Crocetta scopre che il Governo Renzi affossa la Sicilia «Non siamo servi di Roma, meglio parlare chiaro»

Improvvisamente il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, si è svegliato. E si è accorto che Roma sta scippando alla nostra Isola un sacco di soldi. Non cita la mancata applicazione della territorialità delle imposte – se non altro perché l’estate scorsa ha firmato un accordo con il governo nazionale, rinunciando agli effetti di una sentenza della Corte Costituzionale che, proprio su tale materia, dà ragione alla Sicilia – ma in compenso scopre che governo Renzi si è preso i fondi Pac, sigla che sta per Piano di azione e coesione.

Insomma, nella conferenza stampa tenuta qualche ora fa a Palermo, nei saloni di Palazzo d’Orleans, il governatore Crocetta ha preso posizione su alcuni fatti. Leggiamo su un lancio di Askanews: «In fatto di sacrifici non abbiamo bisogno di lezioni da Roma. Solo nel 2013 abbiamo tagliato circa un miliardo e 700 milioni di euro di spesa corrente strutturata che ha permesso di ridurre all’osso il bilancio. La Sicilia ha fatto un grande lavoro di spending review – ha proseguito il governatore siciliano -. Molti problemi vengono dal passato, ma altri vengono dal presente. Come quando lo Stato blocca ad esempio 1,2 miliardi di trasferimenti che incidono sulla spesa».

In questo caso il tema non riguarda i trasferimenti dello Stato, che non ci sono, ma gli accantonamenti: e cioè i soldi che lo Stato si trattiene dalle entrate della Regione siciliana. Con molta probabilità, il presidente della regione fa riferimento all’accantonamento di un miliardo e 200 milioni di euro previsto per il 2015: si tratta di una somma che il Governo nazionale si tratterrà dal Bilancio 2015 della Regione, così come ha fatto quest’anno, trattenendo un miliardo e 150 milioni di euro (più 200 milioni di euro per i noti 80 euro al mese per i lavoratori con redditi inferiori a mille e 500 euro al mese) e così come ha fatto nel 2013, quando ha tolto al Bilancio regionale 915 milioni di euro.    

«Alla Sicilia – ha aggiunto Crocetta – si chiedono tagli al limite del rigor mortis. Ma il rigore non può uccidere la Regione. Il rigore deve servire al rilancio. Il taglio dei fondi Pac è inconcepibile e delittuoso. Dentro quei fondi c’è l’accordo di Termini Imerese, c’è l’accordo di Gela. C’è in gioco il destino industriale siciliano». 

Secondo Crocetta, la Regione, quest’anno, non registrerà un calo delle entrate. Un dato che smentisce la voce che corre da qualche giorno: e, cioè, la previsione di un calo delle entrate, nei conti della Regione, dell’ordine di almeno un miliardo di euro.   

Leggiamo ancora in un lancio dell’AdnKronos: «Non siamo servi di Roma, meglio parlare chiaro. Non diano lezioni etiche alla Sicilia, noi siamo d’esempio per loro. Roma non può chiedere alla Sicilia un trattamento diverso di quello che rivendica nei confronti di Bruxelles». Crocetta ha citato il caso di Mafia capitale (l’inchiesta della magistratura che a Roma sta scoperchiano un sistema mafioso ndr), «mentre la Regione – ha aggiunto – sta facendo una grande operazione di trasparenza». 

Crocetta ha parlato anche dei rifiuti. Ed è tornato a chiedere la gestione commissariale che appena ieri Roma gli ha negato. E ha detto di non escludere di spedire rifiuti all’estero, «anche se questa per noi è una sconfitta, perché all’estero sanno che i rifiuti sono occasioni di ricchezza e non di spreco».

Il presidente si è rammaricato del fatto che la raccolta differenziata dei rifiuti, in Sicilia, sarebbe ferma al 10 per cento (in realtà, secondo l’Ispra, uno dei più importanti Istituti di ricerca del nostro Paese in materia di temi legati all’ambiente, è sotto il 10 per cento). E ha annunciato una politica per potenziare la stessa raccolta differenziata. 

Giulio Ambrosetti

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