Corso delle province, il degrado nel cuore della città «Marciapiedi come parcheggi e verde abbandonato»

«Io questa strada l’ho vista quando ancora passavano le rotaie al centro e il treno». Angelo Cocuzza rispolvera il libro dei ricordi per parlare del presente. Al centro della sua denuncia c’è la situazione di corso delle Province. La strada che taglia in due il cuore di Catania, ormai da anni più croce che delizia dei cittadini etnei. Spesso intasata dalle auto in coda, con spartitraffico posizionati di notte all’insaputa dei commercianti. Ma anche ex via dello shopping in declino a due passi dal corso Italia. «Gli errori in questo posto sono iniziati con i lavori fatti circa dieci anni fa, adesso siamo totalmente abbondanti». Cocuzza, di professione parrucchiere, lavora in zona dal 1990. Dagli anni, cioè, dei principali cantieri, che hanno riguardato l’allargamento dei marciapiedi, l’eliminazione delle rotaie e diverse modifiche alla viabilità.

«Avrebbero potuto fare dei passaggi per i pedoni normali invece si è scelto di farli a spina di pesce per i posti auto, restringendo la carreggiata». Dove dovrebbero camminare soltanto le persone a piedi in realtà ci sono diverse macchine. Qualcuno si limita a mettere sul marciapiede soltanto due ruote, altri invece – come dimostrano le foto scattate da MeridioNews – fermano i loro mezzi occupando l’intero passaggio. I problemi però non sono soltanto legati agli automobilisti indisciplinati e alla mancanza di spazio. 

Uno dei nodi principali per Cocuzza è quello degli alberi. Decine di arbusti piantati a poca distanza tra loro che però «sono completamente lasciati al loro destino. Nessuno si occupa della potatura e i frutti marciscono fino a quando cadono a terra a causa dei parassiti». Il parrucchiere di corso delle Province periodicamente si improvvisa giardiniere, ma la manutenzione si limita alla pianta davanti la sua attività commerciale. «Avevano pensato anche a illuminarli da sotto ma dopo le prime piogge i pozzetti si saranno riempiti d’acqua smettendo di funzionare per sempre». Come l’irrigazione. «Alcune piante – prosegue Cocuzza – hanno anche l’impianto a pioggia ma da quei tubi non esce acqua da tempo, così come le griglie in ghisa. In molti casi sono state portate via». Proseguendo verso l’angolo con via Vittorio Emanuele Orlando, in una delle nuove rotatorie al posto dei fiori, piantati dopo l’inaugurazione, hanno trovato spazio le erbacce.

La nostra passeggiata per la strada continua in mezzo a decine di motorini parcheggiati sul marciapiede. Con una maggiore concentrazione nei pressi della sede del dipartimento di Economia e commercio. Lo slalom si alterna al tentativo di evitare anche i bisogni dei cani. «I padroni delle volte nemmeno puliscono altre, invece, prendono tutto con i sacchettini ma poi li depositano vicino alle aiuole». Cocuzza si sofferma anche su un piccolo mistero: quello delle panchine che sono state rimosse da diversi mesi: «Alcune sono state portate via quando inaugurarono lo slargo dedicato al giornalista Candido Cannavò, nei pressi di piazza Galatea. Ma nessuno si è preoccupato di sostituirle o rimetterle al loro posto».

Tra le tante cose che mancano nella zona, almeno una non può essere definita un rimpianto. «Sicuramente da quando non ci sono i cassonetti è finita la spazzatura». La raccolta differenziata porta a porta, almeno in questa parte della città, sembra funzionare: «Due volte soltanto la mattina ho trovato i sacchetti non raccolti e ho prontamente segnalato tutto».

Dario De Luca

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