Cracolici: “Compagni, Massimo Russo è dei nostri”

Ieri – e forse ancora oggi – Fabio Granata, un dirigente di Futuro e libertà, già non troppo brillante assessore regionale ai Beni culturali, ha provato a ‘disegnare’, per il suo Partito, un percorso politico per arrivare all’eutanasia: andare da soli alle prossime elezioni regionali – magari con lo stesso Granata candidato – o in alleanza con qualche schieramento politico lontano dalla tradizione moderata. Con l’obiettivo di scomparire. Un finale alla  Yukio Mishima, uno scrittore giapponese, piuttosto controverso, che non a caso è stato un punto di riferimento per i giovani di destra degli anni ’70. 

Un po’ meno intellettuale – e, tutto sommato, anche meno eroico – il ‘suidicio’ politico che il capogruppo uscente all’Ars del Pd, Antonello Cracolici sta cercando di portare avanti con un impegno degno di miglior causa. Quello che era nell’aria nei giorni scorsi, Cracolici lo ha certificato stasera con la richiesta di ‘intruppare’ l’assessore regionale alla Salute, Massimo Russo, nel Pd siciliano.

Con questa mossa improvvida Cracolici ha ottenuto due effetti negativi.

Primo effetto: quello che, dal 2008 ad oggi, è sempre stato un dubbio, oggi diventa qualcosa più di un dubbio: e cioè che già nell’inverno del 2008, prima delle elezioni regionali, era nell’aria un accordo tra Raffaele Lombardo e il Pd. Questo getta una luce sinistra su quelle elezioni, vinte dal centrodestra con quasi il 70 per cento dei voti di lista, vittoria però vanificata dai governi trasformisti di Raffaele Lombardo con il Pd.

Nella primavera del 2008 sembrò a tutti un po’ strano – soprattutto agli addetti ai lavori – che Lombardo presentasse ben tre liste: quella dell’Mpa più altre due. Il primo risultato fu che le due liste di Lombardo che fiancheggiavano l’Mpa, com’era prevedibile, non superarono il 5 per cento. Il secondo risultato fu che il Pd, con un modesto 18 per cento, portò a casa ben 36 parlamentari dell’Ars, sia perché le liste del centrodestra, come già accennato, con il quasi 70 per cento dei consensi, non potevano andare oltre 54 seggi, sia perché le altre liste – e tra queste, guarda caso, le due di Lombardo – non superarono lo sbarramento del 5 per cento. Un caso?

Secondo effetto negativo: con questa mossa Cracolici ha spaccato il Pd siciliano in piena campagna elettorale. Un suicidio politico in piena regola. Quasi che il capogruppo uscente, presagendo di avere più di mezzo Partito contro – e, soprattutto, con la quasi certezza della sua mancata rielezione all’Ars – stia dicendo: ah sì, mi volete fregare? E allora muoia Sansone con tutti i Filistei…

La spiegazione di questo atteggiamento di Cracolici non va cercata, insomma, nell’analisi politica, ma nell’analisi vera e propria : cioè lungo i sentieri reconditi della psicanalisi. E siccome noi non siamo analisti, ma semplici giornalisti, ci dobbiamo fermare.

Quello che capiamo – che forse possiamo descrivere nei suoi aspetti epifenomenici – ma che non possiamo spiegare perché non abbiamo gli strumenti per farlo – è che Cracolici, in queste ore, stia ‘corteggiando’ la morte politica del Pd siciliano. 

 

 

 

 

 

 

 

Già tanti iscritti, militanti e simpatizzanti hanno sopportato stoicamente, per quattro anni, l’accordo con un presidente della Regione inquisito per mafia. Già non riescono a ‘digerire’ un candidato alla guida della Sicilia -Rosario Crocetta – non frutto delle primarie, ma imposto dallo stesso Cracolici e da Giuseppe Lumia. Già non capiscono – quando non lo contestano apertamente – l’accordo con gli ex cuffariani dell’Udc (senza Totò Cuffaro, Giampiero D’Alia, leader di questo partito in Sicilia, oggi mangerebbe pesce stocco a Messina e non sarebbe certo parlamentare nazionale).

Figuriamoci adesso che cosa succederà con Cracolici che prova a imporre Massimo Russo – emblema del lombardismo –  tra i candidati del Pd, magari nel listino. Tutto questo con mezzo Partito che ha sempre criticato non tanto le scelte, quanto la ‘filosofia’ della presunta riforma sanitaria dell’accoppiata Lombardo-Russo.

In queste ore leggiamo di “scelte scellerate” che sarebbero state compiute dall’assessore Russo: accorpamento dei laboratori d’analisi, chiusura dei punti nascita, abolizione dell’esenzione ticket. Dimenticando, però, che questi sono gli effetti – di certo gravi – di una ‘filosofia’sbagliata che sta a monte.

Se non ricordiamo male nel 2009 Lombardo e Russo diedero incarico all’Università ‘Bocconi’ di Milano  di individuare criteri e nomi per gli incarichi di direttori generali di Aziende sanitarie e ospedaliere. Quello studio dettagliato – che a quanto pare è stato pagato con il denaro pubblico – venne messo di lato.  Mentre i direttori generali vennero scelti con i soliti criteri politici.

Non ricordiamo particolari lamentele (a parte le critiche della Cgil siciliana) per quest’atto politico truffaldino. Non ricordiamo nemmeno interesse, da parte della Corte dei Conti, per un possibile danno erariale legato allo studio commissionato alla ‘Bocconi’ e poi gettato nel cestino. 

Tutto quello che è avvenuto dopo nella sanità siciliana – con il confluire del ‘cuffarismo’ nel ‘lombardismo‘ – è figlio di questa presa in giro sui direttori generali di Aziende sanitarie e ospedaliere.

La stessa sceneggiata napoletana sulla medicina del territorio che non c’è e che, pur non essendoci, ha giustificato, di fatto, lo smantellamento di ‘pezzi’ importanti di sanità pubblica per favorire, alla fine, grandi privati di respiro nazionale dai nomi altisonanti, ma dai risultati scadenti, non avrebbe mai potuto essere attuata in modo così ‘scientifico’ senza la connivenza operativa degli attuali direttori generali, veri e propri ‘becchini’ della sanità pubblica siciliana.

Di questo scempio della sanità pubblica della nostra Isola – avallata prima dal Governo Berlusconi e, adesso, dal Governo Monti – Lombardo e Russo dovranno rispondere. E, a quanto pare, ne vuole rispondere pure Cracolici, sacrificando quello che resta del Pd in Sicilia. Contento lui…

 

Giulio Ambrosetti

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