Insomma, stiamo entrando nel punto di rottura: ovvero nel cuore delle ragioni che hanno portato al ‘divorzio’ tra Venturino e il gruppo parlamentare del grillini all’Ars: alle polemiche, alle dichiarazioni al vetriolo.

“Non è che m diverta tanto a ripercorrere questa storia – aggiunge Venturino -. Dunque, ho sempre sostenuto che con la storia della rendicontazione ci saremmo incartati. Faccio qualche esempio. Ho ricevuto decine di e.mail con le quali mi chiedevano perché il primo mese ho pagato mille e 500 euro di affitto di casa. Ho dovuto raccontare non a una, ma a decine e decine di persone che quando si affitta un appartamento il padrone di casa chiede almeno due mensilità anticipate”.

“Faccio un altro esempio – aggiunge – ancora più fastidioso del primo -. Non ho un’automobile. Uso quella di mio fratello. Mi scrivono, sempre sulla rete: perché, se non hai l’automobile, hai rendicontato 800 euro al mese di carburante? Rispondo: utilizzo l’auto di mio fratello. Contro-domanda: ma se l’auto è di tuo fratello la benzina perché non la paga lui? Contro-risposta mia: ma se l’auto la uso io per andare e venire da Piazza Armerina in una provincia, la mia, dove, tra l’altro, la viabilità è pessima, perché dovrebbe pagare mio fratello? Ora io chiedo a voi e a chi mi legge: secondo voi devo lavorare in questo Palazzo occupandomi mattina e sera di queste cose? A me, questo, sembra un metodo cervellotico e sbagliato”.

“L’ho detto sin dall’inizio – precisa Venturino – evitiamo ‘sta storia della rendicontazione, perché finiremo per incartarci. Stabiliamo una cifra all’inizio. Uguale per tutti. Il resto lo mettiamo nel fondo per il microcredito. Invece ci siamo incartati con quest’assurda storia della rendicontazione”.

Vogliamo spezzare una lancia per Venturino ricordando che, nella Prima Repubblica, in un Patito serio quel era il Pci, i parlamentari, nazionali e regionali, ‘cacciavano’, se non ricordiamo male, la metà dell’indennità parlamentare che finiva all’organizzazione del Partito. Pagavano e basta, senza ‘pipitiare’. Non ci sono mai state polemiche. Nessuno si lamentava. Ogni parlamentare del Pci sapeva che con l’indennità,anzi, con la mezza indennità ci doveva campare. Se i soldi non gli bastavano, beh, erano fatti suoi. Attenzione: il Pci della Prima Repubblica era un Partito dove, al massimo, le tangenti andavano allo stesso Partito, mai ai parlamentari. Che erano persone serie.

Chiuso il capitolo delle rendicontazioni ne apriamo un altro: quello di Venturino ‘politico’ che non piace ai vertici del Movimento 5 Stelle. Chissà, magari molti dei problemi del vice presidente dell’Ars arrivano da lì?

Sotto il profilo delle scelte politiche Venturino è stato un po’ eretico. A fronte della posizione ferma di Grillo e Casaleggio – né con il Pd, né con il Pdl – Venturino ha sempre sostenuto che è stato un errore non cogliere l’opportunità di un Governo Bersani.

“Non perché – spiega – sono particolarmente innamorato del Pd – ma perché immaginavo, e credo di non essermi sbagliato, che alla fine Berlusconi sarebbe diventato il padrone del Governo del nostro Paese. Sbaglio, o è avvenuto quello che pensavo?”.

In effetti, non ce la sentiamo di dargli torto. E se lo diciamo noi che, un giorno sì e l’altro pure, le diamo il testa al Pd, c’è da crederci. Ci sono dubbi sul fatto che il Cavaliere, oggi, detta legge nel Governo del nipote di Gianni Letta? “E ci sono dubbi – chiede Venturino – sul fatto che Berlusconi, appena avrà i sondaggi giusti, staccherà la spina al Governo Letta per riprendersi tutto il controllo dell’Italia?”.

Venturino ci racconta di aver partecipato, a Roma, alle trattative che hanno portato i ‘famigerati’ 12 grillini a votare per Piero Grasso presidente del Senato.

Già, Grasso, un ‘tipo simpatico’, come si dice dalle nostre parti. A questo punto una domanda secca ci vuole: ma insomma, caro Venturino, lei è veramente convinto che il Pd sia migliore del Pdl? Non lo vede cosa hanno combinato con il Governo Monti? Hanno tolto quattro miliardi di euro circa con l’Imu agl’italiani per consegnarli, ‘mansi’, al Monte dei Paschi di Siena. Insomma: che ci vede di bello in questo Pd?

“Osservazione giusta – ammette Venturino -. Infatti noi avremmo dovuto fare il Governo con il Pd e poi tenerlo per le palle. Invece, adesso, a tenere per le palle il Pd è Berlusconi. Adesso la domanda la faccio di nuovo io a lei e ai lettori: è meglio che le palle al Pd le tenga Berlusconi o non sarebbe stato più lungimirante tenere noi per le palle il Pd? Le assicuro che con noi al Governo il Pd non avrebbe ‘montepaschieggiato’. Con noi, mi creda, gli amici del Pd avrebbero rigato dritto”.

