Da Bianco al M5s, padre Resca parla a tutto campo «Enzo ha imbarcato tutti, ma zero alternative a lui»

Un percorso iniziato nel 1987 che non vuole esaurirsi nonostante la crisi della società civile. Il movimento Città Insieme festeggia 30 anni e la sua anima padre Salvatore Resca, vice parroco della chiesa dei Santi Pietro e Paolo, traccia un bilancio dell’attività. Tra passato, presente, futuro e la pubblicazione di un libro dal titolo Patto per Catania. Tutto senza mai tralasciare la funzione di chi amministra. Chiara e netta la sua opinione su Enzo Bianco («Credo che concluderà la sua esperienza politica, almeno a Catania, con questo mandato») e sul Movimento 5 Stelle («I deputati catanesi si limitano a qualche sparata in parlamento»). 

Città Insieme ha festeggiato 30 anni di lotta civile ed è obbligatorio tracciare con lei, che è stato il fondatore, un resoconto di quello che è stato e di quello che sarà.
«Abbiamo avuto una stagione molto intensa e di lotta, corrispondente al primo periodo, ovvero quello degli anni ’90. Venivamo dall’omicidio mafioso di Pippo Fava, in un città dove si diceva che la mafia non esisteva, salvo poi accorgersi del contrario. C’erano I Siciliani e questa parrocchia che è stata, più in passato rispetto al presente, anomala per il panorama cittadino. Una chiesa che non era allineata con le dimensioni politiche della curia di quei tempi. Ci chiamavano comunisti e di sinistra soltanto perché non vedevamo di buon occhio questa collusione che c’era tra Democrazia cristiana e preti. Davanti a questo tipo di discorsi c’era un forte fermento in città. Si parlava dei cavalieri del lavoro, della massoneria e del crollo dopo avere vissuto gli anni d’oro, il tutto mentre emergeva il terremoto di Mani pulite. Tutto questo ha contribuito a dare una spinta dal basso».

Ma che significa per padre Salvatore Resca società civile?
«Si intende un insieme di cittadini che non sono politici o criminali. I cittadini stanno in mezzo, in questa palude ricca di valori e potenzialità ma che spesso si ritrova immobile».

Un tema nobile che a Catania sembra essersi assopito. La società civile è un malato che fatica a guarire?
«Prima eravamo entusiasti da questa partecipazione dal basso, oggi è vero che purtroppo questo clima si è calmato. Trovare persone che si appassionano ai problemi della città è sempre più difficile. Allora dicevamo che dovevamo avere il fiato sul collo dei politici mentre oggi si preferisce farsi gli affari propri. A tutto questo credo abbia contribuito il ventennio berlusconiano che ha sostanzialmente spento l’interruttore. Ci sono poi casi estremi come quello della giudice Silvana Saguto, con un vero e proprio rovescio della medaglia».

Parliamo di politica. Catania ha una tradizione di lungo corso in questo, Bianco è stato ministro e oggi Anna Finocchiaro ha un ruolo nel governo di Paolo Gentiloni. Ci sono poi i parlamentari e i senatori del Movimento 5 stelle. Che idea si è fatto su di loro?
«Conosco il senatore del Movimento 5 stelle Mario Giarrusso, con il quale abbiamo lavorato, ma anche altri. Tutte persone valide ma credo che i 5 stelle pecchino di preparazione. Per fare il politico servono le conoscenze, io oltre a fare il prete dirigo un coro e non è pensabile dare un incarico simile a una persona che non distingue le note musicali. 

Non basta l’onestà?
«
No, e poi dentro il Movimento ci sono un mucchio di persone infiltrate. Casi del genere capitano in tutti i posti, anche da noi abbiamo avuto persone con doppi fini che poi sono state scoperte. Apprezzo la loro critica alla casta ma non può risolversi in nulla di fatto. Temo che le loro magnifiche energie vengano sprecate». 

Il prossimo anno finirà il mandato del sindaco Enzo Bianco, lei ha detto di averlo sostenuto ma ormai da tempo è molto severo nei suoi confronti. Può arrivare il secondo incarico?
«
Io credo che con questa legislatura concluderà la sua esperienza politica, almeno a Catania. Se ha un merito è quello di non avere fatto precipitare la città più in basso di com’era arrivata. Sicuramente non è stata innalzata ai livelli che lui sperava. Manca una chiara linea politica di rigore e onestà perché Bianco ha imbarcato tutti: ci sono gli ex autonomisti di Raffaele Lombardo, ma anche gli uomini di Raffaele Stancanelli e del senatore Pino Firrarello. Tutti hanno avuto qualcosa e in questi casi non solo si perde l’ideologia, che ormai non esiste più, ma anche la realtà della politica. Ci sono troppe persone con troppi interessi e si è messo in secondo piano quello per la città. Significa che l’amministrazione è inceppata, se queste persone siedono in determinati posti lo fanno unicamente perché difendono interessi particolari».

Eppure ci sono tante novità per il futuro, dagli accordi per le infrastrutture firmate con Matteo Renzi, ai lavori della metropolitana.
«Bianco dice che ci saranno 15mila posti di lavoro e che la città farà un balzo in avanti. Io ho 82 anni e vorrei campare ancora altri cinque o sei per vedere come andrà a finire davvero. Molto spesso queste sono promesse alle quali non seguono i fatti. Se ci sono situazioni che procederanno noi siamo pronti a gioire».

Vede delle alternative a Bianco e ai nomi che circolano?
«Non esiste niente di tutto questo. In questo momento gli unici che potrebbero fare qualcosa sono gli attivisti del Movimento 5 stelle ma io a Catania non li vedo, praticamente non esistono. Lei li ha visti?». 

Come mai? Amministrano in diverse grandi città italiane, come Torino e Roma, e la Sicilia potrebbe diventare la prima Regione a cinque stelle.
«Forse Catania a Beppe Grillo non interessa, non saprei. I deputati catanesi fanno qualche sparata in parlamento, ma si tratta soltanto di episodi come quando si è parlato di Enzo Bianco e dell’inaugurazione alla discoteca Empire. Ma non è stato fatto nulla per creare una vera alternativa ai centri di potere. Non esiste nemmeno un soggetto in grado di potere emergere, i tempi inoltre sono stretti e ormai le amministrative sono dietro l’angolo». 

Chiudiamo con Mario Ciancio rinviato a giudizio. Che idea si è fatto su uno dei processi che rappresenterà, forse, uno spartiacque per Catania?
«Il fatto che sia stato rinviato a giudizio, al di là della sentenza e della responsabilità vera o presunta, metterà in luce tutto quello che c’è sotto. Noi ultimamente ci siamo chiesti più volte chi è che comanda a Catania. Una volta dicevamo la mafia e i cavalieri dei lavori con i politici che gli facevano i favori. Oggi queste figure non esistono più? O forse hanno cambiato soltanto i nomi?».

Dario De Luca

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