Sul mancato uso dell’Ivermectina nella cura del Covid-19 potrebbe indagare la magistratura. Questo perlomeno è quanto auspica un 59enne che ha inviato un esposto alle procure di Catania e Roma, per chiedere di fare luce sulle tempistiche con cui l’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco, ha gestito la richiesta di autorizzazione all’uso sperimentale del medicinale antiparassitario utilizzato soprattutto in campo veterinario. Un’intuizione partita a novembre dell’anno scorso dall’azienda ospedaliera Garibaldi di Catania e, nello specifico, dal primario di Malattie infettive Bruno Cacopardo. La somministrazione dell’Ivermectina, andata avanti per qualche mese, ha portato alla guarigione in pochi giorni di una settantina di pazienti, dei quali la metà in condizioni cliniche giudicate severe.
A fine inverno però tutto si blocca. «A marzo succede un fatto singolare e per certi aspetti inspiegabile e non pienamente e compiutamente giustificato – si legge nell’esposto -. L’assessorato Sanità della Regione Siciliana, in persona di un suo dirigente, vista la presa di posizione dell’Ema (European Medicines Agency) contro l’utilizzo del farmaco, sembrerebbe senza attendere disposizione dell’Aifa, ordina alle Asp e agli operatori sanitari in generale della regione, il divieto di utilizzo del farmaco medesimo per la cura Covid. Sicché presso il reparto di Infettivologia del presidio ospedaliero Garibaldi Nesima di Catania, nonostante i risultati incoraggianti in termini di guarigioni, viene sospeso l’utilizzo del farmaco, limitandone l’uso solo ai cosiddetti casi compassionevoli (da aprile ad oggi solo una trentina di pazienti, tutti guariti)».
A quel punto dall’ospedale Garibaldi, Cacopardo attiva la procedura per chiede all’Aifa di dare l’ok alla prosecuzione della sperimentazione. Dall’Agenzia italiana del farmaco, però, non è mai arrivata una risposta. «L’Aifa non ha formulato un formale atto di assenso alla somministrazione della Ivermectina o un motivato atto di diniego», viene specificato nell’esposto. Dove poi si fa riferimento a un dato che potrebbe essere soltanto un dettaglio oppure no: l’Ivermectina costa molto poco. Per l’intera cura bastano circa 12 euro. «Si interpellano codeste procure al fine di verificare se il prolungato silenzio degli enti preposti possa essere riconducibile a negligenza, imperizia, omissioni, rifiuto degli atti, o ad altri fattori penalmente rilevanti, in contrasto anche con i principi di buon andamento della pubblica amministrazione e, soprattutto, di salvaguardia della salute pubblica e di lotta alla epidemia-pandemia in corso», è la richiesta fatta dal 59enne.
Intanto, per ammissione dello stesso professore Cacopardo, la procedura di autorizzazione è stata ritirata nei mesi scorsi. «Credo fosse maggio, e ho deciso così perché da una parte i dati relativi all’epidemia erano rientrati e dall’altro le vaccinazioni sembravano andare bene – dichiara il primario a MeridioNews – Ma soprattutto mi lasci dire che il motivo principale è stato nelle lungaggini burocratiche». Tre mesi dopo, però, il quadro sembra di nuovo mutato: la copertura della vaccinazione in Sicilia stenta a decollare e i ricoveri aumentano al punto da determinare l’istituzione di una nuova zona gialla. «Valuteremo se ripresentare la domanda, ma mi creda sono davvero tanti i cavilli che finiscono per scoraggiare questo tipo di iniziativa – continua Cacopardo -. Abbiamo scoperto che il soggetto che presentava la domanda non poteva essere lo stesso che catalogava i dati clinici; ciò significa che dovrei assegnare a questo compito un numero di professionisti, tra cui un informatico, ma io non ho tutto questo personale».
Proprio nei giorni scorsi, a porsi contro l’utilizzo del farmaco è stata la Fda (Food and Drugs Administration, ndr) statunitense con un tweet eloquente: «Non siete cavalli o mucche. Non usate l’Ivermectina». Sul punto il pensiero di Cacopardo è nettamente diverso. «I nostri dati, l’esperienza sul campo, sono stati più che confortanti. Parliamo della guarigione di tutti i pazienti sottoposti a questa terapia, molti dei quali in condizioni più che serie. Questo farmaco ha un effetto sia antivirale che antinfiammatorio, indipendentemente dalle mutazioni». Il primario, che sottolinea come uno studio in vitro australiano abbia dimostrato gli effetti antivirali dell’Ivermectina, si sofferma anche sulla questione del basso costo di questa terapia. «Se queste lungaggini burocratiche possano essere dipese da ciò? Sinceramente non riesco a vedere altra ragione che giustifichi l’ostracismo delle istituzioni».
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