di Gabriele Bonafede
Grande provocatore, regista “scomodo” delle questioni sociali più spinose e borderline, Paul Vecchiali non si smentisce nemmeno a Palermo e quando chiediamo la sua opinione su un paio di temi attuali soddisfa la curiosità con frasi tranchant. Del festival di Cannes dice Che è una setta, o per meglio dire dalle nostre parti, una mafia, o mafietta. Salva solo la “Settimana della critica”, nella quale, a volte sono state premiate grandi opere”. “Non ho ancora visto Salvo il film siciliano appena premiato, dice ai microfoni di Linksicilia.
E si va avanti con provocazioni e opinioni nette, come sempre, fuori dal coro: Tornatore non mi piace affatto, mentre Dino Risi è un grande del cinema italiano. Mi piacciono anche Monicelli e mi piace moltissimo Valerio Zurlini, in particolare Cronaca familiare“. D’altronde un punto di riferimento per il suo percorso.
Parliamo in francese, anche se Vecchiali parla anche italiano, ed è una piacevole conversazione insieme a Éric Biagi direttore dellInstitut français di Palermo, uno dei partner del festival. Quando nominiamo Toni Servillo, il regista sillumina: Un attore imponente, il miglior attore che cè in Italia al momento. Ho visto Viva la Libertà, di Roberto Andò, ed è un grande film.
Il film di Ciprì È stato il figlio non lho visto, ma apprezzo la sua fotografia. Mi piace molto l’attore Zingaretti, ma non ho mai letto Camilleri.
Lancia poi la visione del suo Femme, Femme del 1974 al Sicilia Queer Filmfest, in questi giorni a Palermo al cinema ABC, con un eloquente Siete liberi!, perché è lo spettatore, secondo Vecchiali, il vero giudice, il libero giudice, di tutto il cinema e non solo.
Paul Vecchiali e il direttore del Sicilia Queer Filmfest Andrea Inzerillo foto di Giusi AndolinaPieno denergie, non dimostra affatto 83 anni: almeno dieci e forse venti meno. Con un vestito interamente bianco e una lunga sciarpa, barba bianca curata, sopracciglia folte e uno sguardo penetrante, non ama essere flatté, complimentato, allisciato, diremmo dalle nostre parti. Noi registi siamo persone comuni, non amo il divismo. E lo ha dimostrato in tutta la sua carriera trapuntata di film trasversali, di denuncia, di riflessione, fuori dal coro, sempre. Produttore totalmente indipendente ha lanciato molti registi alternativi.
Muto il suo primo film, del 1961, rarissimo per quegli anni e in bianco e nero la proiezione di ieri sera apprezzata dal pubblico che è rimasto fino allultimo sottotitolo a meditare su unopera particolare, appunto Femme, Femme dove il sentiero del tramonto di due attrici è trattato con ironia e drammaticità al tempo stesso, e nientemeno che con intere parti cantate: in effetti un musical, almeno parzialmente. È un lungo film dalle grandi introspezioni e allusioni sulla marginalizzazione e il contrasto tra vita reale e vita rappresentata.
Lunedì vedremo il suo lavoro più importante Corps à cur, del 1977, ma non possiamo non menzionare il più discusso La machine sulla pena di morte che, ricordiamo, in Francia fu abolita solo nel 1981, trentacinque anni dopo che in Italia.
Paul Vecchiali presenta il suo Femme Femme al Sicilia Queer Filmfest foto di Giusi AndolinaVecchiali è corso, nato ad Ajaccio. Vive nel sud della Francia ma a noi sembra non abbia mai perso quel modo dessere isolano, indipendente per indole naturale, che somiglia tanto al nostro modo dessere siciliano. Cerchiamo di spiegargli chi è Rosario Crocetta, che non conosce affatto, e del perché siamo un pochettino delusi della sua assenza allinaugurazione del Sicilia Queer Film Festival dedicato al cinema GLBT (gay-lesbo-bisex-trans). Lui ribadisce Non so chi sia. Né il presidente della Regione ha fatto nulla per farlo sapere, aggiungiamo noi, visto che ha mancato lappuntamento dellapertura.
Il discorso va inevitabilmente sulla politica e sulla legge da poco approvata in Francia sul matrimonio tra persone dello stesso sesso. Ci sembra, giusto, diciamo che il Sicilia Queer Filmfest abbia questanno un gran numero di film francesi a sottolineare limportanza dellavanzamento dei diritti in Francia. Ma Paul Vecchiali non si smentisce: non vuole complimenti né per se, né per il proprio Paese. Desidera solo che si vedano i suoi film e se ne capisca il senso e larte.
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