Per fare i super-commissari non basta avere i super-poteri. A tre settimane dalla delibera sulla riorganizzazione delle strutture che nelle tre Città metropolitane si occupano dell’emergenza Covid-19, il potenziamento promesso dall’assessore alla Salute Ruggero Razza è ancora al palo. La delibera assegnava a Renato Costa, Pino Liberti e Carmelo Crisicelli – rispettivamente commissari Covid a Palermo, Catania e Messina – sette giorni per dotarsi di tutto l’organico necessario a garantire una serie di servizi che, nove mesi dopo lo scoppio della pandemia, risultano ancora chimere. Come, per esempio, il contatto telefonico quotidiano con ognuno degli oltre 50mila positivi residenti nelle tre province.
«Ampi poteri di programmazione, ottimizzazione, individuazioni, allocazione e utilizzo di tutte le necessarie risorse aziendali-umane, strutturali e strumentali». Con questa formula il governo regionale ha deciso di svincolare i tre commissari dalle trafile burocratiche del sistema regionale sanitario che poco si addicono a una pandemia. Tuttavia, avere i poteri deliberativi non significa riuscire a risolvere i problemi quando a mancare è l’oggetto che dovrebbe essere deliberato. Senza giri di parole: l’annuncio di Razza, secondo cui, ogni struttura commissariale avrebbe potuto assumere fino a un massimo di 50 nuovi infermieri sembra essere destinato a rimanere lettera morta. E l’imminente Natale non porterà regali di questo tipo. «Non ce ne sono», è l’ammissione condivisa.
A porre all’attenzione il problema della carenza di personale infermieristico era stato, nei giorni scorsi, anche il sindacato Nursind, che a Catania è entrato apertamente in polemica con l’Asp in merito ai deficit d’organico. All’origine di tutto ci sono una serie di cause che, nel corso degli anni, ha portato chi aveva la qualifica di infermiere a cercare fortuna altrove, magari al Nord, con la conseguenza che oggi interessato a raccogliere l’offerta di contratti a tempo determinato non c’è nessuno o quasi. Stando così le cose, le strutture commissariali dovranno fare affidamento sul personale già arruolato nei mesi scorsi, anche se un tentativo di potenziamento – stando a quanto risulta a MeridioNews – potrebbe essere fatto chiedendo all’assessorato alla Salute l’opportunità di contrattualizzare, allo stesso costo previsto per gli infermieri, dei medici. Chiaramente in misura minore delle 50 unità.
E se gli infermieri sono merce rara, psicologi, giornalisti, assistenti informatici, operatori di call center, amministrativi e tecnici della prevenzione in Sicilia ce ne sono. Resta però da capire come selezionarli. La delibera del governo Musumeci delegava ai tre commissari il compito di individuare le figure da mettere sotto contratto attingendo da «tutte le graduatorie ed elenchi, regionali e nazionali» o, in alternativa, chiedere l’avvio di procedure ad hoc. In tal senso, l’intenzione dei tre commissari è quella di rimettere all’assessorato la definizione dei criteri con cui pescare i nominativi da introdurre nella struttura commissariale. Un modo per andare incontro alle richieste di trasparenza, ma anche di scrollarsi di dosso l’ennesima responsabilità.
Quel che è certo è che, considerati i tempi per definire requisiti e griglie di valutazione, stilare graduatorie e quanto attiene a una selezione pubblica, bisognerà attendere quasi di certo la Befana. «Vedremo che indicazioni arriveranno dall’assessorato, per il momento si continua con il personale che si ha a disposizione e con l’esperienza che si è accumulata in questi mesi», è il pensiero unanime che arriva dalle parti in cui i commissari sono diventati super-commissari. Ma, per adesso, solo sulla carta.
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