Covid, altro lutto tra gli avvocati. Chiesto lo stop Corte d’appello prende misure, il Tribunale tace

Palazzo di giustizia nel caos. L’insufficienza e l’inidoneità degli immobili del tribunale di sorveglianza, del tribunale dei Minorenni, del plesso di via Crispi e dei locali del giudice di pace connessi alla diffusione crescente dei contagi non fanno stare tranquilli legali e personale giudiziario. Sono solo alcune delle criticità avanzate dagli avvocati e messe nero su bianco nella delibera del Coa datata 21 novembre, con cui si chiede agli uffici giudiziari di prendere provvedimenti. Primo tra tutti la sospensione di alcune udienze per venti giorni, ma con le dovute differenze. Per quanto riguarda i procedimenti civili l’Ordine ha richiesto il rinvio d’ufficio per un massimo di sei mesi, eccetto per i procedimenti cautelari e urgenti, di tutte le udienze da trattare in presenza fisica e la trattazione cartolare di tutti gli altri procedimenti di primo e secondo grado. Inoltre chieste anche la facoltà per gli avvocati di richiedere la trattazione in presenza e di considerare legittimo impedimento l’impossibilità a partecipare all’udienza per questioni legate all’emergenza sanitaria. 

Più nette invece le proposte in merito ai procedimenti penali per i quali l’Ordine ha richiesto il rinvio d’ufficio di tutte le udienze, fatte salve quelle urgenti, e la sanificazione di tutti i locali di udienza. «Dicono che la sanificazione delle aule di via Crispi viene effettuata – spiega a MeridioNews l’avvocato Goffredo D’Antona – ma noi non ne abbiamo contezza perché non l’abbiamo mai vista eseguire e, tra le altre cose, a guardare bene i locali avrebbero bisogno intanto di essere puliti e poi sanificati». In effetti, le condizioni igieniche dell’ex pretura sono davvero precarie. A dimostrarlo sono le foto scattate dagli stessi avvocati che immortalano mucchi di polvere e peli agli angoli delle aule e sotto le sedie destinate al pubblico. In mezzo, dietro una parete vetrata, c’è anche un floppy disk. Al di là dell’avvenuta o meno sanificazione e pulizia dei locali, se la presidenza della Corte d’Appello di Catania, sebbene non abbia accolto la sospensione richiesta del Coa, oggi stesso con decreto ha disposto misure più stringenti per prevenire al massimo la formazione di assembramenti, dal Tribunale tutto tace. MeridioNews ha provato a contattare la segreteria ottenendo però soltanto un invito a parlare di altro. «Temo che per oggi possiate cambiare ordine di trattazione degli argomenti», è la risposta del Tribunale.    

Nel frattempo i contagi crescono – venti fino a pochi giorni fa gli avvocati risultati positivi  e i lutti aumentano. Dopo la scomparsa dell’avvocato Fabio Ferlito, a seguito del divampare della pandemia, sono venuti a mancare anche l’avvocato civilista Gaetano Bandieramonte, 62 anni, da giorni ricoverato in terapia intensiva nell’ospedale San Marco. È il secondo legale, a distanza di pochi giorni, a perdere la vita. A questi si aggiunge il lutto del figlio di un cancelliere. «Siamo molto preoccupati – ammette D’Antona -, dopo la delibera del Coa solo la Corte d’appello ha preso provvedimenti, dal Tribunale invece, non si hanno ancora notizie». Ma per D’Antona il problema è a monte. «Qualcuno si potrebbe interrogare sul perché non ci stiano calcolando». La risposta per D’Antona va ricercata nella definizione di utenti che l’Ordine aveva riservato agli avvocati lo scorso giugno quando si registrano le prime tensioni tra avvocati e cancellieri. «Questo è uno dei problemi a essere definiti utenti – incalza D’Antona -, non meritiamo attenzione perché non appariamo né uniti né forti».  

«Ci troviamo in aule che il più delle volte non consentono di rispettare le distanze – sostiene a MeridioNews l’avvocata Eleonora Baratta -, il ministero di giustizia poteva gestire la situazione in maniera differente, perché come la sanità anche la giustizia italiana paga le colpe dell’inefficienza governativa da noi come in ogni casa di reclusione italiana, ma i contagi fra penalisti, almeno nella mia città, sono sempre più crescenti». Il virus, dunque, continua a diffondersi. «Anche alcuni magistrati – precisa l’avvocata penalista – sono stati contagiati e ci sono tanti detenuti risultati positivi». Ma questo, tiene a precisare l’avvocata, non significa dovere sospendere tutto. «Noi difensori, proprio per la peculiare funzione che svolgiamo – prosegue la legale – non possiamo abbandonare la difesa dei nostri assistiti, per questo si doveva trovare una soluzione magari simile a quella della prima ondata, trattando solo i procedimenti indifferibili». Per l’avvocata bisogna trovare una soluzione che garantisca il diritto alla salute senza pregiudicare il diritto alla difesa. «E che non tralasci – conclude – gli interessi non solo degli indagati e degli imputati ma anche delle persone offese e di chiunque risulti coinvolto nel processo in questo periodo, compreso chi ricopre il ruolo di testimone, anche lui esposto al contagio».

Gabriele Patti

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