«In una notte come tante altre, senza che noi c’entrassimo nulla, abbiamo perso la casa e preghiamo affinché mia suocera non ci rimetta la vita». C’è tanta rabbia nelle parole di Rosaria Cinturino, una delle residenti della palazzina attaccata a quella che, nella notte tra il 25 e il 26 febbraio, è crollata per cause ancora al vaglio degli inquirenti. Da allora non è passato neppure un mese. Le famiglie sfollate hanno trascorso questo periodo in un bed and breakfast di via Etnea messo a disposizione dall’amministrazione comunale. «I titolari sono molto sensibili, ci trattano benissimo ma dal Comune ci hanno fatto sapere che possiamo restare fino alla prossima settimana. E poi, cosa ne sarà di noi?», domanda la cittadina. La quale precisa come il dolore più forte rimanga quello per la suocera, Rosaria Nicosia, ricoverata da venerdì in terapia intensiva e per i suoi figli, due maschi e una femmina, ancora sotto shock.
«Mia suocera è tra la vita e la morte, e sembra che la cosa non interessi a nessuno perché è anziana», attacca Rosaria Cinturino. La vittima, 69 anni e proprietaria dell’appartamento in cui viveva con la famiglia del figlio, dopo i soccorsi del pronto intervento è stata trasferita all’ospedale di Lentini e le sue condizione erano già sensibili. «Dallo scorso venerdì è al Garibaldi vecchio di Catania, indotta in coma farmacologico dai medici per via dei forti dolori al petto, della febbre alta e perché non più in grado di respirare autonomamente», spiega la parente di Rosaria Nicosia. «Il problema è la gabbia toracica: ce l’ha frantumata, le costole le hanno perforato le vene per cui, considerato che era già una fumatrice, la situazione è ancora più critica. Ogni giorno – continua la donna – ci danno sempre meno speranze sulla sua vita. Non riesco a pensare che l’ultima volta che l’ho vista in sé era sulla barella dell’ambulanza, poco dopo l’esplosione».
La situazione non è delle migliori nemmeno per coloro i quali sono usciti illesi dal crollo di quella notte, sulla quale la procura della Repubblica di Catania ha aperto un fascicolo ipotizzando i reati di disastro e omicidio colposo, iscrivendo nel registro degli indagati il 60enne residente Arturo Russello, ancora all’ospedale Civico di Palermo per ustioni. «Mio figlio il piccolo, Kevin, non riesce più a concentrarsi a scuola mentre la maggiore, Chiara, ha frequenti attacchi di panico. Nemmeno nel vicinato le cose vanno meglio – continua Rosaria Cinturino – Uno di loro, giorni fa, mi ha confidato che bambini e adulti hanno difficoltà ad addormentarsi, la sera, per via del trauma del botto». «Io stessa ho paura ma cerco di mostrarmi forte di fronte alla mia famiglia perché devo capire cosa ne sarà quando non potremo più stare al bed and breakfast», racconta la cittadina.
Sulla questione, che allo stato attuale appare come un’emergenza abitativa che coinvolge poco meno di 15 persone, in settimana la commissione consiliare ai Servizi sociali si è riunita per conoscere le esigenze dei cittadini e capire in che modo l’ente potesse dare loro un aiuto. «Le soluzioni fino a ora ipotizzate sono due: la messa a disposizione di alcuni alloggi popolari dell’Iacp, che comunque sono da risistemare, e la concessione del cosiddetto bonus casa», interviene, contattato da MeridioNews, il vicepresidente dell’ottava commissione Sebastiano Anastasi. «Il triste evento dell’esplosione, ancora una volta, mostra la fragilità del welfare catanese, soprattutto in relazione allo straordinario perché – continua il consigliere comunale – già sull’ordinario l’ente è con l’acqua alla gola». «In questi casi, non capisco come mai l’amministrazione non cerchi sponsor privati o fondi europei per riappropriarsi del suo stesso patrimonio immobiliare, completamento abbandonato, che potrebbe tornare utile», conclude. La replica di Rosaria Cinturino è secca: «Non vogliamo la casa popolare ma quella nostra. Dobbiamo forse rassegnarci ad averla persa per sempre?».
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