LE NOTIZIE, COME AL SOLITO, SONO FRAMMENTARIE. IL GOVERNO DICE DI AVER TROVATO I SOLDI. DAL SOLITO ALLENTAMENTO DEL PATTO DI STABILITA’. PERO’ IL GOVERNATORE FA SAPERE CHE VUOLE COSTITUIRE UN FONDO PER I MINORI ARRIVATI CON I BARCONI E RICOVERATI NELLA NOSTRA ISOLA. MA NON DOVREBBERO PAGARE STATO E UNIONE EUROPEA? FRESCO COME UN QUARTO DI POLLO, IL PRESIDENTE LASCIA INTENDERE CHE NON CI SARA’ UN ULTERIORE RIMPASTO. INTANTO ARDIZZONE VOLA A ROMA PER PARLARE CON GRASSO DI ARTICOLO 36
La situazione, tanto per cambiare, resta confusa. Ma la sensazione è che, in Sicilia, all’interno del PD, i renziani – utilizzando la sponda romana – potrebbero aver assestato un duro colpo al segretario regionale del Partito Democratico, Fausto Raciti, e all’area Cuperlo.
Lo ripetiamo: lo senario è confuso e, come al solito, il presidente della Regione, Rosario Crocetta, alza polveroni.
Il governatore e l’assessore all’Economia, Maurizio Agnello, dicono di aver ottenuto 400, o forse 500 milioni di euro dall’allentamento del Patto di stabilità.
Se le cose stanno così non ci dovrebbe essere bisogno di aspettare a fine luglio per dare risposte alle tante categorie sociali della nostra Isola rimaste senza risposte. Se i soldi ci sono – come dicono Crocetta e Agnello – ad inizio della prossima settimana la conferenza dei capigruppo dell’Ars potrebbe già mettere all’ordine del giorno il disegno di legge per la terza manovra finanziaria.
Se questo non avverrà e tutto dovesse essere rinviato a fine luglio, beh, a questo punto sarebbe opportuno andare a vedere meglio nei conti. Ma la nostra è solo una congettura: noi, infatti, non abbiamo dubbi sul fatto che questi 400-500 milioni di euro arrivino da Roma: un ‘regalo’ del Governo Renzi che metterebbe a tacere i dirigenti siciliani dell’area Cuperlo.
Questa parte del PD – che all’Ars conta su 9 parlamentari – è rimasta fuori dal rimpasto della Giunta regionale e dovrebbe essere rimasta fuori anche dalla difficoltosa spartizione delle poltrone della sanità siciliana (questione ancora aperta, perché rimane l’incognita di tre o quattro ‘manager’ nominati, ma illegittimi e, a quanto si racconta, anche di due currucula un po’ strani…).
Un altro elemento molto strano è un passaggio delle dichiarazioni del governatore Crocetta. Là dove afferma che la Regione costituirà un fondo per i minori arrivati in Sicilia con i barconi e ricoverati negli oltre 300 centri approntati nella nostra Isola.
Nulla da dire sul fatto che questi minori vadano assistiti. Certo, sarebbe corretto farli assistere dalle strutture pubbliche e non dai privati – tutte cooperative sociali sorte come funghi – che lucrano su questo nuovo, grande affare.
Spiace scrivere queste cose, ma noi non cadiamo nella trappola del ‘melodramma’. L’assistenza a questi minori è diventata un affare in un quadro di assenza di chiarezza.
Roma ha modificato la legge nazionale n. 328 e ha stabilito che il costo di questi minori – 74 euro al giorno per oltre 300 centri dislocati in Sicilia, ‘operazione’ da oltre 80 milioni di euro all’anno gestiti da privati e non da strutture pubbliche! – è a carico dei Comuni siciliani. Una follia, perché i Comuni dell’Isola sono quasi tutti in ‘bolletta’.
Pochi giorni prima del voto per le elezioni europee – a voce e non con una legge – nel corso di riunioni romane, è stato stabilito che a pagare la retta di questi minori sarebbero stati la Regione siciliana e, soprattutto, lo Stato.
