Coronavirus, Unipa riparte: attivata la teledidattica   «Ho preso appunti come se fosse una normale lezione»

Ricomincia la settimana e, con la sveglia che suona un po’ più tardi del solito, l’università riparte. Nessun mezzo da prendere né il rischio di arrivare in ritardo: basta accendere il pc e si è già a lezione, comodamente in pigiama dalla propria scrivania. Ai tempi del COVID-19, l’Università degli Studi di Palermo riapre telematicamente grazie all’utilizzo della piattaforma Microsoft Teams.

Tra una lezione e l’altra, qualche piccolo problema tecnico. Ma i ragazzi sono tutto sommato entusiasti. «L’ho trovato stranamente comodo – commenta Ignazio, studente di Ingegneria gestionale e informatica – Ti alzi e sei già davanti al computer». E un’altra studentessa, Agata, spiega: «Oggi ho seguito Cultura della musicaho preso appunti come se fosse una normale lezione frontale». Non sono stati riscontrati finora grossi problemi: «Per essere la prima volta oggi, è andata bene! – commenta anche Samuele, di Scienze della comunicazione -, non conoscevo la piattaforma, il sistema è un po’ macchinoso ma sembra molto professionale». Qualche lamentela sull’archiviazione delle video-lezioni, che se registrate dal docente possono essere consultate in differita. «Non si capisce bene come recuperare le lezioni pregresse, bisogna scorrere per cercare il video tra i messaggi in chat, il che non è tanto agevole». E c’è qualche docente che deve adeguarsi: «All’inizio è stato un po’ confusionale principalmente per la professoressa – continua Ignazio -, doveva capire come funzionava la piattaforma: come si avviava il video, la registrazione, non riusciva a tenere le slide aperte con l’audio, insomma i problemi logistici tipici da primo giorno in cui si usa una app nuova».

Per la maggior parte dei docenti è la prima volta con Microsoft Teams, piattaforma di condivisione online gratuita in uso in parecchie università, ma poco intuitiva. «Su certe cose è addirittura contro intuitiva – afferma il professore di Sociologia e Metodologia della ricerca sociale, Alberto Trobia – Prima di conoscere la piattaforma, ero abbastanza incuriosito dalla cosa, ma non infastidito. Anzi, ho provato io stesso alcune piattaforme gratuite come Google Classroom. Quando, poi, ho provato Microsoft Teams, ne sono rimasto parecchio deluso, ma alla fine mi sono abbastanza adattato. Sono riuscito a usarla decentemente, ma ho fatto tante prove». Condivisibile e apprezzabile lo sforzo dell’Università di proporre una soluzione in tempi brevissimi e a costo zero per il docente: «L’aspetto positivo è che si può fare da casa e per me che sono fuori sede è comodo. L’altro aspetto positivo è la conservazione delle video-lezioni e la possibilità di condividere una grande quantità di materiali. Tuttavia, per me la lezione è una sorta di performance che richiede un costante monitoraggio delle reazioni di chi segue e che ha bisogno di una forte interazione d’aula. Quello mi manca moltissimo. Inoltre, io sono abituato molto a muovermi e coinvolgere le persone e tutto questo è impossibile stando seduti davanti al computer».

La differenza rispetto alle classiche lezioni frontali è tanta soprattutto per le discipline pratiche che necessitano di un continuo riscontro e ascolto della classe. «In un primo momento non essendo abituata a tecniche informatiche particolari – spiega la docente di arabo, Patrizia Spallino – mi ero preoccupata, ma soprattutto perché nel mio caso è un po’ più particolare: non è solo una materia teorica. Il contatto umano della classe è diverso: girare per i banchi, controllare nei quaderni se le cose sono scritte bene, le prime lettere, la lavagna, il tratto della mano sulla lavagna che bisogna vedere, sono molto importanti». Scaricando la piattaforma «mi sono messa a lavorare con alcuni colleghi e adesso sono molto positiva – continua la docente – sono sicura che in questi giorni potremo lavorare bene, almeno non fermarci. Tra colleghi ci siamo supportati a vicenda e l’impatto è stato vinto; poi è chiaro: più la useremo, meglio la useremo!». 

Via web la comunicazione tra insegnante e alunno è un po’ più complessa e maggiore è il rischio di distrarsi, ma tanti anche gli aspetti positivi soprattutto per pendolari e lavoratori part-time. «Stamattina pensavo, mentre seguivo comodamente le lezioni, che se fossero sempre così, io sarei già laureato da anni – commenta Samuele – è impossibile seguire se lavori, con conseguente rallentamento di carriera: per chi come me ha difficoltà a seguire le lezioni, sono una manna!». Lati positivi anche per un’altra studentessa: «Essendo fuori sede – spiega Angela – direi che mi ha assolutamente migliorato la settimana perché così risparmio i soldi dei mezzi e posso seguire le lezioni comodamente da casa, anche in pigiama». E chissà se l’emergenza coronavirus possa divenire uno spunto per una futura gestione telematica di lezioni e studenti nell’ateneo palermitano. «Io suggerirei alla nostra università di non sospendere questo servizio anche in futuro – commenta Agata – di lasciare l’opportunità agli studenti, soprattutto ai fuori sede, a chi fa sei o sette ore di pullman al giorno perché pendolare. Anche in un’aula, quando si fanno le regolari lezioni, il docente dovrebbe fare la registrazione della lezione per dare la possibilità a chi non può essere presente di poterla recuperare».

Maria Vera Genchi

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