Consumi in calo del 5 per cento a Catania e provincia. Crollano gli acquisti in moltissimi settori, dall’alimentare al tessile, dagli articoli per la casa a quelli sportivi, ma a concludere il 2014 nel peggiore dei modi è ancora la moda. Sono i dati sconfortanti del bilancio annuale della Confcommercio etnea. A cui si aggiunge anche il dato negativo delle feste natalizie. Per far fronte alla crisi, ormai moltissimi commercianti hanno lanciato i saldi, il cui inizio ufficiale – fissato per il 3 gennaio – sembra ormai essere diventata una formalità. A dirlo è la stessa associazione di categoria. «Parlare di saldi di fine stagione – spiega Francesco Sorbello, vice direttore provinciale – appare in linea generale quasi anacronistico».
La Confcommercio sottolinea che la crisi colpisce sia gli esercenti della città, sia quelli dei centri commerciali. «Il clima di fiducia della gente – spiegano da via Mandrà – è da tempo sotto le scarpe: nel nostro territorio pesano le molte vertenze locali aperte, le incertezze nazionali, il crollo delle imprese e la disoccupazione galoppante, specie tra la fascia con la maggiore propensione ai consumi, i giovani, per i quali si registra un livello di disoccupazione da brividi».
Neanche le festività di fine anno hanno migliorato i bilanci dei commercianti. E si torna a parlare di nuove regole per i saldi. «L’effetto Natale oramai da alcuni anni si manifesta solo negli ultimi setto, otto giorni: troppo pochi per coprire un anno negativo», afferma Sorbello che sottolinea come «ha lavorato bene solo chi ha pubblicizzato gli sconti utilizzando la tecnologia». Resta il dato che i saldi – anche del 30 e del 40 per cento – sono partiti a dicembre per moltissime attività. L’associazione etnea non fornisce una percentuale esatta degli esercenti che non hanno aspettato gennaio per vendere a prezzi più bassi. A Palermo, invece, si stima che questo anticipo abbia riguardato l’80 per cento di attività.
«Questo fatto deve far riflettere tutti – afferma il vice direttore di Confcommercio Catania – ad iniziare dagli stessi commercianti. Bisognerà organizzare gli assortimenti anche in funzione di una sorta di liberalizzazione delle vendite promozionali che è oramai sotto gli occhi di tutti ed è ingovernabile. Infatti non ci risulta che nessuno sia stato multato per aver pubblicizzato gli sconti, sicché occorre che le politiche commerciali dei singoli esercenti siano orientate a considerare la vendita promozionale come uno strumento da utilizzare in modo strutturato tutto l’anno».
I vertici dell’associazione invitano quindi tutti i commercianti a «prendere atto che si sta aprendo un nuovo scenario normativo in materia di vendite promozionali, come in altre regioni, che imporrà nuove tecniche e strategie di vendita. Bisogna – concludono – entrare subito in questa nuova prospettiva ed in questo passaggio e anche i produttori dovranno fare la loro parte».
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