Curva Nord, il caso del bandierone scomparso «Già ad agosto non era più in quel magazzino»

Nel derby giocato sabato, tra Catania e Trapani, grande assente è stato il telone rossazzurro (120 metri di larghezza per 40 metri di lunghezza) che avrebbe dovuto coprire per intero la curva Nord all’ingresso in campo delle due squadre. Dopo avere anticipato la volontà di riutilizzarlo, in settimana i gruppi organizzati della curva ne hanno denunciato la scomparsa attraverso la pagina Facebook Quando saremo tutti nella nord. «Lo avevamo depositato in uno sgabuzzino sotto la tribuna A, adesso non c’è più». Dopo aver appreso la notizia, la prima reazione dei tifosi è stata rabbiosa: «E’ stato preso e buttato nella spazzatura, perché uno striscione di quelle dimensioni non può sparire. Si sono perse le tracce. Hanno fatto sparire il simbolo della nostra tifoseria. È l’ennesimo affronto che subiamo». Allo sdegno è immediatamente seguita la richiesta di verità: «Chi sa, parli. Comune o servizio d’ordine del Catania che sia».Tanto che, nei giorni che hanno preceduto il derby, è stato l’argomento principale trattato da tifosi, stampa e telegiornali.

Attraverso alcune testimonianze dirette, MeridioNews s’è impegnato a ricostruire, nei tempi e nei modi, la vicenda relativa alla scomparsa del telone. La scenografia, realizzata nel 2005 per la gara promozione Catania-Albinoleffe, era stata utilizzata per l’ultima volta il 17 Settembre 2006 per la partita Catania-Atalanta. Fu quindi riposta in uno sgabuzzino sotto gli spalti della curva nord. Il locale, compreso tra gli ambienti sequestrati dopo i fatti del 2 febbraio 2007, per ordine della procura dei minori fu nuovamente accessibile dal 5 giugno 2007

Compiuto un bel balzo temporale, un addetto dello stadio affermato di «avere sicuramente visto quel telone arrotolato sotto la curva nord prima dell’inizio della stagione in corso». Segue la testimonianza di un tifoso «Nel giugno del 2014, prima del concerto di Ligabue, il telone è stato srotolato sul campo, controllato, ripiegato e affidato agli inservienti del Calcio Catania che lo hanno riposto e messo sotto chiave nel primo magazzino che si incontra, a sinistra, superato il varco che collega la pista d’atletica con la zona spogliatoi sotto la tribuna A». E’ questa l’ultima volta e l’ultimo posto in cui il telone viene visto.

La notizia della scomparsa dello striscione, in un periodo caratterizzato dalla contestazione verso la dirigenza del Catania, è stata letta da alcuni tifosi come una possibile ripicca. L’elemento di novità raccolto da MeridioNews riguarda ciò che è accaduto da giugno in avanti e porta i fatti a quando i rapporti tra tifoseria e dirigenza erano meno tesi. A parlare è un addetto che svolge servizio allo stadio: «Premetto che non ero presente quando i tifosi dicono di avere consegnato il telone, quindi non posso confermare che ci sia mai stato in quel magazzino. Posso però affermare con sicurezza che già ad agosto, quando il Catania giocò la sua prima partita della stagione al Massimino, in quel magazzino non c’era alcun telone». 

Le responsabilità restano tuttavia vaghe: «Quel magazzino è sotto chiave, sempre – continua l’addetto -. Va firmato un verbale di consegna e poi di riconsegna quando le chiavi vengono date in custodia». Il peso e le dimensioni del telone lasciano presupporre che non sia stata un’operazione solitaria né facile da tenera nascosta, «ma al Massimino ci sono gli strumenti per spostare senza fatica grandi carichi, come i tabelloni pubblicitari». Il peso e le dimensioni del telone lasciano presupporre che non sia stata un’operazione solitaria né facile da tenera nascosta, «ma al Massimino ci sono gli strumenti per spostare senza fatica grandi carichi, come i tabelloni pubblicitari». 

Nella loro denuncia, i gruppi organizzati puntano il dito verso gli addetti del Comune e del Catania. «Comunque pensano che sia andata la vicenda – sottolinea l’addetto – i tifosi devono ricordare che sia gli addetti del Comune che quelli del Catania sono dei lavoratori, stipendiati per eseguire degli ordini, e basta. Tantissimi di loro sono anche tifosi e magari, ai tempi, erano proprio sotto quel telone». 

Marco Di Mauro

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