Covid, i positivi e le lunghe attese per il test molecolare   «Ci sono voluti dieci giorni per avere tampone dell’Usca»

«Una persona che diventa positiva deve temere più l’Usca che il Covid?». La provocazione arriva a MeridioNews da una segnalazione di un lettore che è riuscito a mettersi in contatto con l’Usca dopo mille tentativi andati a vuoto per comunicare la positività al Covid riscontrata tramite tampone in farmacia. Una volta fatto il tampone rapido, l’utente, infatti, deve sottoporsi al molecolare fatto dall’Asp per confermare o meno la sua positività. «Ho fatto il tampone il 30 dicembre – racconta Salvo al nostro giornale – ricevendo rassicurazioni dal medico della farmacia sulla comunicazione del mio nominativo all’Usca e confermandomi che anche il mio medico curante avrebbe provveduto a informarli». Al contempo «mi è stato fornito un numero di telefono da contattare». Tutto nel rispetto della procedura, dunque. 

«Ma il giorno dopo – continua Salvo – dopo mille tentativi andati a vuoto riesco a parlare con una funzionaria dell’Usca che mi dice di inviare nuovamente il referto del farmacista allegando i miei dati personali e che tra le 24 e le 48 ore sarei stato richiamato per il tampone molecolare». I casi analoghi, in provincia di Catania, sarebbero molteplici: positivi ma senza alcuna risposta dalle Usca, molti sono costretti a rimanere in attesa di un tampone ben oltre il periodo di isolamento oppure a fare i conti con i disservizi di una linea telefonica che, sebbene esista, spesso risulterebbe disabilitata. «Ho fatto passare due giorni senza ricevere alcuna chiamata e restando rinchiuso a casa – prosegue la segnalazione – questa mattina ho provato a richiamare. Ma la linea risulta perennemente fuori servizio». 

Così non rimane che rimandare l’email segnalando i disservizi «ma non ricevo alcuna notizia fino a ieri quando mi dicono di presentarmi il 9 per il tampone molecolare». A questo punto, però, a Salvo sovvengono i primi dubbi. «La mia positività non è accertata da un ente pubblico ma da un tampone rapido che non è il massimo di attendibilità – sostiene – sono a casa da giorni, cure non ne danno, il tampone non me l’hanno fatto, devo presumere che la mia positività partirà dal 9?». Domanda, questa, alla quale l’Usca – stando al racconto di Salvo – non ha saputo rispondere. «Io, questa storia, fortunatamente posso raccontarla – dice – ma una persona anziana da sola come fa?».

Dinamiche diverse ma stesso risultato per il noto attore catanese Carmelo Caccamopositivo insieme alla moglie da quattro giorni, che però ancora non riesce a denunciare la propria positività. «Sto bene, tengo sempre la mascherina ma i miei figli sono negativi – spiega Caccamo ai microfoni di Radio Fantastica – La mia esigenza è quella di comunicare all’Asp che ho il Covid perché, fino a ora, non sono riuscito a mettermi in contatto con le Usca». Una circostanza che genera non poche difficoltà per chi, come Caccamo, vive con la moglie e tre figli. «Io e mia moglie siamo positivi ma i piccoli sono tutti negativi – afferma – viviamo da giorni facendo la massima attenzione, disinfettandoci continuamente le mani e indossando sempre la mascherina, ma i bambini stanno praticamente vivendo da soli». 

Così Caccamo, non sapendo come comportarsi, ha pubblicato un video su Facebook per spiegare la vicenda e accettare consigli su come muoversi. «Mi hanno consigliato di andare a rifare il tampone e poi ricomunicare l’esito e ricominciare la trafila – spiega Caccamo -, ma sono positivo e uscire di casa sarebbe illegale». Casi, questi, sempre più frequenti che non trovano adeguata attenzione da parte delle autorità sanitarie. E che, peraltro, creano difficoltà anche nella gestione della propria vita quotidiana. Come per i rifiuti, per esempio, per il cui conferimento è prevista una pratica particolare. «Per il momento – conclude Caccamo – in casa siamo pure pieni di spazzatura».

Gabriele Patti

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