Stanno provando ad ergersi capofila della protesta degli agricoltori siciliani. Contro le ultime decisioni europee e contro una crisi che attanaglia il settore in realtà da molto prima delle scelte dell’Ue. Sono i sindaci della Sicilia centromeridionale che, all’indomani delle manifestazioni che hanno visto migliaia di persone scendere in piazza, si sono incontrati a Gela per stabilire le prossime iniziative da portare avanti.
Due in questo momento le richieste principali: la revisione del trattato Euromediterraneo (con la contemporanea attivazione della clausola di salvaguardia prevista dall’accordo col Marocco sulle arance), e il riconoscimento dello stato di crisi del comparto agricolo. I dati snocciolati dal primo cittadino di Pachino, Roberto Bruno, indicano che bisogna far presto. «Tra gennaio e febbraio c’è stato un aumento del 75 per cento dei prodotti marocchini rispetto all’anno scorso. A fronte della perdita sul prezzo del 50 per cento che a dicembre hanno registrato le nostre coltivazioni». Gli amministratori comunali di Vittoria, Gela, Niscemi, Licata, Palma di Montechiaro e Pachino si sono detti incoraggiati dai «feedback positivi» registrati dalle manifestazioni del 14 marzo.
«La gente sa distinguere i sindaci dagli amministratori regionali e nazionali – ha provato a sintetizzare Giuseppe Nicosia, alla guida di Vittoria -. Abbiamo riscaldato le piazze, ora c’è da costruire le prossime tappe». Un’idea condivisa è quella di portare la protesta a Roma o Firenze già nelle prossime settimane. Mentre sul tavolo del governo regionale è pronta la delibera per il riconoscimento dello stato di crisi. «In contemporanea dovrà muoversi anche l’Anci Sicilia – ammonisce ancora Bruno -. Stiamo lavorando alla proposta di farci insieme promotori del prodotto siciliano attraverso una campagna di sensibilizzazione rivolta a scuole e strutture alberghiere affinché consumino cibo siciliano. Non è certo una soluzione ma è comunque una risposta concreta, una valvola di sfogo».
In aggiunta il sindaco di Gela, Domenico Messinese, ha proposto una defiscalizzazione delle denominazioni di origine dei prodotti agricoli e alimentari «per rendere i nostri prodotti appetibili». Tra i primi cittadini c’è la consapevolezza che, dopo la protesta di febbraio al mercato di Vittoria e l’incontro col ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, non sono consentiti passi falsi. Il timore è consegnare la protesta degli agricoltori nelle mani di Mariano Ferro, ex leader dei Forconi che più di una volta viene nominato come spauracchio da evitare. Un nuovo incontro tra gli amministratori locali è stato fissato per la prossima settimana a Vittoria.
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