Crocetta, come Obama, rimedierà ai danni dei suoi predecessori?

Obama vince e supera Romney anche nel voto popolare. Il temuto testa a testa che avrebbe portato gli Stati Uniti allo stallo di potere che caratterizzò per oltre una settimana il confronto tra George Bush junior e Al Gore non c’è stato.

Romney ha telefonato al vincitore riconoscendo la sconfitta rinunciando così a ogni contestazione futura. Dopo essersi dilaniati in una lunghissima campagna elettorale con colpi letali e accuse al limite dell’infamia, i duellanti hanno deposto le armi e lo sfidante si inchinato al nuovo imperatore pro tempore.

La velocità con cui la politica americana costruisce i suoi campioni e demolisce i suoi provvisori idoli potrebbe essere uno degli elementi salutari da importare in Italia. Prima di Monti gli ultimi venti anni sono stati un lungo condominio tra Berlusconi e Prodi. Due uomini divenuti vecchi mentre si combattevano.

Adesso il riformatore Obama ha davanti a sé altri quattro anni, poi animerà la sua fondazione, aprirà un museo e come i suoi predecessori si dedicherà a conferenze in giro per il mondo. Tutto il contrario di quello che avviene nelle nostre regioni.

Noi abbiamo scimmiottato l’elezione diretta, rendendola una burla rispetto a quella americana. Abbiamo stabilito il limite dei due mandati, come in America, tranne violare la regola come Roberto Formigoni nella Regione Lombardia e Vasco Errani nella Regione Emilia , giunti al quarto mandato, dimostrano.

Cosa cambierà nella Sicilia periferia dell’impero? Le regole di una superpotenza spesso prescindono dal volere del suo stesso presidente. Come ebbe a constatare Nixon durante il suo turbinoso mandato, il complesso militare industriale è un corpo che si muove oltre e a volte contro le volontà politiche. Ma un presidente bellicoso è altra cosa da un presidente acclamato dalle piazze della primavera araba.

Al successo di Obama il nostro presidente governatore potrebbe però ispirarsi. Nei suo quattro anni di governo il presidente rieletto ha promesso che avrebbe assicurato la copertura medica ai più poveri, e una riforma epocale molto osteggiata ha visto la luce.

In Sicilia basterebbe bonificare il bilancio della Sanità dagli sprechi e dalle clientele per restituire ai siciliani l’orgoglio di curarsi nella loro regione invece della consueta emigrazione della salute negli ospedali del Nord.

Obama ha salvato l’economia americana da un disastro senza precedenti che le permissive leggi sulla finanza creativa del suo predecessore avevano provocato. In Sicilia i quattro anni di Lombardo e i 7 di Cuffaro hanno causato l’aumento dei disoccupati, la svendita del patrimonio della Regione, la privatizzazione degli utili e la publicizzazione delle perdite, il proliferare di consigli d’amministrazione delle finte società parapubbliche, la creazione di una casta di beneficiati e la cayenna per una sterminata fascia di diseredati.

Crocetta, come Obama, rimedierà ai danni dei due predecessori? Le elezioni americane insegnano che un uomo può fare la differenza: di metodo, di stile, di valori. Può restituire speranza o far piombare in una rassegnazione peggiore della disperazione. La Sicilia e il suo nuovo presidente sono attesi a una prova cruciale.

Foto di prima pagina tratta da examiner.com

Aldo Penna

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