Udienza in Tribunale relativa all’istanza di fallimento e match con la Ternana allo stadio Barbera. E’ di un pareggio e una vittoria il bilancio delle due partite giocate oggi dal Palermo. Nel primo caso, il pari è sul fronte rosanero una chiave di lettura riconducibile alla decisione del collegio di disporre una perizia super partes. Non ha bisogno di interpretazioni, invece, l’1-0 con cui gli uomini di Tedino si sono imposti sugli umbri. Un successo (deciso dalla rete-lampo dell’ex di turno Rispoli che ironia della sorte nel campionato di B 2013/14 aveva realizzato un gol contro il Palermo con la maglia della Ternana) che i padroni di casa hanno ottenuto con il ‘minimo sindacale’ ma che hanno meritato per il volume di gioco sviluppato nell’arco dei novanta minuti.
Erano due le mission della formazione rosanero alla vigilia della sfida odierna: dare continuità alla vittoria conquistata a Bari e spingere nuovamente sull’acceleratore tra le mura amiche invertendo il trend registrato negli ultimi appuntamenti. Entrambi gli obiettivi sono stati centrati. Il Palermo ha ottenuto la seconda affermazione consecutiva, la terza negli ultimi quattro turni, e contestualmente ha dimostrato di sapere creare anche al Barbera (stadio ancora una volta semivuoto complice il maltempo) le condizioni per una stagione da protagonista. La vittoria, che consente alla squadra di mantenere il primato solitario in classifica e di fare un piccolo scatto in avanti rispetto alle dirette inseguitrici come dimostra il gap di quattro punti tra il primo e il terzo posto, valorizza i meriti dei rosa perché battere la Ternana non era affatto scontato. Pur essendo nei bassifondi, infatti, la compagine guidata da Pochesci (costretta dopo un quarto d’ora di gioco a riorganizzarsi in difesa in seguito al contemporaneo ko di Gasparetto e Signorini sostituiti rispettivamente da Favalli e dall’ex di turno Vitiello applaudito dal pubblico del Barbera) ha mostrato geometrie e una buona organizzazione di gioco. Nell’ambito di questa organizzazione, però, non è riuscita a trovare la giocata vincente. Ed è questa la differenza sostanziale rispetto ad un Palermo che, in relazione alla presenza di giocatori risolutivi, ha un ventaglio di opzioni certamente più ampio.
Vittoria casalinga dopo oltre un mese e mezzo di digiuno, conferma del primato in classifica e buonissime indicazioni provenienti dal campo (in prima fila Jajalo, che in mediana ha catturato una quantità industriale di palloni, e l’attaccante La Gumina al quale vanno fatti i complimenti per la generosità con cui ha lottato sul fronte offensivo e anche per la tenacia con la quale ha cercato di lasciare il segno contro la sua ex squadra). Frame di una giornata da incorniciare e invece, nonostante la bellezza dell’opera, il quadro dipinto dai rosanero presenta ugualmente delle imperfezioni. La squadra si trascina ancora dei difetti (alcuni giocatori tendono a tenere troppo il pallone rallentando il ritmo della manovra) e oggi non ha avuto la capacità di chiudere una partita sulla quale avrebbe potuto mettere molto prima il punto esclamativo.
L’eventuale 2-0, sfumato in particolare nel secondo tempo nel momento in cui Coronado ha fallito il rigore facendosi ipnotizzare dal portiere Plizzari, avrebbe dato il colpo di grazia all’avversario ed evitato alcuni momenti di sofferenza vissuti nella ripresa, ad esempio, in occasione della conclusione di sinistro di Paolucci terminata a lato di un soffio o dell’insidiosa punizione di Tremolada che ha lambito il palo della porta difesa da Posavec. Con il risultato in bilico fino alla fine, il rischio di subire una beffa (che poteva materializzarsi se l’arbitro Martinelli avesse punito con il calcio di rigore un fallo di mano di Cionek su un cross basso di Carretta) è sempre molto alto. Sono dettagli ma sono proprio questi particolari che fanno la differenza. Particolari dai quali il Palermo può e deve trarre insegnamento per dare un ulteriore impulso al suo processo di crescita.
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