Conto alla rovescia per ‘Tutta la vita davanti’

Dopo il buon successo di critica di “N (Io e Napoleone)” e a dieci anni dal mitico “Ovosodo”, Paolo Virzì torna con una commedia all’italiana che racconta con agrodolce ironia il precariato dell’ultima generazione. Storia di una neolaureata in filosofia con il massimo dei voti, Marta (Isabella Ragonese), che, vedendo chiudersi ogni porta da parte del mondo accademico, senza alcuno spazio e opportunità nel suo campo, è costretta a ripiegare su un lavoro in un call center.

Spaccato della triste realtà dei nostri tempi, il film “Tutta la vita davanti” è stato presentato dal regista e dal cast in una conferenza stampa eccezionalmente allestita sul set, presso la nuova Fiera di Roma. In uno spazio volutamente asettico e spersonalizzante, circondate da agghiaccianti slogan motivazionali alle pareti – del tipo “L’orgoglio di essere persone speciali” oppure “Coccolare il cliente”. “Il nostro scenografo, Davide Bassan, ha creato questa sala – dice Paolo Virzì – ispirandosi ai veri luoghi di lavoro di questo genere. Le postazioni hanno un sacco di oggetti strani, tra tutti i post-it con frasi da ricordare (ancora slogan incentivanti) e uno specchio. Perché uno specchio? Per costringere o incoraggiare le centraliniste a sorridere sempre durante la conversazione. Il sorriso obbligatorio è rappresentativo di questo lavoro, al confine tra l’incertezza per il futuro e il tragico stato di precariato”.

Ci presenta il suo cast e soprattutto la giovane protagonista?
La protagonista non è stata presa per la strada o da un centro sociale, cosa successa per altri miei film. Isabella Ragonese è una ragazza palermitana che ha studiato, è molto brava, oltre che attrice è anche scrittrice e drammaturga, una persona di grande profondità e intelligenza. Un mistero buffo e dolente che si porta dietro un suo sofferente passato. Sul set si è trovata avvantaggiata nel lavorare con un cast di grandi attori a cui può giornalmente rubare trucchi e tecniche… come le ho visto fare spesso, soprattutto a Sabrina, qui nei panni della capo centralinista, grande interprete che in questo film vi sorprenderà. Un’altra giovane attrice è Micaela Ramazzotti, che interpreta un’altra centralinista, ragazza madre in lotta con gli assistenti sociali. E un altro attore emergente romano è Valerio Mastrandrea…

Nonostante tutto non è un film di denuncia?
È un film sul nostro tempo, sui ragazzi alle prese con i primi lavori, bravi giovani laureati che si ritrovano in sottoccupazione. È un film dallo sguardo civile, ma non è pesante. Non credo nel film che dà ragione a se stesso, che si piange addosso. Lo sguardo del cinema dev’essere vigile ma senza pregiudizi.

Gira voce che il film sia una sorta di musical, in che senso?
Il film non è propriamente un musical. È una commedia all’italiana che incontra la pratica della canzoncina aziendale danzata e cantata tutti insieme prima che inizi la giornata lavorativa. È buffa e commovente, concentra la gioia incosciente di queste anime innocenti che ricercano il loro minuto di celebrità come se fossero in un reality show.

Che rapporto s’instaura tra Daniela, il personaggio interpretato da Sabrina Ferilli, e Marta, la protagonista?
Non voglio raccontarvi troppo, perché non mi piace svelare troppo della trama. Dico solo che questo è un romanzo di formazione e tra la “capa” e Marta c’è un rapporto molto forte. C’è di mezzo una maternità inespressa, due generazioni a confronto, due mondi lontani che vivono gomito a gomito.

Qual è il significato del titolo?
Il titolo è riferito all’espressione che spesso i genitori dicono ai giovani: “Hai tutta la vita davanti, beato te…”. Qui la frase è usata in modo un po’ sarcastico, perché questi ragazzi hanno sì una vita che li attende, ma la pensione non l’avranno mai.

Adesso la parola ad Isabella Ragonese. Come ha vissuto questa prima esperienza da protagonista?
Come venticinquenne, come spettatrice, penso che questo film riempia un vuoto. È come se la mia generazione fosse stata dimenticata dal cinema. Io mi rivedo in questa storia, perché rappresenta una realtà che vivo personalmente: sto ancora studiando filosofia all’università e molte mie amiche sono costrette a lavorare nei call center per guadagnare qualcosa. Questo personaggio poi permette di affrontare tanti aspetti di questa età così complessa. È un racconto che mancava.

Maria Vittoria Galeazzi

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