Covid, la silenziosa parabola discendente di SiciliaSiCura App sparita dagli store. Razza: «Progetto per ora concluso»

La sua presentazione, in primavera, aveva destato curiosità per il sapore sovranista della scelta rispetto a Immuni. Adesso però a rischiare di suscitare ancora più scalpore è la sua uscita di scena. Perché, per quanto non sia stato ufficializzato da comunicati né tantomeno conferenze stampa con presenze illustri, da più parti arriva lo stesso segnale: l’esperienza SiciliaSiCura è da ritenersi conclusa. L’app voluta da Nello Musumeci e Ruggero Razza da almeno una settimana è fuori uso: «Servizio in manutenzione. Il servizio non è attivo», il messaggio che compare a chi prova a collegarsi da desktop o da cellulare. Quello che potrebbe sembrare un disservizio momentaneo ha iniziato ad assumere contorni diversi ieri mattina, quando l’app è sparita dagli store delle piattaforme Android e iOs. Il 6 dicembre l’ultimo commento lasciato da un’utente – con tanto di ennesima valutazione negativa – faceva presente il problema: «Non funziona, cerco da due giorni di registrarmi. Ho anche disinstallato e reinstallato ma nulla».

«Questo non è il servizio clienti di SiciliaSiCura, mi dispiace. Rispondo dalla Protezione civile regionale. Sì, lo so che è indicato questo numero, ma ci occupiamo di dare informazioni sanitarie sul coronavirus, non dell’app». A rispondere così al numero verde 800458787 è una giovane dottoressa contrattualizzata nelle ultime settimane dall’Asp di Palermo. La linea, che compare nel manuale d’uso dell’app ideata per tenere sotto controllo gli arrivi in Sicilia durante la pandemia, era stata aperta in primavera per alleggerire il traffico in ingresso sul numero verde del dipartimento regionale della Protezione civile. «Da quello che ho capito – continua l’operatrice – per alcuni mesi da qui si è risposto anche alle richieste che riguardavano SiciliaSiCura, poi si è deciso di smistarle, mi hanno detto in Calabria. Ma non le so dire di più, se non che ormai non bisogna più usare l’app. Bisogna compilare il censimento sul sito Costruire Salute e solo se si proviene dall’estero».

Il riferimento alla Calabria porta alla Webgenesys, una delle imprese che si è occupata dello sviluppo dell’app. «Sì, abbiamo lavorato al supporto informatico e anche in parte all’assistenza clienti con un’altra società del nostro gruppo. Ma mi risulta che il servizio si è concluso da un po’», commenta una dipendente della società amministrata, che ha tra i propri clienti diverse aziende sanitarie siciliane e che si è occupata, nelle vesti di subappaltatrice di Tim, anche del discusso click day collegato a Bonus Sicilia

A lavorare a SiciliaSiCura, come rivelato da MeridioNews nei mesi scorsi, sono state anche altre due società: la Ies Solutions e la Beta80. La prima ha la sede legale a Roma e il cuore operativo a Tremestieri Etneo, ed è diretta da Massimo Cristaldi. Già in passato responsabile di progetti affidati dalla Regione e di recente anche con l’amministrazione comunale di Catania, di cui fa parte, nelle vesti di assessore, il cugino Michele. «L’ordinanza del presidente Musumeci che disciplinava SiciliaSiCura scadeva il 30 settembre, a noi è stato comunicato di recente la sospensione», dichiara Cristaldi a MeridioNews. Che poi chiosa su quanto sia costata l’app alla Regione: «Noi abbiamo avuto come interlocutore soltanto Tim, nella qualità di main contractor. Ed è Tim ad avere chiuso l’accordo». A essere di casa in Sicilia, da qualche tempo, è anche Beta80. Con sede legale a Milano, è la società che fornisce la suite utilizzata dalle centrali del numero uno d’emergenza di Catania e Palermo. Un arrivo nell’isola che è stato anche favorito dall’esperienza assodata accumulata con Areu, l’azienda sanitaria lombarda il cui modello Musumeci vorrebbe riproporre in Sicilia per il dopo-Seus.

Di SiciliaSiCura si è parlato anche ieri in commissione Sanità, dove ha riferito Ruggero Razza. L’assessore alla Salute ha difeso la buona riuscita dell’app: «In estate l’hanno usata circa 670mila persone, un buon risultato a fronte di quanto è costato», ha detto senza specificare l’ammontare dell’investimento da parte del governo. Razza ha rimarcato il fatto che la Regione rimarrà proprietaria del software, che prossimamente potrebbe essere integrato, anche alla luce delle nuove disposizioni in merito agli spostamenti tra le regioni. Per quanto riguarda l’attuale non funzionamento, ha invece chiosato: «Quella fase era dedicata a una misura per l’estate»

Stando a quanto verificato da MeridioNews, a potersi occupare da qui a breve del servizio di call center legato a SiciliaSiCura potrebbe essere il Cefpas, l’ente per la formazione del sanitario a cui l’assessorato ha affidato anche la missione di salvare il progetto di tele-medicina che era stato finanziato all’Irccs Bonino Pulejo ma che finora non è mai partito. A fine novembre, infatti, dal dipartimento Pianificazione strategia dell’assessorato alla Salute è partita una nota in cui si sottolinea l’esigenza di «erogare il servizio di call center a supporto delll’app e del numero verde dedicato all’emergenza sanitaria». Un obiettivo che il Cefpas dovrebbe raggiungere tramite Consip con la società Covisian. Nell’attesa venga attivata la convenzione, l’ente regionale ha indetto una manifestazione d’interesse per cercare una società che sia capace di attivare immediatamente il call center. Un appalto da un mese del valore di 74mila euro che – come specificato dall’avviso pubblicato dal Cefpas – verrà assegnato a sorteggio tra i soggetti che saranno ritenuti all’altezza.

Simone Olivelli

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