Corte dei Conti 2/: “Serve una soluzione per la compartecipazione alla spesa sanitaria”. Alias: il furto romano ai danni della Sicilia

La batosta della Corte dei Conti sulla situazione finanziaria della Regione siciliana è stata durissima. Dal balletto dei residui attivi, alle partecipate, alle coperture fantasma, non manca niente. E se per il 2013 la situazione era preoccupante, per il 2014 si potrebbe profilare il default, senza se e senza ma.

Sul 2014 “grava un bilancio di previsione al quale, dopo l’impugnativa della legge di stabilità regionale per il medesimo esercizio da parte del Commissario dello Stato per la Regione siciliana, non sono stati apportati gli aggiustamenti necessari per ricondurlo in pareggio”.

“In questa situazione – ad avviso della Corte – vanno evidenziati i rischi molto elevati che le attuali tensioni a breve possano trasformarsi in vere e proprie crisi di liquidità”.

I magistrati contabili si soffermano anche su un tema noto, dinnanzi al quale il Governo regionale mostra tutta la sua inerzia. Il tema è la compartecipazione della Regione alla spesa sanitaria, passata dal 42 al 49% nel 2007 e rimasta tale, mentre le misure compensative non sono mai state concese.

Nell’accordo tra Stato e Regione del 2007 c’è scritto che la Regione siciliana, per compensare i maggiori esborsi frutto dell’aumento della quota di compartecipazione, avrebbe dovuto incassare una quota delle accise sui consumi di idrocarburi (si tratta, in pratica di imposte) stimata in una percentuale oscillante dal 20 al 50 per cento.

Così non è stato. E i magistrati contabili lo ricordano:

“Serve trovare una soluzione alla compartecipazione della Regione alla spesa sanitaria, anche aumentando la quota, a patto di riconoscere alla Sicilia nuove voci di entrata.

“La situazione di finanziamento della stessa”, scrivono i magistrati contabili, “si e’ andata aggravando negli ultimi anni per l’effetto della incapacita’ del bilancio regionale di sostenere il peso della maggiore compartecipazione della stessa che, per effetto del disposto della legge finanziaria statale per il 2007 e’ passata dal 42,5% del 2006 al 49,1% del 2009”.

E “pur trattandosi peraltro di un contributo al finanziamento sanitario ormai destinato ad essere annualmente ricorrente”, scrivono ancora i magistrati contabili, “la legislazione regionale ha fatto ricorso sin dal 2009 a strumenti di copertura straordinari e congiunturali che hanno aggravato il gia’ critico stato in cui versa il bilancio regionale

Per questo, secondo la Corte, “potrebbe darsi concreta attuazione al meccanismo gia’ previsto nella finanziaria 2007 e rimasto inattuato della individuazione di strumenti che, a fronte di una compartecipazione finanziaria anche maggiore alla attuale misura, consentano di attivare nuove fonti di entrata di specifica competenza regionale, permettendo al contempo di liberare risorse per affrontare altre spese correnti, sia pure in una ottica di razionalizzazione e risanamento strutturale, secondo una precisa calendarizzazione degli obiettivi da raggiungere”.

La spesa sanitaria  incide sul bilancio della Regione siciliana per il 54,6% dell’intera spesa regionale per circa 8,8 miliardi di euro.

 

 

Redazione

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