L’ex abitazione della famiglia del boss mafioso Rosario Lo Bue, in via Salvatore Aldisio, entro il mese di settembre diventerà la sede di nuovi uffici. Attualmente, vi sono ospitati il Consorzio Sviluppo e Legalità e l’Ufficio comunale case popolari. Come ha raccontato in anticipo MeridioNews, l’immobile è stato sgomberato due anni fa, dopo un provvedimento dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati. Entro settembre potranno fruirne come sedi distaccate l’Amap, lo Iacp e l’Inail. Lo ha deciso l’amministrazione comunale a seguito di alcune convenzioni con i tre enti.
«Volevamo impiegare al meglio questi locali – dice il sindaco Nicolò Nicolosi -, anche perché non utilizzarli avrebbe voluto dire sprecare una risorsa importante qual è un bene confiscato alla mafia. Abbiamo dunque pensato di dare ospitalità a servizi di carattere comprensoriale che possano essere utili ai cittadini e al territorio del Corleonese». Lo sgombero della casa su due piani di Rosario Lo Bue, abitata dai suoi familiari, è avvenuto nel giugno del 2017. Da quel momento, il bene è stato assegnato in via definitiva al Comune per la sua gestione.
Rosario Lo Bue è un pastore, fratello di Calogero Giuseppe, che fu arrestato nel 2006 con l’accusa di aver favorito la latitanza di Bernardo Provenzano. Lo Bue sarebbe stato uno dei suoi vivandieri. Rosario Lo Bue fu invece arrestato prima nel 2008 nel corso dell’operazione dei carabinieri Perseo, e poi nel 2015 nell’operazione antimafia Grande Passo 3. A maggio di quest’anno i militari dell’arma hanno sequestrato un milione e mezzo di beni alla famiglia del boss. Il provvedimento, emesso dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo, ha riguardato un’abitazione, un magazzino, 17 terreni, un mezzo agricolo, tre società, un fondo comune d’investimento, due polizze vite e venti conti correnti.
Il caso del bene confiscato in via Aldisio, a due passi dalla tenenza della guardia di finanza, è stato anche al centro di un recente consiglio comunale a Corleone. I consiglieri di opposizione chiedevano che venisse affidato alle associazioni, per far sì che non rimanesse inutilizzato. «In quella occasione – sottolinea il sindaco – abbiamo fatto presente che ciò non è possibile. E la motivazione è semplice. La struttura è stata affidata al Comune per fini istituzionali. Di conseguenza le associazioni ne sono escluse. Abbiamo dunque risolto con Amap, Iacp e Inail».
Lo scorso fine settimana, Corleone è stata protagonista alla Summer School, la scuola di giornalismo investigativo dell’Ucsi, a Casal di Principe. Una sessione dei lavori è stata dedicata ai beni confiscati, con un confronto tra due realtà importanti: i consorzi Agrorinasce in Campania, che opera con beni sottratti alla camorra, e quello Sviluppo e legalità che comprende otto Comuni, ovvero Corleone, Altofonte, Camporeale, Monreale, Piana degli Albanesi, Roccamena, San Cipirello e San Giuseppe Jato. «Gestiamo 29 fabbricati, 900 ettari di terreni con aziende che producono prodotti biologici e che distribuiscono nei supermercati, un fatturato di cinque milioni di euro, tre cooperative – continua Nicolosi, che è presidente del Consorzio Sviluppo e Legalità -. Tra le tante attività mi piace ricordare la struttura confiscata a Giovanni Brusca, che uccise e sciolse nell’acido il piccolo Giuseppe Di Matteo. Quel posto diventa giardino della memoria, adesso fruito dai bambini. E’ un messaggio molto bello per dire che i luoghi dove ci sono i bambini sono luoghi sacri».
(fonte: Comune di Corleone)
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