«Le vacanze le passeremo a Palermo. Ovviamente avevamo messo in preventivo delle spese ma, vista la situazione, abbiamo rinunciato perché non sappiamo cosa accadrà a settembre. E quest’anno, da ciò che sentiamo e leggiamo, il clima sembra ancora più pesante». Tra la cassa integrazione a rischio e lo spettro di nuovi licenziamenti, per molti lavoratori questa sarà un’estate da dimenticare. E da Blutec ad Almaviva, con il governo alle prese con una crisi senza precedenti, il loro futuro appare ancora più incerto che in passato. Come conferma Willelma Eremita, operatrice del colosso Almaviva, l’azienda che appena pochi mesi fa ha annunciato il taglio di circa 1600 posti nella sede palermitana (su un totale di 2700 lavoratori).
«Più volte ho pensato di licenziarmi ma materialmente non possiamo permetterci un lusso simile – prosegue Willelma, 42 anni, una laurea in Filosofia e due bimbi di 9 e 13 anni di cui prendersi cura – Fortunatamente mio marito ha un lavoro a tempo indeterminato ma, nonostante ciò, è impossibile fare a meno del mio stipendio». Dal primo contratto a progetto nel 2005 è stata assunta poco dopo e da 14 anni è impiegata nella commessa Alitalia. Da anni alle prese con un clima di grande incertezza, proprio pochi giorni fa l’annuncio di un tavolo nazionale a Roma per affrontare i nodi di un settore messo in ginocchi dalle delocalizzazioni e dalle gare al massimo ribasso. Ma ora la spaccatura nel governo giallo-verde sembra rimettere tutto in discussione.
«Noi colleghi stiamo vivendo questa fase malissimo – ammette Willelma – perché una piccola speranza ci era stata data con l’annuncio del tavolo. Ma, adesso, questa nuovo scenario ha spezzato anche quello spiraglio di luce che si era creato. È un clima pessimo, nel nostro sparuto gruppo di serali ci sono almeno tre coppie di colleghi marito e moglie impiegati nella stessa azienda: con 1600 esuberi alle porte, entrambi potrebbero perdere il posto. Tutti hanno figli o hanno da pagare il mutuo sulla casa o la rata della macchina. La sensazione, purtroppo, è che si voglia chiudere Palermo».
Non meno pessimista è Vito La Mattina, 51 anni, operaio Blutec assurto agli onori della cronaca per aver piazzato, nei giorni scorsi, una tenda davanti ai cancelli della fabbrica ex Fiat a Termini Imerese. Spinto persino allo sciopero della fame per chiedere lo sblocco della cassa integrazione, ora gli ammortizzatori sociali appaiono di nuovo in bilico. La proroga della cassa integrazione strordinaria dal 1 luglio al 31 dicembre, infatti, potrebbe rimanere congelata fino a quando non verrà formato un nuovo esecutivo. «Ci sentiamo presi in giro, soprattutto da chi ha fatto cadere il governo, è stato il colpo di grazia che ci ha messo ko», sbotta Vito che dal ’91, prima impiegato alla catena di montaggio e poi al magazzino, ha sempre lavorato in Fiat e ora dopo cinque anni di cassa integrazione, vuole tornare a lavorare in fabbrica come ha fatto per quasi trent’anni.
«Siamo in allerta per questa situazione perché ora siamo messi peggio di prima – prosegue – Sono senza soldi e con il mutuo della ristrutturazione da pagare, quest’anno io e la mia famiglia non andiamo da nessuna parte». Sullo sfondo, c’è anche il futuro confuso di Blutec, che nel dicembre del 2014 ha rilevato lo stabilimento ma che adesso è bloccata dall’inchiesta che a marzo ha portato in cella i vertici dell’azienda e il sequestro di tutti gli stabilimenti. «La cassa integrazione è importante – aggiunge -, ma voglio tornare a lavorare. Senza un impiego stabile non andiamo da nessuna parte – e infine annuncia – se entro questa settimana non sbloccano le risorse, lunedì con mia moglie e le mie due figlie mi vado a piazzare in tenda davanti ai cancelli e facciamo le ferie là».
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