Associazione mafiosa aggravata dall’uso delle armi. È l’accusa rivolta dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo a sette persone, ritenute esponenti della famiglia che controlla il territorio di Menfi, nell’Agrigentino. L’operazione, condotta dai carabinieri del comando provinciale e denominata Opuntia, ha fatto luce sulle dinamiche messe in atto da Cosa nostra per riorganizzarsi dopo che, nel 2008, il blitz Scacco matto aveva portato in carcere numerosi appartenenti alla mafia attiva nella valle del Belice.
L’inchiesta odierna è iniziata nel 2014. I militari sono riusciti a monitorare i contatti avviati dagli indagati per interagire con Leo Sutera, già capo mandamento di Sambuca di Sicilia, e Pietro Campo, capo della famiglia mafiosa di Santa Margherita di Belice e di Montevago. Tra i destinatari dei provvedimenti c’è anche il medico di base Pellegrino Scirica, che avrebbe messo a disposizione il proprio ambulatorio per organizzare gli incontro tra i presunti mafiosi. A finire al centro delle indagini anche le pressioni per condizionare gli appalti nel territorio. Tutti gli arrestati di oggi, a luglio 2016, erano stati già fermati su disposizione della Dda di Palermo perché indiziati di delitto.
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