Da centro sociale a parcheggio Reset, il destino di Ask 191 «Nel quartiere mancano gli spazi destinati alle persone»

«Non può che dispiacere che in un quartiere dormitorio l’unico spazio sociale esistente venga destinato al parcheggio di auto e furgoni». Giulio Franzitta è uno degli storici attivisti di Ask191, il centro sociale del quartiere san Lorenzo. Il suo rammarico giunge dopo la notizia che quel bene confiscato – chiamato Ask191 proprio perchè si trova al civico 191 di viale Strasburgo, a pochi passi dalla sede regionale della Rai – viene utilizzato come parcheggio per i mezzi Reset. Il passaggio alla partecipata del Comune, avvenuto nel 2016, aveva già suscitato qualche perplessità due anni fa. Proprio perchè quella operazione sembrava poco rispettosa di una storia. La storia di uno spazio sociale, come ricorda lo stesso Franzitta, che «è stato occupato nel dicembre 2004», che ha ospitato «il mercato biologico», svariate iniziative politiche, concerti («dalla prima volta degli Offlaga Disco Pax a Brusco e ai Colle Der Fomento»), presentazioni di libri («tra cui la prima volta di Renato Curcio a Palermo con un suo volume sul lavoro, o l’uso delle conferenze su skype quando non lo conosceva praticamente nessuno»).

Il caso è stato sollevato nuovamente da Marcello Susinno, consigliere comunale di Sinistra Comune, che ha chiesto delucidazioni al Settore Valorizzazione Risorse Patrimoniali. Inviando una nota in cui si chiedono« non solo dei chiarimenti in ordine all’assegnazione del bene ma anche l’immediata revoca di un incomprensibile provvedimento che di fatto ha “regalato” alla Reset un importante immobile senza comprendere quale possa essere il suo “giovamento” o la sua “valorizzazione”. C’erano importanti aspettative su tale struttura – continua Susinno – che di fatto è stata sottratta al territorio. Poteva diventare un fiore all’occhiello come ludoteca per bambini o uno straordinario centro per anziani, trovandosi in una zona residenziale per lo più demograficamente abitata da soggetti della terza età. Adesso è utile che l’amministrazione riveda tale provvedimento per ridarlo al più presto al quartiere».

Da parte degli uffici comunali si apprende che la nota di Susinno non è ancora giunta a chi di competenza, e si conferma soltanto l’utilizzo del parcheggio. Un vero peccato, se si pensa ad esempio lo spazio sorge tra viale Strasburgo e via san Lorenzo, a ridosso del liceo classico Meli e comunque immerso in un quartiere densamente popolato ma dove esistono praticamente solo palazzoni e strade; e che l’unico spazio ricreativo e culturale nella zona è il mercato sanlorenzo: uno spazio privato, sempre molto frequentato nelle tante attività ricreative e culturali che organizza, e che ha dimostrato la necessità di nuovi luoghi aggregativi. «Prima di noi, e devo dire purtroppo anche dopo di noi, quello spazio non è mai stato niente – conferma Franzitta -. Lo scopo sociale glielo abbiamo dato noi, l’immobile fu costruito, sequestrato poco dopo e nei fatti mai realmente utilizzato».

Anche l’attivista per la casa Tony Pellicane esprime un deciso rammarico: «Conosco il posto personalmente, so che è immenso, poteva essere veramente una risorsa per il quartiere, mi chiedo chi sia il pazzo che ha avallato una tale scelta. Per non parlare del fatto che quando si chiede un immobile per ospitare i senza tetto si viene a dire che il Comune non ha disponibilità. Gli automezzi restano al chiuso di una mega struttura confiscata alla mafia e la gente resta per strada». Pellicane ricorda poi che «diverse volte abbiamo organizzato iniziative assieme ai senza casa, anche una festa per i loro bambini in una passata epifania».

A influire sulla recente destinazione scelta dal Comune sarà stato probabilmente il lungo periodo squat dell’Ask 191. Il centro sociale ha infatti visto nel corso degli anni fasi di attività più o meno intensa, numerosi controlli da parte delle forze dell’ordine, intimidazioni di stampo mafioso e attentati rivendicati dai fascisti con tanto di croci celtiche. Erano gli anni di Genova 2001 e del movimento noglobal, dei collettivi universitari, delle occupazioni che si autorivendicavano come spazi sociali. «Il posto era devastato – racconta ancora Franzitta -, il primo giorno abbiamo raccolto centinaia di siringhe, era  un luogo di spaccio a due passi dalla scuola. Furono anni durissimi, eravamo lontani dal centro storico e dall’università, il nostro unico appiglio era la fermata della metropolitana. Dopo l’attacco fascista che fece crollare pure il tetto venne a trovarci l’allora ministro Paolo Ferrero. Da quel momento abbiamo rilanciato il posto e ci siamo ulteriormente uniti».

È allora, e siamo nel 2007, che Ask191 si riappropria del vasto giardino: in questo modo, oltre le attività prettamente da militanti, il centro sociale si apre ancora di più al quartiere. «Investimmo molte energie per lo spazio – continua l’attivista -. Intervenne pure lo studio Pl5 (responsabili tra le altre cose della riqualificazione della Vucciria … ndr), con un investimento economico e l’invio di una squadra di muratori, si realizzarono ad esempio i cancelli che ci sono attualmente». Ora quei cancelli, che erano stati creati per dare una struttura a uno spazio fino a quel momento alla mercè di chiunque, servono a varcare gli ingressi degli automezzi Reset. Anche quei cancelli, insomma, sono passati da un uso sociale a un uso privato. «E pensare che durante le elezioni del 2002 venne a trovarci pure Orlando – chiosa Franzitta -. Si era impegnato per garantire quel posto, così come per altri». 

Andrea Turco

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