Di che colore sarebbe la Sicilia, se tra i parametri per determinare gli scenari di rischio ce ne fosse uno sulla capacità di non combinare pasticci al momento di procacciare le forniture? La risposta non c’è, perché fra i tanti criteri che hanno fatto prima finire l’isola in zona arancione per poi ottenere la promozione nella gialla ci si occupa della capacità di intercettare i contagi, diagnosticare le infezioni per tempo e somministrare le dovute cure, ma non di come si gestiscono le fasi propedeutiche al monitoraggio. E, stando a come è andata la gara per i tamponi rapidi, verrebbe da dire menomale.
È del 20 novembre la decisione della Protezione civile regionale di annullare in autotutela la procedura negoziata da otto milioni di euro con cui la Regione puntava a comprare un milione di test rinofaringei e mezzo milione di test salivari. La disposizione è stata notificata una settimana fa alle tre imprese delle 21 invitate che avevano risposto alla lettera di invito: la Pkdare di Como, la Alpha Pharma di Bitonto, in provincia di Bari, e la European Network Tlc, la società dell’editore di Novella2000 Andelko Aleksic che durante la fase di valutazione della documentazione amministrativa era stata esclusa dalla commissione di gara. Adesso, per tutte ci sarà la possibilità di ripresentare le offerte ma per farlo bisognerà attendere una nuova procedura di affidamento che, inevitabilmente, farà slittare il momento in cui alle aziende sanitarie dell’isola arriveranno le forniture di tamponi rapidi.
All’origine della decisione di annullare la gara d’appalto, che aveva già registrato cinque sedute di gara e altrettanti verbali, ci sono diversi pasticci commessi nella fase di ideazione della procedura. Errori che sono stati fatti notare dai partecipanti e che, per stessa ammissione degli uffici regionali, ne avrebbero potuto inficiare «la validità e la legittimità». A sostegno della decisione, la Protezione civile richiama anche «ragioni di salvaguardia del pubblico interesse».
Ma cos’è che di preciso è andato storto? Innanzitutto la mancata possibilità per i partecipanti di presentare un’offerta per un solo lotto, tra quello riguardante i tamponi rinofaringei e quello per i test salivari. «Problematica sorta in sede di compilazione della proposta sui portali dedicati», specifica la Protezione civile, rilanciando così il tema ricorrente delle falle tecniche che spesso si registrano sulle piattaforme informatiche utilizzate per l’espletazione delle gare d’appalto e che capita vengano gestite in maniera non ortodossa, come scoperto nei mesi scorsi da MeridioNews. In merito alla partecipazione limitata a un singolo lotto, la Protezione civile sottolinea che lo scenario era «previsto nel progetto approvato». Tuttavia, a una delle imprese interessate alla gara il dipartimento aveva negato la possibilità. «La fornitura è unica», era stata la risposta. Un altro errore, poi, è stato commesso nell’indicazione del Cpv – codice che classifica la tipologia di lavori, servizi o forniture oggetto dell’appalto – mentre alcune discordanze sono state ravvisate tra i dati inseriti nel portale dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) e quelli trascritti nella lettera d’invito.
A fronte di questi rilievi, riconosciuti dalla stessa commissione di gara nell’ultima seduta di gara, l’intento della Regione resta quello di acquistare i tamponi rapidi per la diagnosi del Covid-19. Una necessità definita «urgente» e che porterà «immediatamente» a indire una nuova procedura di gara.
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