In effetti, anche in questo caso non possiamo dare torto al vice presidente dell’Ars. Sul fatto che il Pd vada tenuto per le palle, non ci sono dubbi, visto che è ormai è ‘abitato’ anche da banditi con gli ‘scaglioni’ grandi così e con le code che sgusciano per metri e metri da giacche, pantaloni e anche dalle gonne. Però, visto che debbono essere comunque tenuti per le palle, sarebbe stato più sicuro, per l’Italia, farli tenere per le palle dai grillini.

Chiusa la parentesi politica ne apriamo una, chiamiamola così, ‘tecnica’. Osserviamo: lo sa che il suo ex gruppo parlamentare ha posto la questione alla presidenza dell’Ars: un gruppo di 14 deputati senza rappresentanza nel Consiglio di presidenza di Sala d’Ercole…

Venturino risponde al volo: “Giancarlo Cancelleri e gli altri hanno fatto benissimo a porre la questione. Hanno perfettamente ragione”. E noi, sornioni: ha intenzione di dimettersi per cedere la vice presidenza a un suo ex compagno di strada?

“Non ci penso nemmeno – ci risponde Venturino -. Non è una questione di poltrona. O, peggio, di remunerazione. Ho rinunciato all’indennità di vice presidente. Il fatto è che ho iniziato un percorso politico e culturale. E intendo continuare il mio lavoro”.

“Questa stanza – aggiunge – è da mesi meta di centinaia di siciliani. Con loro operiamo alla luce del sole. Da tempo lavoriamo alla risoluzione del problema del precariato. Speriamo, ci auguriamo di risolvere il problema in questa legislatura”.

Le considerazioni cadono a fagiolo. Proprio oggi il Governo nazionale, che ha scippato alla Sicilia 800 milioni di euro, ha deciso, bontà sua, di restituirne una piccolissima parte dei soldi che ha ‘rubato’ non per realizzare infrastrutture, non per pagare le imprese o per far ripartire i lavori pubblici bloccati, ma per pagare i 20 mila precari degli enti locali fino a dicembre.

In testa in questo accattonaggio politico ed elettorale c’è, come al solito, il Pd siciliano che spera – e secondo noi si illude – di recuperare con le clientele del precariato la credibilità politica e i voti che ha perso per aver governato quattro anni con Raffaele Lombardo.

Presidente Venturino, non è che anche lei si aggiunge alle fanfare clientelari del Pd? “Assolutamente no – ci dice -. Da vice presidente dell’Ars ho promosso uno studio sul precariato siciliano. Intanto, purtroppo, i precari, in Sicilia, non sono ventimila. Noi, fino ad ora, mettendoci dentro anche i forestali e tutti i precari dei Comuni e, in generale, degli enti pubblici siciliani ne abbiamo contati più di ottantamila”.

Con molta probabilità, quando la vice presidenza dell’Ars completerà lo studio, i precari saranno diventati circa 100 mila. E se i Comuni non andranno in dissesto i precari aumenteranno. Perché, diciamolo pure, chi è che, fino ad oggi, ha controllato i Sindaci della Sicilia? Quale legge vieta ai primi cittadini di affidare incarichi? Una sola legge: quella dei soldi. Finiti i soldi, finite le clientele con i precari.

Ai Sindaci quello che scriviamo non piacerà, ma noi le scriviamo lo stesso. Anche perché, dopo quello che abbiamo visto con gli Ato rifiuti, proprio in materia di assunzioni, un miliardo e 300 milioni di euro di debiti al 31 dicembre 2011 – debiti che saranno aumentati e che debbono ancora essere pagati – cosa dobbiamo vedere di altro?

Chiediamo: come pensare di risolvere il problema del precariato? “Sicuramente – precisa Venturino – non con le mance di Bruxelles o di Roma -. Serve un progetto serio. Faccio un esempio: i beni culturali della Sicilia. Ho letto da qualche parte che il solo museo del Louvre di Parigi incassa, ogni anno, più di tutti i musei italiani mesi assieme. Forse i nostri musei hanno qualcosa in meno degli altri musei del mondo? Forse in Sicilia non abbiamo beni culturali che, se ben utilizzati, potrebbero essere occasione di lavoro produttivo per tanti siciliani, per esempio per i precari?”.

A proposito di beni culturali, una riflessione al volo sulla Fondazione Federico II, braccio operativo dell’Ars. “Mi sembra incredibile – ci dice Venturino – che questa Fondazione, con le potenzialità che ha nel campo della cultura, debba andare avanti con il contributo regionale”.

Ora lasciamo Venturino al suo lavoro. Ci accompagna alla porta. Ci dice in chiusura: “La verità è che qui va cambiato il modello di sviluppo. Dobbiamo credere in noi stessi, nelle nostre potenzialità. Nella Sicilia. Nei suoi beni culturali”.

Ultima domanda: cosa dice a Beppe Grillo? Con lei è stato un po’ sferzante… “Lo ringrazio. – conclude -. Lo ringrazio di cuore. Mi ha fatto scoprire una dimensione della vita sociale che non conoscevo. Un’idea della vita, se vogliamo anche politica nuova, pulita, lontana dagli affari. Un interesse per i veri problemi della gente. Certo, non ci siamo capiti. Su alcune cose abbiamo idee diverse. Ma lo ringrazio e lo ringrazierò sempre”.

 

Giulio Ambrosetti

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