Cosimo Cristina, 57 anni fa la morte del cronista «Se Termini è cambiata lo si deve anche a lui»

«Se questo territorio è cambiato lo si deve anche al sacrificio di Co.Cri, come si firmava nei suoi articoli, che ha testimoniato con la vita cosa significa fare il giornalista e con coraggio ha denunciato il malaffare di un territorio. Con il solo torto di credere che la verità e la legalità fossero più forti di qualsiasi potere criminale». Co.Cri. è Cosimo Cristina, giornalista originario di Termini Imerese la cui morte, 57 anni fa, fu troppo presto, e non senza qualche strana omissione investigativa, archiviata come suicidio. A mantenere vivo il ricordo, oggi, è il direttore della rivista Espero, Alfonso Lo Cascio: «Come ogni anno – afferma – torniamo a ricordare la figura del coraggioso giornalista termitano ucciso dal potere politico affaristico mafioso che governava la città di Termini Imerese. Non si tratta di uno stanco rituale, ma della testimonianza del valore dell’impegno del giovane cronista, esempio non solamente per chi fa questo mestiere ma per tutta la comunità e soprattutto per le giovani generazioni».

La storia di Cosimo Cristina non è tra le più note tra quelle dei cronisti che hanno sacrificato la loro vita per amore della verità, forse per l’alone di mistero in cui è avvolta la morte del giovane giornalista. Cristina nacque a Termini Imere­se l’11 agosto 1935 e cominciò l’attività giornalistica tra il 1955 e il 19­59, come corrispondente de L’Ora, de Il Giorno, per l’agenzia Ansa, per il Corriere della Sera, per Il Messaggero e per Il Gazzettino. Nel 1959 il salto di qualità: fonda il settimanale Prospettive siciliane, che da subito parlò degli affari della mafia a Termini e nelle Madonie. Fu in quegli anni che cominciarono ad arrivare le minacce e le querele per le inchieste che condusse: dagli omicidi del sindaca­lista Salvatore Carnevale e del sa­cerdote Pasquale Culotta al pro­cesso per l’assassinio di Car­melo Gial­lombardo. 

Fino a quando, il pome­riggio del 5 mag­gio 1960, a soli 25 an­ni, Cosimo Cristina viene ritrovato privo di vita nel tun­nel ferroviario di contrada Fossola, tra Termini e Tra­bia. Una morte strana, archiviata frettolosamente come suicidio. Non viene nemmeno disposta l’autopsia, sebbene fin dall’inizio vi fossero diversi dubbi sulle circostanze in cui fu ritrovato il corpo di Cristina: nella ta­sca della sua giacca vengono rinvenuti due biglietti, sulla cui autentici­tà, però, la famiglia ha dubitato fin dal pri­mo momento. Incredibilmente, non viene disposta nessuna perizia calli­grafica. Il caso viene ria­perto soltanto sei anni dopo grazie al vice questore di Palermo, Angelo Man­gano. Viene riesumata la salma e final­mente eseguita l’autopsia. Dopo tanti anni, però, l’esame autoptico finisce col confermare l’ipotesi del suicidio. Da allora il caso Cristi­na è definitivamente archiviato.

Nel corso degli ultimi anni vi è stato un lento recupero della memoria storica del coraggioso giornalista, anche con iniziative come l’intitolazione di una strada su proposta della rivista Espero o l’inserimento del pannello su Cosimo, da parte dell’Ordine dei Gior­nalisti di Sicilia, nella mostra dedicata ai cronisti italiani uccisi. Per il cinquantesimo anniversario della mor­te, il 5 maggio del 2010, su iniziativa della rivista Espero, insieme al Comune di Termini Imerese e all’Ordine dei Giornalisti di Sicilia, è stata col­locata una lapide nel luo­go in cui venne rinvenuto il corpo. Una cerimonia di commemorazione per il giornalista è stata organizzata sempre da Espero, in collaborazione con l’Istituto Superiore Stenio e il patrocinio del Comune di Termini Imerese, per venerdì 5 maggio alle ore 11 nel luogo dove venne rinvenuto il corpo senza vita di Cristina, nella zona dell’ex stabilimento Olis.

Manlio Melluso

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