Da borgo abbandonato a centro di educazione ambientale Storia di Serra Guarneri. «Più che ospiti sono tutti abitanti»

«Quante stelle ha Serra Guarneri? Più di qualsiasi albergo a cinque stelle, basta guardare il cielo di notte e perdersi tra le sue costellazioni». Sta tutta qui la filosofia del centro di educazione ambientale che si trova a ridosso di Cefalù. Un antico borgo, da tempo abbandonato, che tra utopia e ostinazione è diventato un luogo dove convergono tantissime attività all’insegna del contatto con la natura: gite scolastiche, campi avventura, passeggiate nel bosco, weekend per famiglie e amanti del trekking, e tanto altro ancora. Ma come è stato possibile realizzare tutto ciò? 

Il recupero di Serra Guarneri, praticamente a metà strada tra Cefalù e Castelbuono, lo si deve a un gruppo di naturalisti, ambientalisti, artigiani, artigiani, agricoltori, sognatori, amici. È il 1983 quando un gruppo di persone trova casualmente, durante una passeggiata in mezzo all’omonimo bosco, un borgo abbandonato. Poco più di un insieme di case, molte risalenti a fine ‘800, senza anima viva che ci abiti. Il gruppo di amici si appassiona allo splendido luogo, immerso nella natura e rimasto incontaminato, e ne ricostruisce la storia partendo dalla mappatura degli ultimi proprietari. È così che nasce la cooperativa Palma Nana, che di Serra Guarneri da quel momento – attraverso un percorso lungo ed esaltante allo stesso tempo – ne diventa custode. 

«Abbiamo scoperto che Serra Guarneri era un borgo contadino – racconta Fabrizio Giacalone, socio di Palma Nana -,  per tanti anni i pastori portavano lì gli animali in determinati periodi dell’anno mentre gli abitanti del luogo si sono via via dispersi nel mondo alla fine della seconda guerra mondiale. Abbiamo trovato intanto i proprietari, spesso eredi ed eredi di eredi, e i primi soci della cooperativa hanno acquistato quei ruderi». Un lavoro, quello del recupero, che richiede più di dieci anni: non solo da parte dei proprietari e dei soci di Palma Nana ma anche di amici e curiosi, che intendono far rivivere quel posto senza stravolgerlo. Ecco perché il borgo e le sue case in pietra conservano la configurazione esterna mentre al loro interno sono state adeguate alle norme vigenti riguardanti le strutture turistiche-ricettive, mantenendo però le caratteristiche sia estetiche che simboliche. «Le prima attività erano strettamente legate al vivere in natura-  racconta ancora Fabrizio -, in prima battuta si coltivavano anche i campi circostanti. Dai primi anni ’90 Serra Guarneri comincia a ospitare attività di educazione ambientale, le prime escursioni, i primi laboratori. Ora siamo un centro di educazione ambientale che lavora quasi esclusivamente coi bambini: campi estivi, attività scolastiche, immersioni nella natura. Tutto quello che noi facciamo è in loro funzione. E non a caso chiediamo a tutti di venire a dormire almeno una notte da noi, perché è nella residenzialità che si vive davvero un luogo, nel senso che così si vivono le dinamiche e gli aspetti anche marginali. Diciamo sempre che chi viene a Guarneri, anche per una sola notte, non è un ospite ma un abitante».

Un’esperienza, quella di Guarneri, che viene sempre più conosciuta e apprezzata. Tanto che Palma Nana apre presto una sede anche a Palermo – in via Caltanissetta. «Guarneri è certamente la nostra casa, mentre Palma Nana ha un’unica anima con due sedi. È ovvio che a Guarneri è quasi facile fare educazione ambientale, perché sei in mezzo al bosco; farlo in città è più complesso ma ci sono stimoli anche qui. Fino a qualche anno fa la sede del capoluogo era soltanto un ufficio, poi abbiamo caratterizzato questo luogo come centro di educazione alla sostenibilità urbana, soprattutto nel senso di riappropriarsi degli spazi. Per fare un esempio: spesso andiamo a Villa Trabia coi bambini, ma non ci mettiamo a impartire nozioni, piuttosto gli facciamo osservare il metodo scientifico. Gli facciamo scoprire gli alberi, anche abbracciandoli, attraverso il contatto diretto con gli ambienti. E i fatti ci danno ragione: recenti studi hanno testimoniato che i bambini da una parte sono sempre più bravi con gli smartphone ma allo stesso tempo esplorano sempre meno la natura».

