Sbarcano nella Penisola araba la ricerca scientifica e i processi biotecnologici palermitani per studiare le malattie dei dromedari e realizzare un laboratorio di massima sicurezza. Sono queste le finalità dell’accordo di programma sottoscritto tra gli Emirati Arabi e l’Istituto zooprofilattico sperimentale della Sicilia, a Palermo, che per i prossimi quattro anni impegnerà gli esperti palermitani in una partnership con i colleghi dell’altra sponda del Mediterraneo. Un accordo che ha visto l’Italia superare in affidabilità altri Paesi come la Germania e l’Inghilterra e primeggiare tra i centri zooprofilattici in tutto il Paese, selezionati dal ministero della Salute: Teramo, Brescia e Palermo.
Siglata lo scorso anno a Parigi, nella sede dell’Organizzazione mondiale della sanità animale (Oie), l’intesa prevede una collaborazione della durata di cinque anni per la realizzazione di un laboratorio di massima sicurezza per lo studio dei dromedari e delle malattie che colpiscono questi animali. I confronti, già avviati in questi mesi, hanno visto esperti veterinari palermitani in trasferta per compiere accertamenti sanitari ma, nei prossimi mesi, saranno i colleghi dell’altra sponda del Mediterraneo a venire qui, in Sicilia, per conoscere e apprendere le tecniche all’avanguardia utilizzate nel centro palermitano.
Nel frattempo, nei prossimi mesi alcuni campioni degli animali saranno spediti per essere analizzati dai laboratori dell’Istituto: non solo frammenti di tessuto di dromedari ma anche il latte di questi animali destinato all’alimentazione. «Nella Penisola araba – spiega il direttore sanitario dell’Istituto zooprofilattico sperimentale della Sicilia, Santo Caracappa – i dromedari sono animali destinati alle competizioni sportive, ma anche alla produzione alimentare. E nei nostri centri abbiamo laboratori altamente specializzati che certificano sia le qualità organolettiche del prodotto sia quelle sanitarie. Con i nostri macchinari operiamo una serie di esami per controllare la carica batterica, le proteine e i grassi presenti nell’alimento: siamo un centro di eccellenza e potremo dar loro un contributo notevole».
Ma la collaborazione tra l’istituto di Palermo e gli Emirati Arabi non si ferma a questo e consentirà di compiere indagini sulle malattie veicolate da vettori (insetti come zanzare e zecche) agli animali per capire quali infezioni possano essere trasmesse, ad esempio il poxvirus e malattie batteriche come la brucellosi. «I nostri medici – racconta – hanno studiato per diversi giorni alcuni allevamenti nei paesi arabi. In questo campo abbiamo acquisito una conoscenza che ci autorizza a definirci dei massimi esperti in grado di formare i loro veterinari: nei prossimi mesi verranno loro a trovarci e proseguirà il percorso di formazione già avviato dallo scorso anno». E proprio oggi si conclude la seconda fase di incontri tra rappresentanti degli Emirati Arabi e del centro di ricerca siciliano: per tre giorni gli arabi hanno avuto l’opportunità di visitare i laboratori del centro zooprofilattico di Palermo definendo il programma di lavoro dei prossimi anni.
«Per noi che siamo un ente di ricerca – aggiunge – questa possibilità di uno scambio continuo di conoscenze ci entusiasma. Ma al di là dell’accordo politico, la disponibilità a condividere le nostre conoscenze scientifiche dovrebbe far capire anche lo spirito di collaborazione e di tolleranza con i paesi dell’altra sponda del Mediterraneo. Senza dimenticare che si tratta di un’occasione unica per stringere accordi di ricerca a livello internazionale con altre realtà in vista di future collaborazioni».
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