Cosa emerge dall’ultima autopsia di Mario Biondo? «Tra i resti forse anche quelli di un’altra persona»

«Un suicidio si deve dimostrare tanto quanto si deve dimostrare un omicidio. Questo suicidio di mio figlio ancora a noi non ce l’ha spiegato nessuno». Perché per la famiglia Biondo nemmeno l’esito dell’ultima autopsia effettuata sui resti del figlio Mario darebbe effettivamente prova della tesi cui sorprendentemente giunge: quella del suicidio. Un esito davvero inaspettato, specie dopo le numerose anomalie e ambiguità emerse grazie agli approfondimenti dei periti nominati dalla famiglia, che vertono tutti sulla conclusione opposta: che Mario Biondo è stato ucciso. Viene trovato senza vita il 30 maggio 2013 nel suo appartamento in via calle de la Magdalena, a Madrid. E già il corpo, per come si presenta, desta non pochi dubbi: è poggiato su una leggera libreria che ha ogni sua suppellettile, specie le più leggere e minuscole, al proprio posto, immobili. La testa del ragazzo è piegata in avanti, sorretta sotto al mento da una pashmina di seta con un nodo troppo alto che non spiega come il capo non cada all’indietro. E poi ci sono quelle gambe completamente tese che poggiano sul pavimento.

Ma non solo. C’è dell’altro che emergerà solo a distanza di anni, nel 2016. Malgrado intanto ci siano già state due autopsie sul corpo del cameraman palermitano. Una effettuata immediatamente dal medico spagnolo, lo stesso finito mesi fa iscritto nel registro degli indagati che avrebbe dichiarato particolari poi smentite dalle perizie successive. E una seconda condotta invece a Palermo dal direttore dell’istituto di medicina legale del Policlinico, Paolo Procaccianti. Due esami che, entrambi, decidono che è stato suicidio. Due esami però, entrambi, che non parlano di una lesione sulla tempia sinistra di Mario. Visibile anche guardando le foto del cadavere ancora sulla scena del delitto. I primi a segnalarla sono, ancora una volta, i periti nominati dalla famiglia. Il professore Cusimano, addirittura, riesce a rintracciare anche un possibile oggetto compatibile con quella lesione, oggetto che sarebbe proprio lì, sotto agli occhi di tutti: un pesante posacenere tondo in vetro pieno fotografato su un tavolino della casa di Madrid, sulla scena del crimine.

Un dettaglio che ha sempre fatto sospettare che Mario potesse essere stato tramortito da qualcuno, magari proprio con quell’oggetto, prima di finire appeso alla libreria. Di questa lesione dà contezza, adesso, anche l’ultima autopsia. Tuttavia per i medici che hanno effettuato l’esame «tale lesione non risultava in grado né stordire né tantomeno di determinare una perdita di coscienza» nel ragazzo, come riferito nel corso del servizio de Le Iene, dedicato al caso. Ma sulla base di cosa si stabilisce se una certa lesione possa aver provocato un qualche stordimento oppure no? «L’area temporale perde conoscenza o incorre in un intorpidimento anche con colpi di bassissima intensità», secondo gli esperti a cui si è rivolta la famiglia. Per i medici che hanno analizzato per la terza volta quel corpo, però, si sarebbe invece trattato di un colpo troppo leggero, come raccontato dal giornalista Cristiano Pasca su Italia1. Una considerazione fondata sul fatto che nel materiale cerebrale sotto alla tempia non ci sarebbero segni di emorragia. Ma perché questi segni ematici non sono stati trovati?

«Perché non è stato prelevato il tessuto corrispondente a quella zona – spiega, sempre ai microfoni de Le Iene, il professore Cingolani, anche lui nominato dalla famiglia Biondo -. È stato prelevato un pezzo di encefalo, ma era posteriore, non hanno preso la zona giusta». Questo spiegherebbe la mancanza dell’emorragia. Una circostanza che sarebbe, a sua volta, dipesa dal lavoro e dagli esami effettuati precedentemente e sui quali i medici odierni si sarebbero basati. Si torna indietro all’autopsia numero due, quindi, quella effettuata da Procaccianti nel 2013, che avrebbe conservato soltanto la parte posteriore del cervello perché non si accorse di quella particolare lesione sulla tempia, in effetti non segnalata nella sua relazione. Del corpo di Mario oggi resta ben poco da analizzare, questo quindi potrebbe essere un dato perso per sempre. Intanto, già nel 2013 la famiglia chiese di poter fare un accertamento più specifico su quella porzione di encefalo: «Mi sono ritrovata 51 panetti, dovevamo spedirli a Roma per farli analizzare. Ma prima quei reperti li abbiamo fotografati», dice oggi a Le Iene la mamma di Mario.

Alla famiglia viene consegnato in sostanza un sacchetto, da un parte ci sono i panetti, dall’altro i vetrini, sono supporti sui quali sono stati posizionati le parti del corpo interessate dall’autopsia. Quando i genitori si armano di pazienza e iniziano a controllare e ordinare tutto quel materiale si accorgono che alcuni numeri non combaciano. «Più della metà avevano il numero contraffatto», spiega la madre del ragazzo al giornalista Pasca. L’autopsia di Mario, infatti, è la numero 57, effettuata nel 2013. Il numero assegnato è quindi il «57/13». Più della metà dei vetrini però mostra inspiegabilmente una sigla diversa, «51/13», con quell’«1» corretto con un pennarello e trasformato successivamente in un «7». «Due numero, quindi due cadaveri diversi, perciò due materiali diversi», in sostanza. «È normale che io pensi che ci sia stata una manomissione?», dice oggi la famiglia di Mario. «Nell’ambito della stessa autopsia ci sono anche più campioni con lo stesso numero», spiega anche l’avvocata della famiglia, Carmelita Morreale, riferendosi ai numeri che indicano la zona del corpo dal quale è stato analizzato un tessuto. Insomma, i resti di quante persone ci sono nel sacchetto consegnato alla famiglia? «Sicuramente è un altro corpo – osserva il legale -, non ci possono essere due numeri attribuiti alla stessa persona». La cui autopsia, secondo quanto svelato da Le Iene, sarebbe stata eseguita sempre dal professore Procaccianti. Una svista?

Tutte anomalie, intanto, denunciate alla procura generale di Palermo, dopo che ha avocato a sé il caso, che ha deciso di sequestrare tutti i reperti per capire se effettivamente sia stata effettuata una sostituzione. «Chi è questo 51/13?», si chiede oggi la famiglia. L’ipotesi finale di suicidio, quindi, si formerebbe in questo caso su materiali e vetrini forse manipolati, contraffatti. Che perciò potrebbero aver falsato quell’ultimo risultato. «Mio figlio è stato ammazzato anche nella dignità. Quella che io sto cercando di ridargli. Come può una famiglia accettare queste conclusioni?». Alla luce di lesioni di cui per anni non si è accorto nessuno e che quindi nessuno ha analizzato, di codici che si ripetono o che, peggio, appaiono diversi e poi corretti con un pennarello. Ma questi dati, purtroppo, sono solo una parte delle numerose stranezze legate alla morte di Mario Biondo. In ballo, per esempio, ci sono anche i racconti della vedova Raquel smontati dai magistrati italiani in trasferta in Spagna. E non solo. «L’ipotesi adesso è che possa esserci una richiesta di archiviazione da parte della procura, a cui noi ci opporremo. Mi convinco sempre di più che le valutazioni che sono state fatte non sono suffragate da motivazioni scientifiche che al di là di ogni ragionevole dubbio ci permettano di dire che Mario si è suicidato», conclude il legale della famiglia.

Silvia Buffa

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