Davanti il cancello del Don Bosco c’è Totò Cuffaro. Lo vedi da lontano, se ne accorgono gli automobilisti incolonnati lungo via Libertà, i passeggeri a bordo degli autobus. Attorno a lui si raduna immediatamente, dal momento in cui arriva, un fiume di gente che aspetta solo quello, un bacio, una pacca sulla spalla, un cenno che dimostri che Totò non si è dimenticato di loro. E lui è lì. Probabilmente non era pronto a salutarli tutti, accorsi per lui alla presentazione del suo secondo libro, L’uomo è un mendicante che crede di essere un re. Gli manca il fiato, fatica, ha bisogno di un bicchiere d’acqua. Tutto attorno, sembra non essere cambiato nulla, volti noti e meno noti accorsi per salutare l’ex governatore. Ma al centro, di certo, non c’è più l’uomo col vassoio di cannoli in mano.
«Sono frastornato», ammette ai cronisti riusciti a raggiungerlo scavalcando la folla. «Ero abituato a questa accoglienza anche in passato ma ora mi colpisce profondamente perché non sono più un uomo di potere, è passato troppo tempo da allora», ha detto, emozionato e in lacrime, l’ex governatore che ha scontato in carcere la condanna definitiva per favoreggiamento alla mafia. «Tornare a fare politica? La mia passione politica non è mai venuta meno. Mi impegnerò politicamente a far conoscere la realtà delle carceri. Ma se mi chiedessero di tornare a candidarmi, no. Nonostante, se tornassi indietro, rifarei tutto quello che ho fatto, pur sapendo che finirei in carcere».
Secondo l’ex governatore, «la politica è anche mettere ogni giorno un tassello nel fare del bene comune, cerco di far conoscere la realtà del carcere che è un pezzo della società che merita di essere rispettata. Continuerò a fare politica per fare del bene dall’altra parte del Mediterraneo, permettendo ai bambini in difficoltà di evitare di rischiare la vita in un viaggio attraverso il Mediterraneo tanto pericoloso». Tra i tanti volti accorsi per assistere alla presentazione del libro, anche diverse facce di area democratica. «C’è tanta gente che mi vuole bene e chi mi vuole bene ha diritto di votare per chi vuole». «La polemica nel Pd mi sconcerta – ha aggiunto -, credo di aver detto una cosa ovvia affermando che buona parte del milione e 800mila voti che presi alle regionali oggi siano finiti in altri partiti e dunque nel Pd, il più grande partito. Se su una cosa così ovvia il Pd pensa di poter litigare un mese di seguito tra chi sostiene che è stato Renzi ad aprire il partito o se già lo aveva fatto Bersani, io davvero non so cosa dire».
Insomma, dopo appena qualche minuto è chiaro come il libro faccia soltanto da cornice al motivo per cui in centinaia sono accorsi alla presentazione: vedere Totò e conoscere la sua opinione sull’attuale situazione politica regionale: «La Sicilia è in crisi, c’è una grande insoddisfazione. È una regione che sta peggio delle altre. A Crocetta dico che oggi serve la capacità di indurre fiducia perché la Sicilia torni a sperare. Credo che come tutte le cose buone alla fine la speranza vince sempre».
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