Le parole più usate sono malware, provider, indirizzo IP, password dai carattere speciali e poi Facebook, Twitter, Instagram, tutti concetti che accompagnano la quotidianità di tantissimi ragazzi. Ma quali sono i reali pericoli che ormai il mondo di Internet nasconde pochi ne sono a conoscenza. Ecco che per il quarto anno consecutivo ha preso il via la manifestazione Una vita da social realizzata dal Miur, dalla Autorità garante per l’Infanzia e l’adolescenza e dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni. L’iniziativa, selezionata dalla Commissione europea tra le migliori pratiche di sensibilizzazione a livello europeo, è partita da Roma il 5 febbraio raggiungendo Palermo, dove il truck ha stazionato nella centralissima piazza Verdi.
«La nostra campagna di sensibilizzazione racconta- Vincenzo Macrì, dirigente della Polizia postale e delle Comunicazioni della Sicilia occidentale,è spiegare soprattutto ai giovani che Internet è uno strumento innovativo ma dal quale ci si può difendere solo conoscendolo». Ad ascoltarlo con aria attenta e con la giusta curiosità di chi ormai per studi o per passione padroneggia la rete, ci sono i ragazzi del liceo Vittorio Emanuele lll indirizzo informatico che non si tirano indietro nel porre le domande più diverse come ad esempio: se esiste una password sicura o se esiste un indirizzo IP craccato. Dopo la parte strettamente didattica arriva il sorriso del testimonial d’eccezione, Sasà Salvaggio. Un modo semplice e leggero, quello del coinvolgimento degli studenti, che rende l’attività della Polizia Postale dal valore nettamente preventivo di fenomeni quali il bullismo e di cyberbullismo. E nell’esperienza diretta, degli agenti all’interno delle scuole, il cyberbullismo sembra aver coinvolto in media due ragazzi su tre.
«Ritengo che i pericoli – continua Magrì – derivano ogni qualvolta ci si relazioni qualcosa che non conosciamo. Per questo consiglio ai giovani ma anche ai loro genitori prima di ogni click di riflettere perché condividere con qualsiasi strumento social significa perdere il controllo della vita privata e permettere a qualcuno di entrarvi. Bisogna stare attenti non solo ai social, imparandone il corretto utilizzo, ma a altri gesti come possono esse semplicemente aprire una mail dove inseriamo i nostri dati o a effettuare un acquisto online, si tratta comunque di diffondere dei dati sensibili».
Il lavoro degli agenti della Polizia Postale pochi sanno che abbraccia non solo i reati postali e informatici ma ha una vastità di competenze. «Ben quattro anni fa – sottolinea Macrì – abbiamo acquisito la competenza in materia di cyberterrorismo ma non solo, ci occupiamo del contrasto alla pedopornografia online e per il quale agiamo esclusivamente sotto copertura e poi della tutela di mezzi elettronici di pagamento se l’abuso avviene attraverso una forzatura del pc, insomma ci occupiamo anche della frode informatica che si distingue dalla truffa per la quale la competenza è della Guardia di Finanza».
Un ruolo fondamentale quella della polizia postale ormai al passo con i tempi e che nel caso siciliano ha un raggio di azione molto ampio. «Noi operiamo su Palermo, abbiamo la sede in via Roma – afferma Macrì – ma anche sulle altre province come Trapani, Agrigento, Enna e Caltanissetta, cercando di mantenere un rapporto stretto con i diversi territori e con i giovani cercando di educarli e responsabilizzarli e anche invitandoli a venirci a trovare per conoscere il nostro lavoro». Un’attività di sensibilizzazione e prevenzione che ha visto l’adesione di diverse aziende leader nel settore delle Comunicazioni ma anche di una nota azienda dolciaria che ha lanciato un hashtag #unaparolaunbacio in modo che tutti gli studenti hanno potuto lanciare un messaggio positivo attraverso il corretto uso della parola.Adulti e ragazzi hanno poi salutato il camper pronto a salpare per la Sardegna. Fin ora i diversi operatori della Specialità hanno incontrato un milione di studenti sia nelle piazze che nelle scuole , percorsi 30mila chilometri e toccato 150 città italiane.
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