Tutto questo sulla parola. Ieri il presidente Crocetta ha detto che la Regione istituirà un fondo per questi minori. Giusto. A patto che il costo di questi minori, alla fine, non venga caricato tutto sulla Regione e sui Comuni siciliani. Sarebbe bene che, a questo punto, intervenisse il Parlamento dell’Isola – vero titolare della gestione di questa vicenda – per chiedere a Roma chiarezza.
Anche perché nessuno, in questo momento, controlla la proliferazione di questi centri per l’assistenza ai minori – ripetiamo: quasi tutti privati! – che con i continui sbarchi vanno riempendosi. Siccome la legge dice che questi minori debbono restare in questi centri fino al compimento della maggiore età, per poi essere “integrati”, ecco, non vorremo che, nel silenzio generale, i costi di questo servizio – assolutamente meritorio – venissero scaricati sulla Regione e sui Comuni.
Il Parlamento siciliano farebbe bene a prendere in mano tale questione, a fare chiarezza su eventuali speculazioni e, soprattutto, a pretendere, con una legge nazionale, che i costi di questo servizio vengano messi a carico dello Stato e, soprattutto, dell’Unione europea.
Tornando al dibattito politico regionale, non sfugge agli occhi degli osservatori che Crocetta, con la ‘sponda’ del Governo romano, si è liberato della stretta dell’area Cuperlo in Sicilia.
Quando Crocetta dice che fa parte del PD e che non si fa “dettare l’agenda da nessuno”, lascia intendere – almeno così la leggiamo noi – di non avere alcuna intenzione di cedere alle richieste dell’area Cuperlo della Sicilia.
Non solo. La sensazione è che, ormai, i renziani siciliani siano diventati i ‘protettori’ del Governo Crocetta. E anche gli anticipatori delle scelte politiche di fondo.
Sotto questo profilo, le dichiarazioni del parlamentare nazionale del PD, Davide Faraone, leader dei renziani siciliani, sui precari – dichiarazioni in verità un po’ campate in aria e totalmente prive di agganci con la realtà economica della nostra Isola – potrebbero essere il via alla linea del Governo regionale rispetto a questo problema.
Faraone, forse dimenticando che i circa 100 mila precari siciliani non ‘stabilizzati’ sono una bomba sociale ad orologeria, dice che questo personale non può più pretendere di lavorare per la pubblica amministrazione, cioè per Regione e Comuni (i precari delle Province, che pure sono tanti, sembrano essere ‘scomparsi’ dall’immaginario della politica siciliana).
Secondo Faraone, dovranno confluire in un unico bacino a tempo e trovare lavoro presso le aziende private.
Non è facile capire se sono più inutili i discorsi dell’onorevole Faraone o se è lo stesso onorevole Faraone a non avere idea di quello che dice. E’ evidente che questo parlamentare nazionale del PD non sa che questi 100 mila e passa precari hanno un’età media di 40-50 anni.
Quale azienda privata dovrebbe assumere un quarantenne o un cinquantenne, peraltro con esperienza nella pubblica amministrazione siciliana nella quale – notoriamente – non si apprende l’arte della manifattura? E poi dove sarebbero, nella nostra Isola, queste aziende ‘private’ che dovrebbero assumere l’esercito dei precari siciliani?
Siamo, come potete notare, ai discorsi persi. Il livello è quello degli 80 euro di Renzi…
Forse la cosa più seria di questo fine settimana politico è la visita del presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, al presidente del Senato, Piero Grasso. Tema: l’applicazione dell’articolo 36 dello Statuto.
“Durante il colloquio – recita un comunicato della presidenza dell’Ars – Ardizzone ha sollecitato il rapido avvio della modifica dell’art.36 dello Statuto siciliano, come già approvato dall’Ars, che consentirà alla Sicilia di tenere nel proprio bilancio le imposte di produzione. Grasso ha manifestato grande disponibilità dimostrando, come sempre, massima attenzione e sensibilità verso la sua Sicilia”.
Altro che chiacchiere di Crocetta: se il presidente Grasso risolve tale questione giuriamo che gli facciamo una statua!
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