Corso Tukory, l’amianto nella villetta è lì da mesi «Vero problema sono gli incivili, non il Comune»

«Magari la mia Palermo fosse anche Capitale della normalità! Sarebbe bellissimo, vivremmo tutti meglio». Lo dice con ironia Anna Maria D’Amico, ma in fondo ci spera veramente che le cose a Palermo possano cambiare radicalmente. Lei, insieme all’associazione Comitati Civici Palermo, ci mette il suo con le segnalazioni di quello che in città non va. E dell’amianto trovato abbandonato nella villetta di corso Tukory, intitolata al prefetto Vitocolonna denunciato appena ieri dalla Cgil, ne sa parecchio. Sa, ad esempio, che quegli stessi tubi rotti, potenzialmente pericolosissimi per la salute in mancanza di una smentita in tal senso, si trovano adagiati in quello stesso pezzetto di terreno del piccolo parco addirittura da tre mesi.

                                      

È infatti il primo febbraio 2018 quando il presidente dell’associazione Giovanni Moncada inoltra la prima segnalazione di una lunga serie all’indirizzo del sindaco Leoluca Orlando, che a sua volta gira l’e-mail ricevuta all’ufficio Ambiente del Comune, al vice sindaco e assessore al Verde Sergio Marino, così come ad altre figure istituzionali, dall’assessore alla Rigenerazione urbana e urbanistica Emilio Arcuri a Domenico Musacchia, capo area del Verde e della vivibilità urbana. Da febbraio ad oggi, però, nessuna risposta, nessun feedback. Mentre le segnalazioni dell’associazione non si sono mai fermate. «Gli interventi ci sono stati solo per togliere i cumuli di rifiuti che circondavano i tubi rotti di amianto, e basta. Tutto il materiale pericoloso è rimasto lì dove lo avevamo visto la prima volta, forse sistemato meglio, ma sempre lì», racconta D’Amico.

«Ci sono state piogge e tempeste, e quei tubi sono sempre rimasti nello stesso posto – continua -. Non abbiamo chiesto solo l’immediata rimozione, però. In mancanza di risposte e soprattutto di interventi, abbiamo anche chiesto all’amministrazione comunale di chiarire se si tratti di rifiuti pericolosi o meno, perché a questo punto data l’immobilità è giusto saperlo per certo. Ma anche in questo caso niente». Nessun dialogo, insomma, fra associazioni ed enti comunali. «Se non intervengono per questo, allora per cosa è previsto? – si domanda la donna -. Possibile che debba essere una casalinga a segnalare queste cose e a dire cosa è necessario fare?». Ma non tutti, tra residenti e passanti, ormai sembrano notare più il cumulo di tubi che si alterna fra una pianta e una giostrina dei bambini che frequentano la villetta. «Forse siamo ormai assuefatti al degrado e questo non va bene», dice con amarezza D’Amico.

«Abbiamo scritto più volte anche all’ufficio Igiene – aggiunge anche il presidente Moncada -. E la stessa cosa l’abbiamo fatta per la via San Nicola allo Zen2 dove ci sono almeno una ventina o trentina di lastre di amianto: hanno messo il solito nastro salvavita e sono andati via. E di episodi del genere potrei elencarne molti altri, ogni giorno. Resta il fatto che siamo di fronte a un fatto grave, soprattutto per come viene trattato il problema». Il Comune, tuttavia, malgrado l’inesistente feedback, si dice ben conscio della situazione e della pioggia di segnalazioni arrivate ai suoi uffici, e si dice pronto a risolvere. «Ci stiamo attivando per delimitare la zona e poi ovviamente provvedere alla rimozione – spiega l’avvocato Francesco Fiorino, dirigente dell’ufficio Ambiente -, è pure vero che per adesso abbiamo qualche difficoltà perché siamo in attesa dell’approvazione del bilancio».

Si dice sensibile al tema e tenta anzi di smorzare i toni della polemica divampata ieri con l’ultima plateale denuncia di cittadini e Cgil a mezzo stampa, e chiarisce: «Non voglio sentire doglianze nei confronti del Comune per la pericolosità del cemento-amianto, perché tutto l’ufficio da dieci anni fa salti mortali per raccogliere le tonnellate di cemento-amianto che i palermitani incivili abbandonano per strada, perché è questo il vero problema. In questo momento diciamo che c’è un rallentamento nel servizio, tutto qua».

A sentire, però, che quegli stessi tubi rotti di villa Vitocolonna sono lì da mesi, senza che nessuno li abbia né tolti né quantomeno recintati e isolati, precisa: «Ci sono stati alcuni interventi sulla base di segnalazioni arrivate nelle ultime settimane, ma ripeto, abbiamo un rallentamento, questo è vero – insiste il dirigente -. Abbiamo chiesto a fine 2017 l’impegno delle risorse necessarie ma in mancanza di approvazione del bilancio siamo un po’ in difficoltà e abbiamo risorse limitate. Privilegiamo quei siti come le scuole dove c’è cemento-amianto, le aree sensibili insomma». Nessuna stima dei tempi necessari per rimuovere del tutto i tubi di corso Tukory, ma assicura il «massimo impegno da parte dell’amministrazione, dal sindaco a scendere, per risolvere il problema. Certo – continua -, se i cittadini ci venissero incontro… Non bisogna puntare il dito nei confronti dell’amministrazione comunale, che ha certo il dovere di intervenire, ma nei confronti della gente che butta l’amianto per strada».

Silvia Buffa

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