Raddoppiano in Sicilia le condanne per danno erariale a carico di amministratori e dipendenti pubblici. Nella relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario la presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti, Luciana Savagnone, ha fornito la cifra dei danni accertati nel 2017 con 107 sentenze: ammontano a 14 milioni e 365mila euro, il doppio dell’anno precedente. Soldi che i condannati dovranno restituire agli enti danneggiati, e in questo caso la parte del leone la fanno Regione e enti locali che ricaveranno dalle sentenze della Corte oltre dieci milioni di euro. Allo Stato andranno 3 milioni e 4.221 euro, alle aziende sanitarie oltre 888mila euro. Le irregolarità più ricorrenti riguardano la gestione e l’impiego di contributi comunitari all’imprenditoria e all’agricoltura, lo spreco di risorse a volte concesse a soggetti privi dei requisiti previsti dalla legge, l’attribuzione di incarichi a esperti e consulenti, assunzioni illegittime e pagamenti ai dipendenti di emolumenti non dovuti. Varie le condanne per danno all’immagine. «Ma – ci ha tenuto a precisare la presidente – Il livello di corruzione nella pubblica amministrazione in Sicilia è tale e quale in tutta Italia».
Ampio spazio nella relazione annuale ha trovato il tema dei fondi per i disabili che, nella parte finale del governo Crocetta, è stato per alcuni mesi al centro della cronaca politica per l’incapacità della Regione di avere un censimento affidabile e di dare ai soggetti che realmente ne avevano i requisiti le risorse necessarie per l’assistenza. La presidente della Corte dei Conti, però, punta il dito su un altro aspetto della vicenda: cioè su alcune associazioni ed enti che si sono ritrovati a gestire i finanziamenti. E in particolare sulla gestione di due organismi: l’Iridas, istituto regionale per l’integrazione dei diversamente abili, e l’Aias, associazione italiana assistenza agli spastici. Accusati di aver dilapidato negli anni scorsi le risorse attraverso una cattiva gestione.
Ai componenti del consiglio di amministrazione dell’Iridas, al direttore generale, al direttore dei servizi amministrativi (per il periodo tra il 2003 e il 2005) e al segretario nonché al presidente dell’Aias (per periodo tra 2008 e 2013), la Corte dei conti ha attribuito comportamenti «volti a vantaggi personali e e al depauperamento di denaro pubblico in uno scenario di assenza di controlli esterni che ha consentito loro di perpetrare le condotte illecite nel tempo e di agire come veri e propri padroni delle strutture». Sullo scandalo della gestione dei fondi per i disabili, aggiunge Savagnone, c’è stata una «sostanziale inerzia delle amministrazioni danneggiate»: la Regione e, per l’Aias, l’Asp di Palermo.
In particolare agli amministratori dell’Aias si contesta l’uso di denaro pubblico, dal 2008 al 2013, per rimborsi auto non dovuti, spese di ristorazione, hotel per sé e per i propri familiari, parcelle legali. Ci sarebbe perfino il caso del figlio di uno degli amministratori che avrebbe ricevuto un compenso per un incarico professionale mai svolto. Soldi «finalizzati unicamente alla realizzazione di vantaggi personali, per se’, per amici e parenti, attraverso l’appropriazione di risorse pubbliche, provocando un danno erariale di 578mila 804 euro». Il tutto mentre l’Asp di Palermo, ente erogatore, sarebbe rimasta inerme, «procedendo all’erogazione di ingentissime somme – ricorda la presidente della Corte dei Conti – avrebbe dovuto controllare il loro corretto utilizzo, unitamente all’organo di vigilanza costituito dall’assessore regionale alla Sanità».
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