Crocetta, candidato antimafia «aperto a tutti» «Ridicolo definirsi puri, vincono i fatti»

Dice di essere «aperto a chiunque, senza preclusioni ideologiche verso i movimenti autonomisti» e cita, singolarmente, quello che non va in Mpa, Udc, Forza Sud e nello stesso Partito democratico, ovvero «la mancanza di un codice etico». Secondo Rosario Crocetta, eurodeputato del Pd candidatosi alla presidenza della regione, «nessuno è puro ed esente da critiche». E sintetizza il suo pensiero citando il vangelo: «Io non busso alla porta del ricco Epulone, la mia è una candidatura popolare, che parte dalla gente», dice. Ma non considera la candidatura ufficiale come scontata ed è «disposto a fare le primarie, magari contro Claudio Fava». E per ribadire che «la campagna elettorale si fa tra la gente, non negli alberghi di lusso», l’ex sindaco di Gela ha deciso di iniziarla a Librino, il grande quartiere popolare a sud di Catania, con un partecipatissimo incontro nella sede del Pd di viale Castagnola.

«Se Antonio Presti ne ha fatto un simbolo di bellezza, io voglio fare di Librino un simbolo di riscatto. Il mio obiettivo è innanzitutto di far istituire finalmente la Zona franca urbana prevista a Librino, Gela ed Erice, in modo da consentire alle imprese che investono in queste realtà di non pagare tasse per molti anni. E l’Europa può finanziare tantissimi progetti che daranno lavoro a migliaia di giovani. Io so come si fa», dice Crocetta sicuro. Perché, anche se la strada che porta alle elezioni del 28 e 29 ottobre è appena iniziata, Crocetta non si accontenta di semplici promesse elettorali. Lui, primo sindaco apertamente omosessuale in Sicilia, cattolico praticante e sfuggito più volte agli attentati mafiosi è sicuro di fare «una rivoluzione, puntando su lotta alla mafia, energie rinnovabili e turismo». Di Gela, la città di cui è stato sindaco per sei anni, dice che non è più «l’inferno» di Giorgio Bocca, ma «una città ben governata da persone serie». Governata, per la precisione, da un sindaco del Pd, Angelo Fasulo, in  coalizione con l’Mpa, un’esperienza che continua nonostante a livello regionale il patto con Lombardo sia finito.

Crocetta definisce quella di Raffaele Lombardo «una stagione definitivamente finita, dalla quale non riprenderò nulla, perché la Sicilia non si governa con i commissariamenti ma con la democrazia. Ha rappresentato la vecchia Sicilia, che ormai è corrosa dall’interno, e le sue vicende giudiziarie sono incompatibili con il ruolo di presidente della regione. Credo che non ci sia bisogno di dire molto altro a riguardo». Che Crocetta si senta in imbarazzo a parlare dell’Mpa, con Lombardo indagato per concorso esterno in associazione mafiosa? «Non mi crea nessun imbarazzo, perché contano le persone. Lo dimostra la giunta comunale di Gela, che sta facendo un ottimo lavoro» risponde.

Sulle eventuali coalizioni, ci tiene a fare subito chiarezza: «Proporremo un codice etico da far rispettare». Tra i candidati, «verranno esclusi i condannati in via definitiva ma anche chi ha procedimenti pendenti». E sulle possibili alleanze, a Gianfranco Micciché dice che la sua Forza Sud «dovrebbe smarcarsi definitivamente da Marcello Dell’Utri per risultare credibile». All’Udc che è «contento che si sia affrancato dall’era Cuffaro». E che, con il rispetto dell’etica, c’è spazio per tutti. «Ma io non mi occupo di coalizioni, quelle lasciamole ai partiti: l’inciucio, a queste condizioni, non potrei farlo con nessuno» spiega l’eurodeputato. Che non lesina le critiche anche al suo partito: «Del Pd non mi sta bene il poco spazio lasciato ai giovani e alle donne».

Ma dalla domanda su un eventuale problema d legalità all’interno del suo partito, Crocetta si smarca con furbizia: «Nessuno è puro ed è ridicolo presentarsi come puri: non vince una etichetta, ma i fatti». Il riferimento, piuttosto esplicito, è a Claudio Fava, anche lui candidato alle regionali. «Con Claudio spero che sarà uno scontro leale e lo invito a sfidarmi nelle primarie. Anche se sono sicuro di vincerle, perché il mio elettorato è molto più ampio». Un elettorato che va «da destra a sinistra, eterogeneo», e al quale Crocetta promette di applicare il metodo utilizzato a Gela: «Dove, non ho avuto paura a licenziare la moglie di un boss, anche se questo mi è costato caro, con le minacce di morte».

La Sicilia, però, non è Gela. Tuttavia Crocetta non sembra spaventato dalle migliaia di dipendenti e precari e dai debiti per centinaia di milioni di euro.  «Sono in grado di affrontare le sfide, e l’enorme apparato di precari della regione Sicilia da spreco può diventare risorsa. Cacciando fuori i delinquenti e chi non merita, ma dando una seconda possibilità a chi sbaglia». Per prima cosa, però, bisogna sbloccare i fondi europei «Uno scandalo aver usato poche centinaia di milioni dei miliardi di euro stanziati». E, anche se il programma «verrà definito in questi mesi in appositi incontri programmatici in giro per la Sicilia», Crocetta propone fin da ora un sistema efficace per accedere ai fondi della Banca europea per gli investimenti. «Il metodo è quello del patto tra i sindaci, un esperimento che sta dando i suoi frutti nel calatino, con una popolazione coinvolta di circa trecentomila persone. I comuni – continua Rosario Crocetta – fanno degli accordi tra di loro per investire nelle energie rinnovabili. La Sicilia può riempirsi di pannelli solari, in modo da risparmiare il 50 per cento nel costo dell’energia, e dare lavoro, per ogni 50 mila abitanti, ad almeno 800 giovani. E, dove servisse, reimpiegando i dipendenti regionali in altre mansioni, senza logiche di clientelismo».

Sotto i portici del complesso di case popolari che ospita la sede del circolo Pd, una donna si avvicina all’eurodeputato, e chiede: «Ma voi qui non le date le buste della spesa?». Crocetta le risponde paziente, con un «No, il mio è un metodo diverso» e, non appena la signora si allontana, subito dopo aggiunge: «Ecco, una dimostrazione della Sicilia che ha un modo di pensare che dobbiamo cambiare».

Leandro Perrotta

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