Coronavirus, negli ospedali personale carente e sotto stress No ferie né permessi. «Come in guerra, isolati dalle aziende»

E se anche i dottori si ammalassero col coronavirus? Una domanda da estendere, in realtà, a tutte le figure professionali che gravitano negli ospedali, dove si effettuano pretriage, esami, prelievi e tamponi isolando i casi ritenuti sospetti e quelli risultati positivi, come nel caso della 66enne bergamasca ricoverata al Cervello, le cui condizioni sembrerebbero buone e stabili. Ma i primi a rischio, in questo caso, sono proprio gli operatori sanitari che di queste persone si prendono cura. Operatori già carenti di per sé, specie nel settore delle emergenze. Che accadrebbe se a essere contagiati, e quindi a dover finire in isolamento, fossero proprio loro? O se, contagio a parte, dopo ore di turni massacranti e straordinari senza fine, semplicemente avessero bisogno di staccare? Chi li sostituirebbe? Tutte domande che si sta ponendo la Fials Palermo, la Federazione italiana autonomie locali e sanità, che lancia un appello al presidente Nello Musumeci e all’assessore alla Salute Ruggero Razza. 

La nota, a firma del segretario provinciale Fials-Confsal Vincenzo Munafò, arriva dritta al punto: «Richiesta intervento straordinario di assunzioni urgenti di tutte le figure professionali necessarie a rimpinguare gli attuali organici (anche limitati nel tempo) delle strutture sanitarie». Richiesta supportata da una nota precedente, firmata ieri dalla segreteria generale nazionale Fials-Confsal e indirizzata al presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini, al coordinatore della commissione Salute Conferenza Regioni Luigi Icardi e alle federazioni nazionali degli ordini professionali. «Gli operatori sono preoccupati rispetto all’evolversi della situazione, faremmo bene a farci trovare preparati – spiega a MeridioNews Munafò -. Stamattina sono state date disposizioni agli ospedali Villa Sofia e Cervello, dove si è suggerito ai medici e al resto del personale di evitare di andare in amministrazione in viale Strasburgo e per eventuali informazioni da dare mandare tutto per mail. Questo crea un po’ di angoscia fra gli operatori, come a dire “voi state lì a lavorare preservando la salute dei cittadini e noi stiamo qui a preservare la nostra».

Molti si sentono isolati nel loro lavoro. Che continuano a svolgere ogni giorno, nonostante il crescete carico di stress. «Questa è l’atmosfera che si sente in giro, questa preoccupazione un po’ sottaciuta, l’ansia che se la gente si ammala non viene sostituita con molta facilità, la gente costretta a fare doppi o tripli turni addirittura – continua Munafò -. Ecco perché la nostra lettera da mandare a Bonaccini, e fatta arrivare anche al nostro assessorato regionale alla Salute. Noi abbiamo bisogno di personale in più, non diciamo di allargare gli organici, ma in questo periodo sarebbero utili magari dei contratti a termini per avere più personale in servizio e tamponare lo stress attuale con queste maggiori presenza. Apprezziamo tutto quello che è stato fatto finora, comprese le tende per il pretriage, ma il personale resta sempre quello». Più gente e più presidi antinfortunistici, una richiesta precisa, lucida. Che non vuole suscitare alcun allarmismo, ma dare dei semplici suggerimenti per essere preparati di fronte a una situazione i cui sviluppi possono essere imprevedibili.

«Non diciamo che si debba per forza assumere domani mattina, noi diciamo che andrebbero create delle graduatorie per essere pronti a eventuali assunzioni, per essere pronti in caso di un allerta diverso. Così non ci sarebbe bisogno di bloccare le ferie al personale o di dire che non possono prendere i riposi compensativi. In questo momento le amministrazioni si stanno attrezzando per dire “guardate che dovete essere disponibili a ogni eventualità”, questo dicono le circolari che al momento girano per tutte le aziende – continua Munafò -. Non esiste reperibilità, non esiste altro, come essere sotto le armi praticamente. Piuttosto che fare questo tipo di lavoro, perché non avere invece già pronte le eventuali sostituzioni, piuttosto che stressare un personale già stressato di suo?». Il suggerimento avanzato dal sindacato, quindi, sarebbe quello di tenersi pronti a qualunque eventuale scenario futuro con delle riserve già pronte. Creando in pratica una “lista d’emergenza” di professionisti, soprattutto medici, infermieri, ostetriche, operatori socio sanitari, tecnici di radiologia e di laboratorio di analisi cliniche che attualmente risultano essere disoccupati e assumerli “straordinariamente” in servizio.

Ma l’Asp di Palermo non sembra che, in questo momento, si stia muovendo in questa direzione. Chiedendo ai medici attualmente in servizio, piuttosto, la revoca delle ferie e di ogni eventuale permesso, e invitando il personale a rendersi disponibile «al rientro in servizio, qualora se ne ravvisasse la necessità. A tal fine – recita una notte del 25 febbraio – non devono essere autorizzate giornate di congedo ordinario e riposi compensativi, tranne casi eccezionali». «Dovendo rafforzare le risorse professionali per fronteggiare l’epidemia di CoVid19 e mettere in atto le procedure previste dalle circolari ministeriali – si legge in un’altra nota di oggi -, si invitano le SS.LL. a rimodulare la programmazione delle ferie e i permessi per aggiornamento per tutto il personale afferente alle rispettive UU». La linea, insomma, sembra quella di continuare a spremere quel poco personale che già c’è. Senza cercarne, coi metodi a disposizione, dell’altro. 

«Il Civico, ad esempio, assume con contratto a partita Iva infermieri e oss, cui attinge da una graduatoria che loro si sono fatti – torna a dire Munafò -. Siccome la partita Iva non crea il rapporto di lavoro reale con il professionista, però lo mette  nelle condizioni in cui quando io ti chiamo tu vieni, non stiamo parlando di concorso o di chissà che cosa, facciamo solo in modo che ci siano graduatorie di personale da cui eventualmente attingere. Ma molte amministrazioni questo non lo stanno facendo, come appunto l’Asp di Palermo. Stiamo solo dando dei suggerimenti, ma preferiscono richiamare in servizio medici in pensione. Non stiamo gridando “al lupo, al lupo”, diciamo solo che anche noi operatori potremmo ammalarci da un momento all’altro e poi con queste carenze cosa facciamo? Da dove la prendiamo poi la gente?».

Il sindacato chiede, perciò, «l’estensione delle risorse aggiuntive regionali (le cosiddette Rar) nei fondi contrattuali di tutte le aziende sanitarie e gli enti, da parte di tutte le Regioni, per riconoscere a tutti i professionisti maggiori risorse economiche di produttività per l’impegno profuso in questa circostanza, incrementando, di conseguenza, le disponibilità economiche delle pochissime regioni che già applicano questo istituto contrattuale; l’incremento delle risorse economiche per prestazioni aggiuntive del personale per la corresponsione di lavoro straordinario e pronta disponibilità, legati all’emergenza Coronavirus, che non devono e non possono gravare sui fondi contrattuali, ma rientrare nel bilancio aziendale quali costi di prestazioni aggiuntive; l’estensione – si legge infine -, dal primo gennaio 2020, dell’indennità di terapia intensiva e sub intensiva per tutto il personale operante nei servizi di Emergenza Urgenza (pronto soccorso e 118, Radiologia, laboratori d’analisi) e nelle unità operative dove vengono ricoverati i pazienti più fragili, con sospetta infezione da Coronavirus, quali la Medicina generale, la Pneumologia e la Geriatria».

Silvia Buffa

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