Cosa ci guadagna l’Italia a seguire gli Usa nell’aggressione all’Ucraina?

I DISORDINI CREATI DAGLI AMERICANI NEL TERRITORIO RUSSO RILANCERANNO L’INDUSTRIA BELLICA STATUNITENSE, MA RISCHIANO DI COMPROMETTERE GLI INTERESSI DEL NOSTRO PAESE

Gran parte della stampa nazionale, unitamente alla gran parte della stampa europea, sostiene l’azione diplomatica degli Stati Uniti d’America nella questione Ucraina. La loro azione diplomatica è sempre la stessa: vestono le intenzioni imperialiste con abiti di democrazia parolaia, pacifismo di maniera (sempre perseguito con interventi militari ‘di pace’) e con misure commerciali restrittive nei riguardi di quel paese che nella circostanza è ritenuto responsabile dei disequilibri che garantiscono agli usa di perseguire il loro dominio.

La questione, che nella fattispecie è rappresentata dall’Ucraina, si è aggravata da quando i Paesi europei, sudditi dell’egemonia americana, si sono accodati al coro anti russo proposto da Barak Obama. Dopo che i suoi scagnozzi hanno provocato il colpo di Stato – preceduto da sommossa popolare – che ha sostituito il presidente eletto Viktor Yanukovich con Arseniy Yatsenyuk, illustre sconosciuto ai più ma gradito al disegno americano di acquisire agli interessi dell’Europa occidentale la Repubblica Ucraina da dove passano le risorse energetiche provenienti dall’Est. E, magari, potere impiantare su quel territorio l’ennesima base militare Usa o Nato (fa lo stesso) per continuare l’accerchiamento del territorio russo come hanno già fatto nei Paesi baltici, in Polonia e nella ex Cecoslovacchia, ora divisa in due.

Lo scopo di questo accerchiamento è quello di realizzare per tappe successive l’opzione strategica dello “scudo spaziale” antimissili. Scudo che in Europa non serve a nessuno, ma agli Usa serve per dare ossigeno alla propria industria bellica e alla loro ansia di dominio. 

La cosa più grave è, però, l’adesione supina di alcuni Stati europei a questo disegno di dominio, segnatamente antitetico alla Russia che, peraltro, fornisce all’Europa l’energia per il proprio apparato industriale. Circostanza che consiglierebbe non l’alleanza con la Russia, ma almeno l’amicizia e la cortesia di buon vicinato.

Invece no, alcuni Paesi europei, tra i quali l’Italia, sono e restano supini alle voglie provenienti da oltre Atlantico e, piuttosto che pensare a come costruire l’Europa unita quale grande potenza di equilibrio sullo scacchiere internazionale, seguono passivamente e in ordine sparso le indicazioni provenienti dagli Usa. Anche se queste scelte – nel caso dell’Italia – danneggiano l’economia del nostro Paese. A parte le considerazioni morali, che non sono affatto secondarie, cosa ci guadagnano le imprese italiane nel seguire gli Usa?

Di fronte a tale aggressione potenziale cosa resta da fare alla Federazione russa se non quella di respingere l’accerchiamento in atto?

Ebbene, questa misura di difesa è condannata da tutta, o quasi, la stampa cartacea o radio e televisiva, nonché sulla rete come motivo di preoccupazione delle pretese russe, quantomeno sull’Europa orientale. E perciò ci si deve mobilitare per impedire alla Russia queste misure di difesa come la creazione di un’area economica integrata su quel versante europeo e asiatico.

Costoro sono gli stessi che quarantadue anni addietro perorarono la causa americana, attivata dall’allora presidente Usa, John F. Kennedy, allorquando operò il blocco navale attorno a Cuba per impedire l’installazione di una base missilistica sovietica su quell’isola caraibica, temendo questi strumenti bellici come una minaccia per il proprio territorio. Quella mossa militare americana mise il mondo in allerta di una possibile guerra mondiale, di stampo atomico. Mossa che costò un’enorme fatica a Papa Giovanni XXIII nel convincere Nikita Krusciov a desistere dal forzare il blocco navale.

Quando la memoria è corta si finisce per dimenticare che i sovietici non potevano installare i missili a Cuba, mentre agli Stati Uniti è consentito di installare i propri impianti militari ovunque nel mondo e in Europa. Sicilia compresa con il Muos a Niscemi. 

Queste brevi note le indirizziamo alla nostra ministra degli Affari Esteri, Federica Mogherini, che per la sua giovane età queste cose magari non le sa. Peraltro, a quell’epoca non era nemmeno nata e ciò potrebbe giustificare le sue posizioni circa l’adesione alle sanzioni decise da Obama ed imposte ai ‘sudditi europei’.

Lo stesso discorso vale per Matteo Renzi, anche lui in quel tempo non era ancora nato. Ciò a riguardo della sua voglia di cambiamento. La domanda che gli rivolgiamo – a lui che vuole rottamare tutto e cambiare il mondo – perché non pensa di rottamare e cambiare anche l’adesione dell’Italia al Patto atlantico ed alla Nato? Questa sì che sarebbe una grande riforma.

E magari s’impegnasse, nel semestre di direzione europea, di proporre all’Europa una bozza di Costituzione, come ha fatto per le riforme istituzionali italiane (Titolo V, Senato e legge elettorale), per realizzare l’Europa Unita con un suo sistema di difesa autonomo ed una politica estera all’altezza di una grande potenza globale.

Sarebbe un modo concreto di realizzare un grande risparmio di denaro atteso che l’Italia non avrebbe più motivo di mantenere nel mondo le sue rappresentanze diplomatiche ed il suo ministero degli Esteri, perché tale potestà verrebbe intestata all’Europa.

Caro Matteo, che te ne pare?

Giulio Ambrosetti

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