Si chiamerà Irca, istituto regionale per il credito agevolato, e sarà il nuovo ente, nato dalla fusione tra Ircac e Crias, che gestirà l’accesso al credito per le piccole e medie imprese e per il modo cooperativo. Si tratta di una norma, inserita nel collegato alla Finanziaria approvato ieri all’Ars, al centro di un lungo dibattito negli ultimi mesi. Il disegno del governo, su spinta dell’assessore all’Economia Gaetano Armao, era stato quello di accorpare i tre istituti di credito controllati dalla Regione, Crias, Ircac e Irfis, per farne una superbanca, che avrebbe comportato numerosi vantaggi alla Regione stessa e alle grandi imprese, ma il rischio più volte evidenziato dalle associazioni di categoria del mondo cooperativo sarebbe stato quello di negare di fatto il credito alle piccolissime aziende siciliane e alle cooperative, che costituiscono una parte consistente del mondo produttivo nell’Isola.
In soldoni, la superbanca immaginata dal governo avrebbe ragionato seguendo le stesse logiche attuate dagli istituti di credito privati nel mercato. Comportando gli stessi limiti per le piccole attività artigianali, singole o collettive, che a fatica tirano avanti in un regime di concorrenza e che hanno dunque bisogno, da parte delle istituzioni, di agevolazioni, per esempio sulle garanzie di accesso al credito, sugli anni di attività maturata per ottenere un prestito e, non ultimo, sui tassi d’interesse. Tutti requisiti che Ircac e Crias, invece, riescono a garantire. Così ecco che nell’ottica della razionalizzazione delle società partecipate, i due istituti verranno accorpati mantenendo, intanto, i livelli occupazionali.
A esultare è il mondo cooperativo, che per voce di Michele Cappadona, presidente regionale dell’Associazione generale delle cooperative italiane (Agci), ammette che «fuori da ogni retorica, il nuovo Irca può davvero essere un potente strumento strategico per lo sviluppo delle imprese cooperative e artigiane in Sicilia». Ma naturalmente se la norma di carattere generale è stata approvata nel collegato, adesso l’Ars dovrà lavorare al ddl che definisce invece i contorni della nuova società partecipata. «L’auspicio dell’Agci, che il percorso di attuazione vada nella direzione indicata dalle organizzazioni di rappresentanza di categoria e verso il costante sostegno alle piccole imprese cooperative e artigiane sottocapitalizzate – aggiunge Cappadona – è giustificato dalla positiva modalità di dialogo con l’Ars finora riscontrata nelle audizioni con la commissione Bilancio».
A insorgere sono invece le opposizioni, secondo cui si tratterebbe solo di propaganda priva di contenuti. «Nessuno – ha detto il deputato Pd Francesco De Domenico – era pregiudizialmente contrario alla fusione di due enti fantasma, ma avremmo dovuto costruire un percorso che, attraverso un testo di legge specifico, riorganizzasse in maniera dettagliata governance, risorse e piano strategico, creando un ente forte finalmente in grado di dare risposte alle esigenze vere di credito di tutte le imprese». Anche secondo Giuseppe Lupo, si «crea un nuovo ente che rischia di diventare un altro carrozzone. Avere approvato questo articolo è stato un errore. Questa – conclude il deputato dem – non è una riforma, è solo uno spot».
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