«Questa situazione è drammatica ma a fare ancora più rabbia è il fatto che c’era tutto il tempo per pianificare dei lavori e terminarli». Dentro gli ospedali il clima da zona gialla, che si vive lungo le strade o nei centri commerciali, è pura utopia. La lotta contro il Covid-19 per medici, infermieri e operatori sanitari prosegue a ritmi serrati anche se, negli ultimi giorni, si è registrata in Sicilia una lenta e progressiva diminuzione dei ricoveri. Tuttavia c’è chi, a dieci mesi dall’inizio della pandemia, è ancora costretto a lavorare in condizioni precarie. Tra gli ospedali in sofferenza c’è il Santissimo Salvatore di Paternò, come denunciato dal sindacato delle professioni infermieristiche NurSind. Un dettagliato fascicolo, con diverse foto allegate, è stato inviato nelle ultime ore al prefetto di Catania Claudio Sammartino, ai vertici dell’Azienda sanitaria provinciale e al Nucleo antisofisticazione dei carabinieri.
«Ci sono gravi violazioni delle norme igienico sanitarie, per quanto riguarda il contenimento del contagio da Covid-19, oltre alla disapplicazione del decreto per la sicurezza degli ambienti di lavoro», spiega a MeridioNews il segretario Salvatore Vaccaro. Il nosocomio, che non rientra tra quelli destinati ai malati affetti da coronavirus, accoglie comunque decine di pazienti all’interno del Pronto soccorso. E, come può accadere, capita che emerga qualche caso di positività. «Quando questi pazienti hanno bisogno di attendere l’esito del test o hanno necessità di osservazione vengono trasferiti nell’area grigia», continua Vaccaro. I problemi, secondo il sindacato degli infermieri, comincerebbero proprio durante questo passaggio. Ossia quando un paziente passa dalla tenda per lo smistamento preventivo alla zona destinata all’osservazione.
«La distanza è di circa 60 metri di cui parte del percorso è scoperta. C’è anche un tratto in salita e una rampa in parte coperta da muschio», spiega Vaccaro. Il sindacato oltre a denunciare i rischi di eventuali cadute sottolinea l’esposizione alle condizioni atmosferiche. Alcuni video mostrano degli infermieri, con le tute e la bardatura anti Covid-19, costretti ad attraversare una zona completamente allagata a causa della pioggia. La situazione non sarebbe migliore nella stanza destinata ai casi più complicati, ovvero a quei pazienti che poi vengono trasferiti in altri ospedali. «C’è un solo erogatore di ossigeno per due unità assistenziali – spiega Vaccaro – I pazienti non vengono lasciati senza aria ma per sopperire vengono trasportate a mano le bombole da 30 litri che hanno un peso che può superare i 50 chili».
La denuncia riguarda pure una barella di biocontenimento destinata al trasporto dei pazienti contagiati. «Il personale è stato dotato di questo strumento senza mai essere stato formato e senza fornire le schede tecniche – continua Vaccaro – Tanti colleghi, dopo anni di servizio, non hanno mai usato questo tipo di barella ed è davvero grave che debbano farlo senza sapere bene come». Le criticità dell’ospedale paternese riguarderebbero anche l’organizzazione di alcune aree destinate al personale. La missiva va dritta al punto: «La demarcazione tra la zona sporca e quella pulita nell’area per l’osservazione breve intensiva non è segnalata ed è realizzata con una tenda di plastica che si adatta male al biocontenimento. Non c’è una zona per la vestizione mentre in quella per la svestizione non sono presenti panche o sedie e c’è l’assenza di un tavolo di appoggio dove disporre i dispositivi di protezione individuale. C’è una igiene scarsa e la stanza viene utilizzata come magazzino». Un po’ come avverrebbe nei locali destinati al coordinatore infermieristico: pure quelli in mezzo a scaffali e scatoloni. «Considerata la gravità della situazione – conclude Vaccaro – non c’è tempo da perdere. Anche perché decidere di trasportare un malato in queste condizioni è una pazzia».
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