Salvatore Cuffaro, ex detenuto. C’è scritto solo questo, sulla locandina che annuncia il convegno che si è tenuto questa mattina in un’affollatissima Sala Gialla a Palazzo dei Normanni. Un commosso Gianfranco Micciché ha fatto gli onori di casa, «l’ho sempre detto – sottolinea, rivolto a Cuffaro – tu sei l’unico che ha pagato per tutti. Totò, qui sei il benvenuto, questa è casa tua».
Il lungo convegno sulla genitorialità vista da dietro le sbarre e sui diritti dei figli dei detenuti prosegue per tutta la mattina, tra i tanti interventi che si susseguono, il chiacchiericcio nel loggiato, i caffè al bar, mentre una sparuta rappresentanza del movimento delle Agende Rosse, insieme a qualche deputato dei Cinquestelle, manifesta il proprio dissenso per l’invito rivolto a Cuffaro davanti al portone monumentale del Palazzo, in piazza del Parlamento.
Ma la mattinata scorre tiepida, Marianna Caronia (gruppo misto, ex Udc) passa dalla sala Gialla per un saluto, si fa vedere anche il presidente della commissione Bilancio, Riccardo Savona (Forza Italia). Ma seduta in prima fila c’è anche la deputata dem Luisa Lantieri. Dall’altro lato, nonostante il piede rotto e una sedia per tenerlo in alto, la consigliera comunale Sabrina Figuccia, sorella del deputato Vincenzo, organizzatore dell’evento. Accanto al padrone di casa, al tavolo dei relatori, la deputata Udc Eleonora Lo Curto, già dirigente scolastico, e il Garante dei diritti dei detenuti, Giovanni Fiandaca, con cui la figlia di Cuffaro – sarà lui stesso a ricordarlo – ha lavorato alla tesi di laurea in Giurisprudenza.
È un Totò Cuffaro visibilmente emozionato quello che racconta come oltre le sbarre sia finita la sua vita di prima. E viene da chiedersi, a margine della standing ovation con cui la sua platea lo ha congedato, come si senta ad essere di nuovo, per un solo giorno, il Totò Cuffaro che tutti vanno ad abbracciare e a baciare, alla fine dell’iniziativa politica nella Sala Gialla del Palazzo della politica siciliana. Sembrava proprio lui, nuovamente in carne, pronto a baciare ogni guancia che gli si avvicina.
Ma a un occhio più attento è chiaro che quel Totò Cuffaro non è più lì. Ha lasciato il posto a quel Salvatore Cuffaro non più medico, non più ex parlamentare, non più ex governatore. Soltanto ex detenuto, come dice la locandina. Cita Victor Hugo, ma invoca anche quel sentimento di speranza tipico di chi è profondamente cattolico, augurandosi che l’autore de I Miserabili si sbagli. E che un giorno gli ex detenuti possano smettere di sentirsi giudicati e osservati per la loco condizione di ex detenuti.
«A me la vita ha fatto pagare un conto meritato – conclude – ma mi ha insegnato alcune cose: mi ha rimesso in ordine i valori. La vita mi ha spiegato che è inutile che mi lamenti quando lo Stato non mi manda al funerale di mio padre, perché quando lui faceva il compleanno e mi chiedeva di essere presente io avevo l’Aula, la riunione di giunta o di partito. So di avere commesso mille errori, e forse non li ho pagati tutti, ma se questo Paese penserà che andare incontro agli altri è importante, alla fine un’idea di speranza potrà vincere».
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