Criminalità, più scippi e furti in abitazione e pochi si tutelano Gelarda: «Palermo è la capitale italiana per rapine in casa»

Palermo come «capitale italiana delle rapine in appartamento». Se i furti in casa sono un fenomeno in crescita in tutto il Paese – a rivelarlo un recente studio del Censis che mostra nell’ultimo decennio un incremento degli episodi di criminalità, in particolare per i furti in casa – nemmeno i palermitani possono dormire sonni tranquilli, almeno secondo l’allarme lanciato da Igor Gelarda, il dirigente del sindacato polizia Consap, per il quale il capoluogo siciliano si sta adeguando agli standard di criminalità che già detengono grandi città del Centro-Nord. «La criminalità a Palermo è in forte aumento – afferma – ed è un problema che non può essere risolto a livello locale perché le forze sono limitate, ma deve essere studiato un piano ad hoc per la sicurezza. Come hanno già fatto in altre grandi metropoli inviando rinforzi a Napoli, Roma e Milano, così sarebbe giusto potenziare il numero degli agenti nella nostra città e, sempre a livello centrale, inasprire le pene. I ladri, infatti, sono abbastanza coscienti che le leggi attuali sono particolarmente tenere nei loro confronti. Quando si parla di garantismo non dobbiamo pensare solo al reo che va sempre tutelato, ma anche ai cittadini».

Tornando allo studio del Censis, proprio la casa sembrerebbe il luogo dove non si può più stare tranquilli. Un timore ormai ben presente nei pensieri dei palermitani come conferma una recente ricerca – condotta dall’Osservatorio di Sara Assicurazioni, la compagnia assicuratrice ufficiale dell’Automobile Club d’Italia – dalla quale emerge che più di un palermitano su due teme un’intrusione nella propria casa durante la notte. Ma la minaccia che i residenti nel capoluogo temono di più non è tanto il danno economico per la perdita di beni o oggetti preziosi (27 per cento) o la perdita di beni affettivi (50 per cento), quanto il rischio di subire un’aggressione, che mette in allarme ben il 71 per cento degli intervistati. «I palermitani sono saggi – prosegue – perché la città ormai è diventata la capitale italiana delle rapine in appartamento. In realtà, il primato spetta a un’altra città siciliana, Trapani, ma tra i grandi capoluoghi il primato è nostrp. Il rischio che i ladri ti vengano a trovare in casa, purtroppo, è reale. E rispetto a 30 anni fa, le cose sono notevolmente cambiate».

E per quanto riguarda le semplici rapine, la musica non cambia: «I classici fermi sono vivi più che mai – ribadisce – e anche i borseggi: la città è pericolosamente infestata». Tra le categorie più a rischio rientrano a buon diritto i turisti perché meno accorti. «Il palermitano si muove con attenzione, mentre il turista è più ingenuo. A rischio sono soprattutto anziani, donne e ragazzini. Un reato che va molto di moda in questo momento è lo scippo del telefonino. Tra le zone dove avvengono più furti c’è ad esempio via Maqueda». Secondo Gelarda, però, tutta la città sarebbe a rischio, da via Oreto fino a viale Croce Rossa. Ma l’aumentata percezione della criminalità in città come si può spiegare? «Al di là dei freddi numeri, sicuramente con la diminuzione dei rappresentanti delle forze dell’ordine in servizio: meno ne vedi più aumenta la percezione di pericolo. Ed è altrettanto vero che ci sono meno volanti che pattugliano il territorio. Rispetto a 15 anni fa, il loro numero si è dimezzato ed è diminuito anche quello degli agenti a bordo – prima tre e ora due – e quando si verificano episodi di criminalità diventa più difficile intervenire tempestivamente». 

Un altro dato curioso che emerge dalla ricerca è quanto l’era digitale abbia spostato l’interesse dei palermitani: contrariamente a quanto si può pensare, infatti, non sono più legati a beni materiali e affettivi, come poteva essere prima dell’arrivo della tecnologia. Se il furto di preziosi angoscia il 37 per cento degli intervistati, per i palermitani è più sentito il furto di dispositivi tecnologici, come il cellulare o il pc (56 per cento) ma questa metamorfosi si spiegherebbe anche con la crisi economica: «Ormai gli oggetti di valore non sono più quelli di una volta: non si custodiscono più tra le mura domestiche i beni cosiddetti rifugio, spesso conservati in posti più sicuri, come la banca. I ladri, quindi, rubano per lo più prodotti tecnologici, ma anche condizionatori o persino scarpe di marca. In generale, portano via tutto quello che si può rivendere ed è facile da trasportare».

Ma come si difendono gli abitanti del capoluogo siciliano? Fortunatamente non con mezzi propri (solo il 4 per cento ha dichiarato di volersi difendere da solo), ma principalmente rafforzando i dispositivi di sicurezza di porte e finestre (38 per cento), o installando impianti d’allarme (27 per cento). Il 6 per cento crede che il sistema migliore sia stipulare una polizza che risarcisca i danni subiti mentre il 7 per cento ha deciso di affidarsi alla guardia di un cane. Ancora troppo pochi hanno deciso di tutelarsi rispetto alla gravità della situazione: addirittura quasi la metà dei palermitani (44 per cento) ha ammesso di non aver provveduto ad adottare alcun metodo per proteggere la propria casa. «Il palermitano non ha ancora sviluppato un’adeguata cultura della prevenzione perché, per molti versi, la casa è stata percepita per tanto tempo come un luogo sicuro. Una leggenda metropolitana perché, negli ultimi anni, le cose sono peggiorate e la cultura della sicurezza, lentamente ma inesorabilmente, si affermerà. Molto meglio avere le grate alle finestre, allarme e porta blindata piuttosto che armi in casa: le difese passive vanno incoraggiate – conclude -, mentre vanno scoraggiate quelle attive che spesso si rivelano inefficaci, se non addirittura pericolose per chi le utilizza». 

Antonio Mercurio

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