«Un imprevisto geologico». C’è stato questo alla base del crollo della palazzina in via Plebiscito all’altezza di via Castromarino a Catania avvenuto la notte tra il 19 e il 20 gennaio del 2020. «Nessuna responsabilità da parte della società Cmc di Ravenna che stava eseguendo i lavori di realizzazione della metropolitana». Per questo motivo, il giudice per le indagini preliminari del tribunale etneo Luigi Barone ha ordinato l’archiviazione del procedimento penale a carico dei dirigenti e tecnici dell’impresa. «Il consulente della procura e anche il giudice – spiega a MeridioNews l’avvocato Giampiero Torrisi che, insieme alla collega Gaia Cernuto ha assistito gli indagati – hanno riconosciuto che da parte dei dirigenti e dei tecnici di Cmc non solo non c’è stato errore ma nemmeno imprudenza, negligenza o imperizia. La causa del crollo è stato un imprevisto geologico». Ovvero, una circostanza imprevedibile dovuta a cavità nel sottosuolo che non erano individuabili. «Nonostante le diverse verifiche effettuate dalla ditta realizzatrice dell’opera», precisa Torrisi.
Archiviato il procedimento penale, la ditta può ricominciare a procedere con i lavori del tratto di metropolitana Stesicoro-Aeroporto. In un primo momento, nel cantiere erano stati messi i sigilli per potere effettuare i sopralluoghi e tutte le verifiche necessarie a stabilire se ci fosse una correlazione tra il crollo e i lavori. «A dicembre del 2021, l’azienda aveva acquistato l’edificio liquidando ai proprietari il corrispettivo, secondo il valore che le abitazioni avevano prima del crollo – ricostruisce l’avvocato al nostro giornale – Poi la struttura è stata demolita». Per i residenti rimasti sfollati, quella notte di più di tre anni fa, era cominciato un lungo calvario.
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