Col tempo Palma Nana è diventato pure un metodo educativo, che viene trasferito a chi vuole assimilarlo attraverso degli stage di educazione ambientale che sono molto apprezzati. «Il nostro non è un corso professionalizzante o che ti dà un patentino» chiarisce Fabrizio. E in fondo chi si aspetta qualcosa di standardizzato e comune non si rivolge certo a Palma Nana, verrebbe da dire. Anche perché la funzione della stage è in primis quello di fare certamente formazione, ma nel senso di diffondere più un modo di lavorare e di intendere le cose, «abbiamo un approccio educativo che è riproponibile in mille ambiti, non per forza legato alla natura». E poi Palma Nana, come si può notare soltanto dal sito o dalla pagina facebook, offre svariate attività che continuano ad ampliarsi. L’elenco di Fabrizio, in tal senso, è piuttosto esemplificativo. «Da 15 anni siamo un tour operator, sempre legato alle nostre tematiche. Negli anni abbiamo creato una rete – i campi avventura – con tre sedi a Milano, Roma e Palermo; e noi in questo senso organizziamo vacanze estive da Napoli in su. Siamo poi tour operator di Libera il g(i)usto di viaggiare, l’associazione nazionale che si occupa di lotta alle mafie, e per loro gestiamo il turismo responsabile, soprattutto a livello scolastico. Da un paio di anni organizziamo anche tour settimanali, in collaborazione con Misafura Trekking (una realta’ calabrese che guida i gruppi) Trekking nelle terre del Sud: nel Cilento, in Puglia, in Aspromonte, nelle isole Eolie. Allargandoci a diverse proposte, ed entrando in relazione con altre realtà, si aprono anche molte opportunità di lavoro per chi fa lo stage con noi».

L’ambiente e l’educazione all’ambiente, insomma, possono anche essere fonte di lavoro. Ma quanti sono coloro che vivono di ciò attraverso Palma Nana? «Ci sono otto persone che lavorano a tempo pieno, e con regolari contratti. Il nostro credo infatti è: rispettiamo le regole e rispettiamo in primis il lavoratore. Insieme a questo gruppo stabile ci sono poi i lavoratori stagionali, dalle 15 alle 20 persone. Se poi allarghiamo il raggio rischiamo di perderci, perché ci sono le guide turistiche, le guide ambientali escursionistiche, gli operatori ambientali e tutte le altre figure legate a Palma Nana». Quel che è più importante, poi, per i soci di Palma Nana è «coinvolgere il luogo dove viene realizzata l’attività. Per esempio siamo di casa nelle Madonie, grazie a Guarneri, ma anche negli appuntamenti in giro coinvolgiamo chi abita i luoghi e mettiamo in moto delle economie che hanno un valore etico». 

Sempre più, insomma, le Madonie provano a rilanciarsi a partire dalla conoscenza del territorio. Serra Guarneri ne è certamente un esempio, che si somma a tanti altri. E Fabrizio sembra concordare con questo aspetto, a partire dall’esperienza personale. «Io sono nato a Palermo ma sono madonita per scelta, le Madonie hanno dei luoghi meravigliosi e delle potenzialità infinite. Da un po’ di tempo riscontro che se prima chi abitava nelle Madonie sceglieva di trasferirsi in città per avere più opportunità, adesso è vero il contrario: i madoniti ritornano, anche per inventarsi un lavoro, e chi lavora in città magari preferisce vivere in paese». 

Andrea Turco

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